Un magistrale Peppino Mazzotta è Alan Turing in "Enigma"

Un magistrale Peppino Mazzotta è Alan Turing in “Enigma”

Tosi Siragusa

Un magistrale Peppino Mazzotta è Alan Turing in “Enigma”

sabato 22 Novembre 2025 - 20:47

Al teatro Vittorio Emanuele di Messina l’inciampo di un genio nell’oscurantismo della società inglese. Regia di Giovanni Anfuso

MESSINA Dal 20 al 23 novembre la performance “Enigma” al “Vittorio Emanuele” è stata di certo uno dei fiori all’occhiello dell’odierna Stagione teatrale, titolata leopardianamente…”naufragar m’è dolce in questo mare”, sia per la regia intestata al direttore artistico Giovanni Anfuso, per lo script eccellente di Hugh Whitemore del 1986, nella traduzione di Antonia Brancati, e per essere una produzione coriferita a Teatro Biondo Palermo, a E.A.R. Teatro di Messina e Teatro Menotti Milano; senza considerare la presenza del magistrale Peppino Mazzotta, perfettamente calato negli scomodi panni del matematico inglese, pioniere dell’informatica, che già negli anni Quaranta del secolo scorso ragionava intorno alla A.I.. del messinese Maurizio Marchetti e di Liliana Randi.

Un magistrale Peppino Mazzotta è Alan Turing in "Enigma"

Anche la commedia ha tratto, a sua volta, ispirazione dal testo “Alan Turing The Enigma”, di Andrew Hodges, che è stato base per il lungometraggio del 2014 “The imitation game” (con il protagonista reso encomiabilmente da Benedict Cumberbatch), che ha contribuito alla divulgazione e alla messa in valore della geniale figura ricordata in primis per essere riuscito a decriptare il codice segreto di comunicazione della macchina Enigma, che fino a quel momento aveva generato una spinosa impossibilità di accesso che aveva consentito ai sommergibili tedeschi di affondare le navi inglesi durante il secondo conflitto bellico.

La vicenda umana dello scienziato, assai sconfortante, però non può essere scissa da quella in ambito professionale, contrassegnata da quel grandioso successo. Ebbene, proprio per il suo modo di essere assai sopra le righe, anticonformista e portatore di valori di libertà anche in ambito sessuale, non confacenti con la rigida e anzi ingessata morale dell’Inghilterra, e per le connesse azioni contro di lui intraprese dalla giustizia inglese che, come è noto, aveva già perseguitato per la sua omosessualità personalità del calibro di Oscar Wilde,Turing fu penalizzato in modo irrimediabile.

La balbuzie, tratto distintivo del creativo inglese, era innegabilmente segno di conflitto interiore, di mancata capacità di adeguarsi ad un sistema bigotto, che bollava chi non accettava di irregimentarsi quale portatore di diversità, ponendolo nei fatti ai margini della società retta da formalismi, ove l’apparato esterno era tutto, e solo mantenendo una rispettabilità, pur se di facciata, si poteva condurre l’esistenza come si desiderava. Proprio il non ritenere di doversi conformare lo aveva condotto ingenuamente a confessare le sue tendenze omosessuali durante un incidentale interrogatorio di polizia, che peraltro aveva tratto origine da una propria denuncia di furto di effetti personali nella abitazione ove sporadicamente soggiornava con lui un losco figuro, un giovane profittatore, assai grezzo culturalmente e fortemente materialista, con il quale Turing aveva intrattenuto una sorta di relazione, essendone attratto.

La piece, partendo proprio da questo accadimento dell’atto di formale informazione alle forze di polizia dinanzi all’ufficiale Ron Miller, riguardo all’intercorsa sottrazione, dà vita ad un percorso di andirivieni temporale (rappresentato in forma diretta anche attraverso visualizzazione delle relative date, come ben approntato,anche per questo aspetto, dal videomaker Enzo Del Regno) che ha consentito di conoscere Alan fin dall’infanzia, con il compagnetto preferito, ove già si denotava una condizione contrassegnata da impulsi attrattivi verso il sesso maschile, da un rapporto eccessivamente morboso con la madre, troppo pervasiva, pur se di eccelsa umanità, fino a farci ritrovare il protagonista, perfettamente a suo agio nella frequenza di studi matematici presso Università prestigiose, quale Cambridge, che poi aveva generato l’essere contattato e ingaggiato a Bletchley per conferire contributo scientifico al disvelamento dell’Enigma tedesco e consentire di ottenere vittoria contro i nazisti, e autentica l’amicizia con una coetanea e collega, dopo l’innamoramento di lei, non ricambiato.

Eppure solo pochi anni dopo questi successi le sue doti appaiono prima appannate, poi messe in sordina dalla rivelazione dei suoi costumi sessuali considerati deplorevoli, tanto da generare reato, con condanna al carcere, evitabile solo sottoponendosi ad una sorta di intervento di castrazione chimica attraverso cui al tempo gli omosessuali venivano “normalizzati” con assunzione di ormoni femminili. Per evitare la reclusione Turing aveva accettato tale condizione, giungendo però a cercare la morte per avvelenamento attraverso ingestione di una delle sue amate mele, probabilmente scatenata da sottesa ribellione a tale disonorevole sottoposizione, solo per aver violato il codice del pudore della società inglese contrassegnata da dichiarata omofobia.

Turing era convinto, giustamente, che il difetto di fabbricazione sociale che lo aveva condotto alla rovina era stato proprio l’ipocrita perbenismo di cui l’Inghilterra era afflitta. Può ben definirsi, questa, l’epopea tragica di un uomo coraggioso, ma fragile, estremamente onesto intellettualmente, che con intelligenza si è saputo porre contro l’ipocrisia perbenista della sua epoca, pagandone l’inevitabile scotto.

Oltre ai valenti interpreti nei ruoli principali, già menzionati, anche Domenico Bravo, Carmelo Crisafulli, Luca Fiorino, Vincenzo Palmeri e Irene Timpanaro meritano un plauso.

Le scene di Alessandro Chiti sono state davvero originali, con un corpus unico, che, attraverso pochi accorgimenti, volta per volta ha saputo immetterci nei differenti contesti di ambientazione della mise en scene, anche con ausilio delle immagini di sfondo appositamente ricreate, adeguatamente messe in evidenza dall’illuminazione di Antonio Rinaldi, e ciò ha costituito valore aggiunto unitamente ai perfetti costumi di Dora Argento, che hanno rimandato alle epoche in trattazione, con peculiare afferenza agli anni quaranta e cinquanta, splendidamente riprodotti anche attraverso pettinature e accessori ben scelti e assai appropriati.

Anche le musiche originali di Paolo Daniele, e il violino di Leo Gadaleta, con le drammatiche melodie a contrassegnare i momenti di frenetica ricerca matematica di Turing, hanno contribuito a delineare una resa complessiva ben congegnata e convincente, come dimostrato dagli applausi ripetuti, anche a scena aperta, degli astanti che, numerosi, hanno espresso il meritato apprezzamento.

Foto di scena di Rosellina Garbo.

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