Pizzo in videochiamata, all'interrogatorio...tutti muti

Pizzo in videochiamata, all’interrogatorio…tutti muti

Alessandra Serio

Pizzo in videochiamata, all’interrogatorio…tutti muti

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mercoledì 24 Dicembre 2025 - 07:00

Giudice davanti ad un muro di silenzio, tacciono i pregiudicati arrestati dopo la denuncia del titolare del cantiere di Fondo Fucile

Messina – Hanno fatto scena muta davanti al giudice Salvatore Maiorana, Giuseppe Surace e Giovanni Aspri, arrestati per la tentata estorsione alla Cosedil. I tre, difesi dagli avvocati Salvatore Silvestro e Alessandro Trovato, sono comparsi davanti alla giudice Alessandra Di Fresco per l’interrogatorio di garanzia, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, tenendo la bocca chiusa. I legali valuteranno ora se chiedere il riesame del provvedimento cautelare al Tribunale delle Libertà. La Procura dei minorenni sta valutando il ruolo di un quarto presunto complice, giovanissimo.

Il pizzo in videochiamata

Aspri, Maiorana e Surace sono stati arrestati dopo la denuncia del titolare della Cosedil, titolare dei lavori di completamento del risanamento a Fondo Fucile. L’imprenditore catanese Vecchio non ha esitato e appena gli emissari del pizzo si sono presentati sul cantiere si è rivolto ai Carabinieri, permettendo l’operazione lampo che lo scorso 20 dicembre ha portato ai tre arresti. Secondo la denuncia sono stati Aspri e il minorenne a presentarsi al cantiere, chiedendo la prima rata di una “messa a posto” da 250 mila euro. Per rendere più convincente la minaccia, uno di loro è tornato al cantiere con il telefonino al quale sono stati i pregiudicati a fare sentire la “voce del clan”.

I cellulari in carcere

In quel momento Maiorana e Surace erano dietro le sbarre nei carceri di Palermo ed Agrigento. Le indagini continuano per svelare le eventuali complicità che hanno permesso ai detenuti di avere la disponibilità di cellulari anche all’interno del penitenziario. Gli accertamenti sono in mano ai PM Alice Parialo e Roberto Conte, coordinati dal procuratore capo Antonio d’Amato.

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