Operazione -Sistema-: sei boss indagati dalla DDA per associazione mafiosa ed estorsioni

Operazione -Sistema-: sei boss indagati dalla DDA per associazione mafiosa ed estorsioni

Operazione -Sistema-: sei boss indagati dalla DDA per associazione mafiosa ed estorsioni

giovedì 24 Settembre 2009 - 13:41

L'inchiesta scaturì dalle dichiarazioni dell'imprenditore barcellonese Maurizio Marchetta

Il sostituto della DDA, Giuseppe Verzera ha firmato sei avvisi di conclusione delle indagini nell’ambito dell’operazione antimafia “Sistema”.

Il provvedimento ha raggiunto altrettanti presunti affiliati alle famiglie mafiose di Barcellona ed Agrigento accusati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni.

L’inchiesta “Sistema” è ritenuta una pietra miliare nella lotta a Cosa Nostra perché per la prima volta un imprenditore barcellonese ha deciso di collaborare totalmente con lo Stato facendo arrestate i suoi taglieggiatori. Maurizio Marchetta, titolare con i fratelli di un’impresa edile, il 22 gennaio scorso cominciò a riempire pagine e pagine di verbali raccontato agli investigatori della Squadra Mobile di Messina ed al sostituto procuratore Verzera, un calvario durato dieci anni. La sua impresa si era aggiudicata moltissimi appalti in Sicilia ma spesso aveva dovuto versare alla famiglie locali, vicine a Cosa Nostra, una tangente pari al 3 – 4 per cento sull’importo dei lavori. Pochi giorni dopo l’avvio della collaborazione, esattamente il 17 febbraio, scattarono gli arresti. In arcere finirono il boss del clan dei “Mazzarroti”, Carmelo Bisognano, il padrino dei “Barcellonesi” Carmelo D’Amico, e Pietro Nicola Mazzagatti, ritenuto il loro referente per la zona di S. Lucia del Mela. Tutti e tre sono stati ora raggiunti dall’avviso di chiusura delle indagini. Con loro anche i due agrigentini Vincenzo Licata e Domenico Mortellaro ed il catanese Alfio Giuseppe Castro, ritenuto uomo di Santapaola. Di tre aveva già parlato a gennai Marchetta ma non furono arrestati. Per i due agrigentini il Gip Antonino Genovese restituì gli atti al PM dichiarandosi incompetente. L’estorsione che veniva loro contestata,infatti, era avvenuta ad Agrigento. Ma gli inquirenti hanno scoperto un nuovo taglieggiamento compiuto da Licata e Mortellaro ai danni di Giuseppe Marchetta e questa volta i due si recarono direttamente a Barcellona. Poiché la Co.ge. mar. si era aggiudicato i lavori di realizzazione del secondo lotto della rete fognaria di Agrigento gli intimarono di rinunciare all’appalto. Marchetta fu costretto ad ubbidire ed i lavori furono assegnati ad un’impresa vicina ai due boss agrigentini.

Diversa la posizione di Castro per il quale la richiesta di arresto era stata respinta dal gip Genovese per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. Ora però l’avviso di chiusura delle indagini ha raggiunto anche il catanese.

Nelle prossime settimane il sostituto procuratore Verzera formulerà le richieste di rinvio a giudizio.

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