Tutti hanno chiesto di essere sentiti nei prossimi giorni dal sostituto procuratore Vincenzo Cefalo
Il sostituto procuratore, Vincenzo Cefalo è giunto ad un punto cruciale dell’inchiesta sulle ultime due gestioni amministrative del Consorzio Autostrade Siciliane. Il magistrato ha concluso la fase delle indagini del fascicolo che pone in evidenza le gestioni dell’ex presidente del Consorzio Antonino Minardo e dell’attuale presidente Patrizia Valenti. Quest’ultima era stata rimossa dal commissario regionale ma recentemente è tornata al suo posto grazie ad una sentenza del Tar di Catania.
L’avviso di chiusura indagini riguarda l’ex presidente Antonino Minardo, i membri del CdA Carmelo Torre, Angelo Paffumi e Giuseppe Faraone, il presidente Patrizia Valenti e il funzionario dell’ente Felice Siracusa. Per loro la Procura ha ipotizzato i reati di abuso d’ufficio e rifiuto-omissione di atti d’ufficio per tre distinte vicende. Intanto tutti i sei indagati hanno chiesto di essere sentiti. Il sostituto Cefalo li interrogherà nei prossimi giorni e poi deciderà se chiederà il rinvio a giudizio o l’archiviazione.
La prima parte dell’inchiesta riguarda la delibera con cui il 20 settembre del 2007 funominato Direttore generale del Consorzio l’ingegnere Vincenzo Pozzi, ex manager dell’Anas. Delibera che non passò all’unanimità. Alcuni membri del CdA votarono mentre a favore si schierarono il presidente Minardo, il vicepresidente Torre e poi Paffumi e Faraone. Da qui l’esposto in Procura in quanto, secondo alcuni membri del Cda, Pozzi fu scelto senza esaminare nessun’altra candidatura.
C’è poi il reato di rifiuto di atti d’ufficio ipotizzato per Minardo, Torre, Paffumi e Faraone. Quella delibera, che prevedeva un compenso di 107.000 euro annui lordi per Pozzi, sarebbe stata in contrasto con una sentenza del Tar del 2006. Il Tribunale amministrativo di Catania imponeva al Consorzio l’obbligo di approvare la graduatoria del concorso interno per titoli, per coprire il posto di dirigente generale. Procedura che, secondo i denuncianti, non fu seguita.
L’ultima tranche dell’inchiesta vede protagonista il reintegrato presidente del Cas, Patrizia Valenti. Il funzionario, secondo l’accusa, avrebbe ignorato del tutto un provvedimento del Tar che le imponeva l’assunzione dell’avvocato Olivia Pintabona a direttore generale del Consorzio. Quest’ultima, infatti, da tempo aveva avviato un contenzioso legale con il Cas per la copertura di quell’incarico
