Pena lieve per la donna, il 16enne è in comunità protetta. La vicenda al centro di un processo
Barcellona – Si è chiuso con la condanna a 2 mesi di reclusione in primo grado il processo per una 43enne della cittadina del Longano, denunciata dai Carabinieri per minacce aggravate al figlio di 16 anni. Il giudice di Barcellona Abate dopo aver sentito i difensori della donna ha optato per una pena lieve.
Il processo
Nel corso dell’udienza, nell’interesse dell’imputata ha discusso il dottor Giovanni Alaqua Genovese, praticante sotto il coordinamento dell’avvocato Giuseppe Bonavita che la difende di fiducia. Il legale ha argomentato a lungo sul presupposto giuridico delle minaccia ed ha ottenuto per la cliente una sentenza non assolutoria ma lontana dai massimi previsti per il reato contestato. Anche il pubblico ministero aveva sottolineato che si trattava di un fatto di lieve entità.
Coltello alla gola al figlio davanti ai Cc

Sullo sfondo del processo c’è però un contesto tutt’altro che “leggero” e un episodio parecchio concitato. Il giudizio nasce infatti dall’intervento dei Carabinieri a casa di un pregiudicato, nell’aprile dello scorso anno. I militari si erano recati a casa dell’uomo che era ai domiciliari, fidanzato con la figlia dell’imputata 43enne, per notificargli un’ordinanza cautelare. A quel punto tra i presenti è scoppiata una lite furibonda che ha coinvolto tutti, fidanzati, fratello e mamma di lei. Lite fattasi particolarmente accesa tra la 43enne e il figlio 16enne.
Quando il ragazzo si è rivolto alla madre con i peggiori epiteti la donna, malgrado la presenza degli uomini dell’Arma, gli si è scagliato contro prima con un vaso in ceramica poi con un coltello da cucina dalla lama di 24 cm, minacciando di piantarglielo in gola. Solo il tempestivo intervento dei Carabinieri ha evitato il peggio.
Il triste epilogo
Anche una volta “disarmata”, però, la donna ha continuato a minacciare il ragazzo. A quel punto ai militari non è rimasto altro da fare che attivare il procedimento per l’allontanamento da casa del minorenne e avvisare i servizi sociali, che già conoscevano e seguivano la famiglia. Il giovane è stato trasferito in una comunità protetta. La donna invece, che aveva altri precedenti, è stata denunciata ed ora per lei si è chiuso il processo.
