La Sicilia resiste al fascino della dea Bendata

La Sicilia resiste al fascino della dea Bendata

La Sicilia resiste al fascino della dea Bendata

lunedì 06 Luglio 2009 - 07:49

Secondo un'indagine condotta dal Censis sui “numeri” riguardanti il settore del gioco, la Sicilia si classifica al 17 esimo. I più inclini alla mania della “grattata giusta” i palermitani

La mania del gioco, del tentare a qualsiasi costo la fortuna nella speranza che almeno per una volta la dea bendata di tolga la benda per darci una mano e farci azzeccare la grattata giusta, sembra non appassionare poi più di tanto i cittadini siciliani. Secondo uno studio condotto dal Censis, “Gioco ergo sum”, effettuato sul mondo dei giochi in Italia, nel 2008 sono stati spesi all’incirca 3,2 miliardi di euro, pari al 7% del totale nazionale: e nella classifica del “tentare la sorte” la Sicilia si piazza solamente al 17 esimo posto, con una spesa pro-capite che si attesta intorno ai 751 euro, un dato inferiore rispetto del 16% rispetto agli 894 euro di media nazionale.

La provincia sicula che lo scorso anno ha fatto registrare la spesa pro-capite più alta è stata Palermo, con 918 euro (superiore alla media nazionale, pari a 894 euro), mentre Enna è fanalino di coda con appena 440 euro, nonostante negli ultimi cinque anni sia stata proprio questa provincia ad aver fatto segnare la variazione più alta in termini di volumi giocati. Catania, riporta Agipronews, è risultata essere la provincia più fortunata, con un pay-out che si è attestato al 79,2%, mentre tra le meno vincenti troviamo Agrigento e Caltanissetta, entrambe con il 64,8%. In Sicilia lo scorso anno si segnala l’ottima prova dei gratta e vinci, che hanno totalizzato il 31% della raccolta regionale, contro una media nazionale del 20,2%, mentre sotto la media italica le New Slot, con un 25,8% rispetto a una media del 46,6%.

Sempre secondo le indagini condotte del Censis, le famiglie italiane, nel 2008, hanno investito il 5% del proprio budget per i consumi legati all’industria del gioco, un settore che ha registrato incassi totali per 47,5 miliardi e che entro il 2011 arriverà a toccare i 70 miliardi di euro. 30 milioni, invece, i cittadini dello stivale che, in tutti sensi, spendono almeno qualche minuto della loro giornata per giocare: un dato che comporta, ovviamente, dei fattori di criticità, primo fra tutti il gioco compulsivo, un fenomeno di difficile misurazione: esistono solo stime a livello mondiale ma nulla di specifico a scala nazionale. Due i sondaggi realizzati per l’indagine -Gioco, Ergo Sum-: il primo eseguito con le associazioni onlus che seguono in particolare le ludopatie, il secondo – con la collaborazione dell’Accademia della Famiglia – su un panel di 30 psicoterapeuti e psicologi familiari. Secondo le associazioni il fenomeno è in moderata crescita, in particolare tra gli adulti maschi tra i 35 ed i 54 anni. Il segnale di ottimismo sembra provenire dal fatto che nelle classi di età giovanili – 16-24 anni – la compulsione da gioco sia un fenomeno al momento marginale (mentre si sviluppano nuove compulsioni da internet, da play station).

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