Vertenza Stretto: ci vogliono risposte credibili

Vertenza Stretto: ci vogliono risposte credibili

Vertenza Stretto: ci vogliono risposte credibili

mercoledì 16 Luglio 2008 - 08:35

Continua il dialogo a distanza tra OrSA e Capitaneria

Risposte evasive. Tali sarebbero, secondo il segretario regionale dell’OrSA Mariano Massaro (nella foto) le argomentazioni fornite dalla Capitaneria di Porto sulla stampa in risposta alla lettera datata 13 luglio dello stesso Massaro. Sintetizzando, il comandante Antonio Samiani, a cui era indirizzata la lettera, ha risposto che molte delle domande, sulla sicurezza e sui livelli occupazionali, poste da Massaro dovrebbero essere fatte al ministro dei Trasporti. E che, in fin dei conti, Capitaneria e Sindacati sono dalla stessa parte del tavolo, in attesa delle stesse risposte da parte di chi sta più in alto.

Oggi la risposta di Massaro, inviata anche al ministro delle Infrastrutture, al prefetto e alla Commissione Trasporti Camera dei Deputati. Il sindacalista prima riconosce la difficile posizione della Capitaneria, e poi punta il dito contro gli armatori: «Da parte nostra abbiamo battuto ogni sentiero con l’obiettivo di riaprire il tavolo della concertazione con il governo per impedire agli armatori di snobbare il mandato ministeriale dopo averne sfruttato la parte a loro utile, ma l’assordante silenzio che giunge dai palazzi romani si è trasformato in una sorta d’indulto perpetuo che consente ai vettori di navigazione – pubblico e privato – di gestire in modo autarchico il collegamento fra le due sponde la cui inefficienza è divenuta emblema di una città in coma che attende inerme la definitiva eutanasia.

Oggetto di particolari critiche è Rfi: «Emblematico in tal senso l’atteggiamento del direttore di Rfi BluVia – Filippo Palazzo – che, dimenticando di aver partecipato ai tavoli ministeriali in veste di rappresentante del vettore pubblico di traghettamento ed essersi impegnato personalmente con il prefetto Alecci e con il rappresentante dell’ex ministro Bianchi a chiudere la questione precarietà e professionalizzazione del personale entro il 31 marzo 2008, oggi riesce impunemente ad aggirare l’ostacolo lavandosene le mani e demandando ogni responsabilità al Ministero dei Trasporti ed alla direzione nazionale di Rfi, che a sua volta non ha alcuna intenzione di rinunciare al libertinaggio di cui riesce ad usufruire che, fra l’altro, gli consente di fermare una nave a quattro binari e un mezzo veloce in piena stagione estiva; con buona pace dei pendolari e del resto dell’utenza, costretta ad attese lunghe fino a 4 ore per attraversare lo Stretto durante la notte».

Massaro sostiene di condividere la frase di Samiani: «il problema sta nel chi deve fare le cose» [ma, per la precisione, la frase esatta era -il problema sta nel chi deve fare che cosa-], ma incalza: «converrà con noi che questioni così delicate, tanto da coinvolgere l’incolumità dei cittadini, non possono perdersi dietro la tattica attendista di chi deve fare le cose. Adesso tocca ai nuovi responsabili del governo fornire risposte credibili».

La lettera si chiude con l’invito alla Capitaneria di sostenere la vertenza, facendo da mediatore fra le rivendicazioni del territorio e l’immobilismo dei responsabili del Ministero. Non serve, infatti, mettere in atto «la linea dura contro le legittime proteste dei marittimi, o peggio, spargere becera demagogia e lacrime di coccodrillo alla prossima tragedia ampiamente annunciata dai recenti eventi dove, solo per mera casualità, non c’è scappato l’ennesimo morto».

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