Non c'è pace sullo Stretto, sciopero di 24 ore di Rfi Navigazione

Non c’è pace sullo Stretto, sciopero di 24 ore di Rfi Navigazione

Non c’è pace sullo Stretto, sciopero di 24 ore di Rfi Navigazione

giovedì 17 Luglio 2008 - 11:55

I sindacati scrivono alle istituzioni

Tra il 18 e il 19 luglio, dalle 21,00 alle 21,00, i ferrovieri impegnati nel settore Navigazione sullo Stretto di Messina incroceranno le braccia.

In una lettera di oggi, indirizzata a tutti i livelli della politica, dal sindaco al presidente della Provincia, al prefetto, al presidente della Regione, alla Deputazione messinese ragionale e nazionale, i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, OrSA, FAST, SaSMaNT, SAP, con i rispettivi segretari, hanno ribadito che lo sciopero è dovuto al «degrado e disagio in cui versa tutto il sistema dell’attraversamento dello Stretto di Messina. Situazione non più sostenibile che è la conseguenza dell’ormai palese disimpegno di Rete Ferroviaria Italiana dallo stretto di Messina».

«Più volte abbiamo evidenziato, urlato e denunciato – continua la lettera – come le Ferrovie dello Stato, società interamente a capitale pubblico, che deve garantire la mobilità delle persone e delle merci in tutte le regioni d’Italia, stia smobilitando da Messina e dalla Sicilia, ma sinora abbiamo solo constatato il silenzio e l’inoperatività della politica, soprattutto della politica locale, dei rappresentanti dei cittadini al Senato, alla Camera e all’Ars. Le condizioni di degrado sono sotto gli occhi di tutti. In dieci anni, RFI ha ridotto la flotta delle navi impegnate giornalmente nell’attraversamento dello stretto da 7 alle attuali 3. Così, nello stesso arco temporale, si è assistito sempre con il silenzio delle Istituzioni e delle Rappresentanze Politiche a una contrazione della forza lavoro di oltre il 50%. Inoltre, in tutto questo abbiamo assistito anche alla progressiva riduzione del 40% delle attività, dei mezzi e del personale di manovra Rfi negli scali di Messina, dei lavoratori addetti all’attività strategica del carico e scarico treni dalle navi traghetto. Come se non bastasse, anche il servizio di mezzi veloci tra Messina e Reggio Calabria ha subito la scure delle riduzioni, oltre il 50%, sino all’incredibile decisione di Rfi che, proprio nel periodo estivo in cui oltre ai diecimila pendolari siciliani e calabresi che per motivi di lavoro o studio attraversano quotidianamente le due sponde si aggiunge anche il flusso turistico, ha deciso di mandare in manutenzione i mezzi veloci ed effettuare il servizio di attraversamento dello stretto con un solo aliscafo.»

Giudizio negativo anche per Rfi, che ha dimostrato su questi temi, dicono i sindacati, indifferenza. «Inoltre – incalza la lettera – mentre nelle altre regioni si inaugurano tratte per i treni ad alta velocità e compagnie private che sfrutteranno le strutture ferroviarie pubbliche, al Sud e in particolare in Sicilia, nulla è cambiato rispetto a sei anni fa, quando dopo la tragedia di Rometta furono promessi investimenti per l’ammodernamento e la ristrutturazione della rete ferroviaria. Anzi, oggi possiamo affermare che sullo Stretto la situazione è ulteriormente peggiorata perché, venendo meno il rispetto del contratto di servizio per treni a lunga percorrenza, dovuti per legge, il servizio offerto da Rfi è destinato a essere ancora più insufficiente e paragonabile a quello di un paese del terzo mondo.»

In coda, i sindacati invitano i politici ad «interrompere il silenzio che ha accompagnato i precedenti Governi e le precedenti Rappresentanze parlamentari e regionali messinesi, ad assumere quelle iniziative a favore della cittadinanza e del territorio che vi competono nel rispetto del risultato elettorale ottenuto nelle ultime consultazioni. Chiediamo a tutti di intervenire con Rfi per mettere fine a un atteggiamento che penalizza Messina, la Sicilia, l’area dello Stretto e tutti i cittadini e i lavoratori che quotidianamente vivono i disagi e le disfunzioni per questo stato di fatto. Vi informiamo, infine, che qualora ancora una volta si dovesse registrare un nulla di fatto, siamo pronti, dopo lo sciopero di venerdì e sabato, a effettuare, nostro malgrado, altre azioni di protesta anche eclatanti in considerazione del fatto che pensiamo essere giunti a un punto di non ritorno.»

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