I sindacati scrivono alle istituzioni
Tra il 18 e il 19 luglio, dalle 21,00 alle 21,00, i ferrovieri impegnati nel settore Navigazione sullo Stretto di Messina incroceranno le braccia.
In una lettera di oggi, indirizzata a tutti i livelli della politica, dal sindaco al presidente della Provincia, al prefetto, al presidente della Regione, alla Deputazione messinese ragionale e nazionale, i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, OrSA, FAST, SaSMaNT, SAP, con i rispettivi segretari, hanno ribadito che lo sciopero è dovuto al «degrado e disagio in cui versa tutto il sistema dell’attraversamento dello Stretto di Messina. Situazione non più sostenibile che è la conseguenza dell’ormai palese disimpegno di Rete Ferroviaria Italiana dallo stretto di Messina».
«Più volte abbiamo evidenziato, urlato e denunciato – continua la lettera – come le Ferrovie dello Stato, società interamente a capitale pubblico, che deve garantire la mobilità delle persone e delle merci in tutte le regioni d’Italia, stia smobilitando da Messina e dalla Sicilia, ma sinora abbiamo solo constatato il silenzio e l’inoperatività della politica, soprattutto della politica locale, dei rappresentanti dei cittadini al Senato, alla Camera e all’Ars. Le condizioni di degrado sono sotto gli occhi di tutti. In dieci anni, RFI ha ridotto la flotta delle navi impegnate giornalmente nell’attraversamento dello stretto da 7 alle attuali 3. Così, nello stesso arco temporale, si è assistito sempre con il silenzio delle Istituzioni e delle Rappresentanze Politiche a una contrazione della forza lavoro di oltre il 50%. Inoltre, in tutto questo abbiamo assistito anche alla progressiva riduzione del 40% delle attività, dei mezzi e del personale di manovra Rfi negli scali di Messina, dei lavoratori addetti all’attività strategica del carico e scarico treni dalle navi traghetto. Come se non bastasse, anche il servizio di mezzi veloci tra Messina e Reggio Calabria ha subito la scure delle riduzioni, oltre il 50%, sino all’incredibile decisione di Rfi che, proprio nel periodo estivo in cui oltre ai diecimila pendolari siciliani e calabresi che per motivi di lavoro o studio attraversano quotidianamente le due sponde si aggiunge anche il flusso turistico, ha deciso di mandare in manutenzione i mezzi veloci ed effettuare il servizio di attraversamento dello stretto con un solo aliscafo.»
Giudizio negativo anche per Rfi, che ha dimostrato su questi temi, dicono i sindacati, indifferenza. «Inoltre – incalza la lettera – mentre nelle altre regioni si inaugurano tratte per i treni ad alta velocità e compagnie private che sfrutteranno le strutture ferroviarie pubbliche, al Sud e in particolare in Sicilia, nulla è cambiato rispetto a sei anni fa, quando dopo la tragedia di Rometta furono promessi investimenti per l’ammodernamento e la ristrutturazione della rete ferroviaria. Anzi, oggi possiamo affermare che sullo Stretto la situazione è ulteriormente peggiorata perché, venendo meno il rispetto del contratto di servizio per treni a lunga percorrenza, dovuti per legge, il servizio offerto da Rfi è destinato a essere ancora più insufficiente e paragonabile a quello di un paese del terzo mondo.»
In coda, i sindacati invitano i politici ad «interrompere il silenzio che ha accompagnato i precedenti Governi e le precedenti Rappresentanze parlamentari e regionali messinesi, ad assumere quelle iniziative a favore della cittadinanza e del territorio che vi competono nel rispetto del risultato elettorale ottenuto nelle ultime consultazioni. Chiediamo a tutti di intervenire con Rfi per mettere fine a un atteggiamento che penalizza Messina, la Sicilia, l’area dello Stretto e tutti i cittadini e i lavoratori che quotidianamente vivono i disagi e le disfunzioni per questo stato di fatto. Vi informiamo, infine, che qualora ancora una volta si dovesse registrare un nulla di fatto, siamo pronti, dopo lo sciopero di venerdì e sabato, a effettuare, nostro malgrado, altre azioni di protesta anche eclatanti in considerazione del fatto che pensiamo essere giunti a un punto di non ritorno.»
