Il piano rialzato dello scalo peloritano custodisce un’opera, forse poco nota, ma di notevole pregio: conosciamola meglio
La Stazione di Messina Marittima è un importante complesso ferroviario realizzato tra il 1937 e il 1939 su progetto all’architetto Angiolo Mazzoni. Essa rappresenta la fondamentale stazione di interscambio tra la rete ferroviaria siciliana e quella della penisola, consentendo l’attracco dei traghetti che trasportano viaggiatori e rotabili tra le due sponde dello Stretto. L’edificio, localizzato nell’area più interna del porto peloritano, si sviluppa con una particolare forma ad arco e prosegue scavalcando, dal lato del mare per tutta la sua lunghezza, il fascio dei binari d’imbarco. Risalente al 1866, la Stazione è stata riedificata nelle forme attuali – tipiche delle costruzioni pubbliche dell’epoca fascista, con grandi ambienti e una architettura lineare ed imponente – dopo i gravi danneggiamenti provocati dal sisma del 1908.
Fu lo stesso architetto Mazzoni, con un promemoria del 26 aprile 1938, a sottoporre all’attenzione dell’allora Direttore Generale delle Ferrovie dello Stato l’opportunità di decorare un salone della Stazione con un’imponente raffigurazione musiva aderente alla tradizione siciliana. Nel documento originale si legge che “tale composizione dovrebbe riprodurre, con figurazioni allegoriche, il discorso di Palermo con il quale S. E. il Capo del Governo (Benito Mussolini, ndr) elevava la Sicilia all’onere di essere il Centro dell’Impero” .
Una volta ottenuto il nulla-osta per la realizzazione dell’opera, Michele Cascella, esponente della nota famiglia di artisti italiani, fu incaricato della preparazione del bozzetto per il progetto esecutivo. La fase operativa dell’intervento fu invece commissionata all’”Opificio delle Pietre Dure della Scuola del Mosaico della Reverenda Fabbrica di San Pietro”. Il mosaico fu quindi realizzato presso il Vaticano, sulla base del dipinto-bozza del Cascella.
Tecnicamente si è trattato della posa di lastre piatte colorate in pasta vitrea, delle dimensioni di alcuni centimetri, che determinano in varie forme le numerose tessere di cui si compone il grande mosaico. La particolarità di ricreare uno stile “pittorico”, grazie agli effetti cromatici che danno l’impressione di vere e proprie “pennellate”, crea uno stile qualitativamente originale.
Il monumentale mosaico raffigura la millenaria storia dell’isola siciliana attraverso la descrizione figurativa delle sue fasi più emblematiche, dall’epoca classica fino ai tempi della esecuzione artistica dell’opera. Composizioni dinamiche descrivono episodi come l’ingresso dei Normanni in Sicilia, i Vespri o la battaglia di Calatafimi, mentre le antecedenti muse e maschere appartenenti ai vari generi teatrali classici individuano le origini antichissime della Trinacria. Da sinistra, infatti, si possono notare anche il crinale della collina dei templi di Agrigento, il tempio di Giunone e quello della Concordia che portano ad un paesaggio mediterraneo che fa da cornice, tra gli altri, ad un uomo seduto. E’ Archimede con la sua temibile invenzione: gli “specchi ustori”, con i quali, secondo la leggenda, avrebbe incendiato le navi romane.
Nel 2006 la Stazione è stata interessata da un intervento di restyling realizzato da Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che ha comportato, tra il resto, una ridefinizione degli spazi, la sistemazione dell’atrio principale, la pulitura dei marmi, nonché la riqualificazione del salone del mosaico, divenuto sempre più spesso sede di iniziative culturali e di solidarietà. Sempre in quest’ottica, già due anni prima Centostazioni (società impegnata nella riqualificazione di 103 stazioni ferroviarie italiane, costituita da Ferrovie dello Stato e Archimede 1, cordata di privati con capofila Save) aveva promosso un intervento mirato al recupero proprio del “Mosaico dell’Impero”, che versava in condizioni non ottimali a causa soprattutto di atti vandalici che ne avevano intaccato l’originale stato di conservazione.
Dopo tali lavori, tuttavia, la configurazione della Marittima negli ultimi tempi è nuovamente cambiata. L’accesso pedonale alle navi traghetto, infatti, si esplica oggi per mezzo della rampa situata all’esterno della Stazione stessa, essendo stato interdetto l’imbarco attraverso le vecchie passerelle metalliche che “obbligavano” i viaggiatori a transitare dal salone del mosaico (e dunque scorgere la realizzazione musiva) . Ciò ha significato una inevitabile emarginazione per l’opera del Cascella che, di fatto, viene adesso a trovarsi in una sorta “vicolo cieco” del piano rialzato.
Un peccato, è vero, ma forse anche un’occasione per il viaggiatore d’altri tempi di riscoprire un non-luogo ricco di fascino e suggestioni. Un’opportunità per godere di un piacevole affaccio sulla città, in compagnia di un tesoro misconosciuto che da oltre settant’anni è spettatore privilegiato del perpetuo andirivieni dei ferry boat.
