Durante l'incontro di questa mattina nell'aula ex-Chimica avanzate proposte, idee e le prossime iniziative. (In fondo all'articolo le interviste ad alcuni organizzatori)
L’acquisizione del progetto definitivo redatto da Eurolink da parte della Stretto di Messina, l’approvazione del Cipe, le procedure di esproprio che verranno firmate a giorni e l’avvio dei cantieri fissato a fine anno, mettono sull’attenti il movimento no ponte che questa mattina si è riunito nell’aula ex-chimica del rettorato per discutere delle prossime iniziative. E la scelta dell’aula di Ex Chimica, attualmente occupata dai ragazzi di -Unime in protesta- non è casuale: -è l’unico luogo dove si riesce a fare un’attività culturale libera e sta diventando un vero punto di riferimento per molti ragazzi della città- spiega un organizzatore.
Diversi gli interventi nel corso dell’assemblea da parte dei componenti del movimento ma anche da parte di altri gruppi che pian piano stanno aderendo alla rete per diversi motivi. Molto importante, ad esempio, la presenza dei lavoratori edili aderenti alla Fillea-Cgil che hanno mostrato tutto il loro malcontento per essere stati tagliati fuori fino ad adesso dai lavori già effettuati per il progetto del ponte. -Su 250 lavoratori coinvolti finora nei lavori preliminari alla costruzione come le trivellazioni e i sondaggi- sostiene Daniele David della Fillea-Cgil -solo 50 erano messinesi, a fronte di circa 4000 licenziamenti nel settore edile dal 2010 ad oggi. La vera ricchezza per il settore dei lavoratori edili arriverebbe non con la costruzione del ponte, ma con l’investimento di parte dei soldi necessari alla costruzione dell’opera per la messa in sicurezza di strade, scuole ed edifici pubblici che movimenterebbe una vera economia distribuita a centinaia di piccole imprese-
-A fronte dei 5 milioni di euro stanziati dal governo per Giampilieri, causa una presunta mancanza di risorse – spiegano i no pontisti – sono già stati spesi circa 500 milioni di euro per il ponte. Come si può di fronte a strade dissestate, deforestazione, dissesto idrogeologico, assenza di vie di fuga in caso di terremoto, continuare a seguire il progetto del Ponte?re un una città ad elevato rischio sismico come il Giappone, perchè continuano a seguire il progetto del ponte con tutto quello che sta succedendo al territorio?-
E poi ancora -di fronte al dissesto idrogeologico ed al rischio sismico, bisogna puntare sulla messa in sicurezza del territorio, destinando a questo i fondi destinati per il progetto del ponte-.
Tanti gli obiettivi che il Movimento no Ponte si propone di raggiungere, per questo i rappresentanti hanno proposto la convocazione di incontri mensili per favorire una maggiore e crescente informazione che culminerà con una nuova grande manifestazione prevista in città ad inizio primavera. Ma c’è anche la consapevolezza che la lotta da intraprendere per evitare la costruzione di quella definita dai nopontisti come una autentica cattedrale nel deserto, deve ripartire dal basso, con il coinvolgimento di tutte le realtà cittadine e nazionali che hanno a cuore le sorti di un territorio che è sempre più violentato e sempre meno sicuro.
(Foto Sturiale)
