Sul futuro di Messinambiente Buzzanca apre il confronto a tutte le parti politiche

Sul futuro di Messinambiente Buzzanca apre il confronto a tutte le parti politiche

Sul futuro di Messinambiente Buzzanca apre il confronto a tutte le parti politiche

venerdì 13 Maggio 2011 - 14:14

Il sindaco in consiglio comunale: «Esistono due binari, quello tecnico e quello politico». Il Pd parla di «marcia indietro», per l’Udc «soddisfatta la nostra richiesta di un confronto». Lunedì l’assemblea dei soci col “verdetto” dei revisori dei conti

«In questo momento non è possibile fare un percorso diverso da quello che si concorderà». Quando il sindaco Giuseppe Buzzanca, nel corso dell’infuocata seduta straordinaria di consiglio comunale dedicata all’affaire rifiuti, sciorina questa frase, sono molti gli sguardi perplessi e interrogativi tra i consiglieri: cosa avrà voluto dire? In realtà la sintesi dell’intervento del sindaco e quindi della posizione dell’Amministrazione rispetto a Messinambiente e all’assemblea dei soci che si terrà lunedì è questa: i tecnici, vale a dire i revisori dei conti della società, indicheranno un percorso tecnico, appunto. Sull’indirizzo che arriverà – e che quasi certamente equivarrà alla proposta di mettere in liquidazione Messinambiente – si aprirà un tavolo politico per discutere il da farsi. Anche perché, e questo è il chiarimento importante giunto dalla viva voce di Buzzanca, l’eventuale messa in liquidazione di Messinambiente dovrà comunque passare dal consiglio comunale. «L’intendimento dell’Amministrazione comunale – ha detto il sindaco – indipendentemente dalle decisioni da assumere, è quello di salvaguardare i livelli occupazionali e il servizio da espletare per non creare problemi alla città. Sul piano tecnico, nell’ultimo confronto col collegio dei revisori, è stata prospettata la soluzione della liquidazione. Attiviamo un tavolo aperto a tutte le forze politiche e confrontiamoci, attendendo anche precise indicazioni dal percorso tecnico». L’apertura di un confronto politico era stata chiesta a gran voce, oltre che dall’opposizione, anche da una consistente forza di maggioranza, l’Udc. Richiesta che ha indotto il Pd a “sospendere” un ordine del giorno che originariamente si sarebbe voluto mettere ai voti oggi (in download il documento) con il quale, in sostanza, si chiedeva senza mezzi termini di ricapitalizzare Messinambiente.

«Il sindaco ha fatto marcia indietro», la considerazione finale del coordinatore dei consiglieri del Pd, Felice Calabrò: «Una marcia indietro che arriva una volta resosi conto che anche l’Udc non era dalla sua parte. Mi chiedo allora: perché gli assessori dell’Udc non parlano la stessa lingua dei consiglieri comunali?». Questi i passaggi conclusivi di un lungo dibattito in aula, svoltosi con i lavoratori sugli spalti ad inframezzare gli interventi con applausi o, come nel caso delle dichiarazioni del capogruppo del Pdl Pippo Capurro, boati di disapprovazione. «Era bello fare assunzioni – aveva detto polemicamente Capurro – sia a Messinambiente che all’Ato3. La verità è che questa Amministrazione si è ritrovata un’eredità pesante, frutto di gestioni passate». Concetto ripreso da Peppe Chiarella (Pdl), che ha fatto riferimento esplicitamente all’era in cui sindaco era Francantonio Genovese. «E poi – il coro all’unisono di Capurro e Pippo Ansaldo, dell’Udc – chi ha mai parlato di licenziamenti?». Lo stesso Buzzanca ha detto a chiare lettere: «Non faremo mai un passo contro la salvaguardia dei lavoratori. Messina è un’isola felice per quanto riguarda la raccolta rifiuti e se non siamo ai livelli di altri centri siciliani è anche grazie alla disponibilità dei lavoratori. Io non sono innamorato di una sigla ma di un sistema. Quel che è certo è che dobbiamo evitare di portare i libri in tribunale, perché quello sarebbe un punto di non ritorno. Esistono un binario tecnico ed uno politico. Sullo sfondo c’è una schizofrenia a livello regionale, con una riforma che non solo è stata differita nell’attuazione, ma non ha nemmeno una copertura finanziaria certa».

Accanto al sindaco si è alternata gran parte della giunta (non si sono visti assessori Udc, fatta eccezione per Pinuccio Puglisi, che ha la delega ai rapporti col Consiglio). Breve l’apparizione del contestato commissario dell’Ato Antonio Ruggeri («dov’è il tuo padrone?», gli hanno gridato i lavoratori quando il sindaco non era ancora in aula e sembrava non intenzionato a venire). Ha parlato a cuore aperto, con tanto di applauso finale, l’amministratore unico di Messinambiente Armando Di Maria: «A costo di rischiare personalmente – ha detto – io sosterrò sempre che Messinambiente va salvata». A supporto di questa posizione, Di Maria ha esposto una serie di numeri sull’attività della società (in approfondimento il dettaglio), specificando un punto: «Messinambiente non ha debiti ma crediti». Rimangono aperti però alcuni quesiti. Uno lo ha posto Nello Pergolizzi: «Perché per Messinambiente non si è utilizzato lo stesso metodo per l’Atm, cercando un confronto condiviso? E come risolvere la questione dei 30 milioni che Messinambiente fatturerà nei confronti dell’Ato3, senza che quest’ultima li riconoscerà?». Sia Ivano Cantello (Sicilia Vera) che Giuseppe Melazzo (Udc) pongono forti dubbi sulla possibilità di garantire la continuità occupazionale dei lavoratori. Secondo Melazzo sia per l’Atm che per Messinambiente «la scelta di porre in liquidazione le aziende è frutto della paura di affrontare numeri che provocherebbero il dissesto finanziario del Comune, che così è solo rimandaot a chi verrà dopo». Alla fine la posizione espressa del sindaco non fa altro che rispondere positivamente all’esigenza manifestata dal capogruppo dell’Udc Bruno Cilento: «La gestione di Messinambiente, così come quella dell’Atm, non è certo un problema nuovo e ha riguardato tutte le parti politiche. Per questo vanno coinvolti tutti in un confronto aperto». E così, secondo quanto garantito dal sindaco, sarà.

(foto Dino Sturiale)

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