Dedicato ai volontari invisibili che stanno colorando il nostro arcobaleno

Dedicato ai volontari invisibili che stanno colorando il nostro arcobaleno

Rosaria Brancato

Dedicato ai volontari invisibili che stanno colorando il nostro arcobaleno

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domenica 07 Aprile 2013 - 07:29

Il 23 marzo è accaduta una piccola-grande storia di una Messina sconosciuta e invisibile. Voglio condividerla con i nostri lettori perchè riaccende la speranza e ci aiuta a colorare un arcobaleno che in questa città ha visto i colori spegnersi lentamente. E' una storia che dedico alle centinaia di volontari invisibili.

Messina, sabato 23 marzo 2013- Appena varcata la soglia il cuore ha iniziato a battere più forte, come se avesse deciso di scappare via dal petto. Sono entrati in gruppo, per darsi forza e coraggio l’un l’altro, con lo sguardo curioso in su a guardare il Colapesce, senza smettere di togliere gli occhi di dosso da Augusto Arrotta, che li accompagnava e che per loro è molto più di un “responsabile”, è un maestro di vita, un padre amorevole e un compagno di viaggio. Hanno “bevuto” tutto con gli occhi spalancati dei ragazzi, le immagini, gli odori che sarebbero rimasti impressi nei loro ricordi per sempre. Erano in 10 e per lunghi attimi si sono sentiti gli unici spettatori del sogno. Si sono seduti timidamente, hanno atteso che le luci si spegnessero con il cuore che non smetteva di battere. Poi è calato il silenzio ed il Rigoletto è entrato nella loro vita. Per sempre. Di fronte a loro orchestrali silenziosi hanno dedicato le prime note che salivano alte a quei dieci spettatori confusi tra la folla del Teatro Vittorio Emanuele, gli ospiti della Comunità Villa Antonia. Le loro strade, quelle degli orchestrali che per protesta contro una politica muta e sorda suonano davanti al Teatro e quella di questi ragazzi invisibili che Messina non vede perché ha fretta di dimenticare i propri figli persi per strada si sono incrociate per caso. E’ stato il destino a fare incontrare Fabio Costantino, papà che vuol far crescere i propri figli con le fiabe del Vittorio e gli orchestrali, che vorrebbero che la musica diventasse medicina per sorridere e amare. Al primo incontro hanno litigato, poi hanno camminato insieme ed il 23 marzo alla biglietteria del Vittorio c’erano 11 biglietti omaggio per il Rigoletto destinati agli ospiti di Villa Antonia. Non lo so come è andata davvero, perché non conosco nessuno di loro e mi vergogno di non aver mai conosciuto le storie di una Messina che brilla e che nessuno vede. Il Teatro, la musica, non devono essere privilegio, ma appartengono a tutti, come le acque azzurre del nostro Stretto e la Fata Morgana che ci lascia stupiti. La cultura non deve essere un muro che separa ma una porta. Uno degli orchestrali, Giampiero Cannata mi ha raccontato un loro progetto, che è quello dei concerti giovanili. Oltre alle fiabe per i bambini ci sono esperienze bellissime in tutta Italia per aprire le porte alla Musica a tutti gli adolescenti. Poi ci sono quei progetti, come “l’orchestra giovanile venezuelana” di Josè Antonio Abreu, nata nel 1975 a Caracas e che ha salvato dalla morte e dalla criminalità migliaia di bambini di strada. Oggi in Venezuela ci sono 285 orchestre giovanili e la sua storia è raccontata nel libro “La musica salva la vita”. Quando non senti più i suoni e non vedi più i colori qualcosa deve accadere per salvarti e può solo farlo qualcosa che parla direttamente alla tua anima. Mi ha emozionato immaginare il sabato dei giovani ospiti di Villa Antonia, parte di un circuito di reinserimento che usa l’inclusione invece dell’esclusione, le terapie invece della reclusione, accarezza e insegna invece di punire. Tutto questo senza i volontari non esisterebbe. Non esisterebbe Villa Antonia, né la Comunità di Mili per le ragazze madri, né Santa Maria della Strada, né l’Help center della Stazione senza i volontari, i medici, gli psichiatri, i sacerdoti, i cuochi, senza chi ha donato anche soltanto un euro. Mi emoziona sapere che nella Messina attonita per il dolore del lavoro che non c’è, nella Messina alla fame ci sono piccole storie stupende come questa. Non è una storia accaduta a Caracas o a Viterbo, è successa qui, sotto i nostri occhi ed a compiere la magia sono stati i nostri vicini. Sono certa che il Rigoletto non è stata solo una parentesi per quei ragazzi, mi piace pensare che ha aperto una breccia, è diventata un’ala alla quale appigliarsi. Chi ha visto solo il peggio può imparare ad amare i colori e può farlo solo grazie a queste persone che stanno dedicando la vita agli invisibili.. A persone come padre Francesco Pati che li cerca nelle carceri, nelle strade e li porta con sé. E la magia avviene:. “Allora, attraverso psicoterapia, gruppi emotivi e gruppi di auto-aiuto, ho capito cose essenziali che mi hanno permesso di cambiare. Ero chiusa al mondo, ora riesco a non pensare sempre male della gente. Ora arrivo a progettare, a pensare, a volermi un po’ più bene a pretendere un futuro migliore, una vita normale, mi sento molto figlia, prima no, perché loro per me sono come quella mamma che mi è sempre mancata. Ho preso il diploma. Sono entrata qui con la terza media, ma ho desiderato migliorare con tutte le mie forze, studiavo fino alle tre di notte, grazie ai volontari che hanno investito tanto su di me. E così sono riuscita a diplomarmi. Adesso mi sono iscritta all’università, desidero laurearmi, e poi concludere questi anni di sacrifici, coronando tutto con un posto di lavoro, una casa mia, accompagnare i miei figli a scuola, piccole cose che mi mancano, che non ho e che desidero”. Ci sono stati messinesi che a questa ragazza-madre sconosciuta che vive a un passo da noi hanno donato mani e corde per scalare la sua montagna personale. A lei e ad una giovanissima extracomunitaria che ad 11 anni, al suo primo giorno di scuola, poichè non sapeva scrivere la maestra ha fatto dipingere un arcobaleno e quando si è allontanata lei ha rubato dal cassetto tutti i colori e le penne. Ci sono centinaia di storie come queste, di bambini che rubano i colori di una vita che ha rubato loro tutto e verso i quali siamo in debito. Abbiamo bisogno di scoprire questa Messina che non vediamo mai. Arriva un momento in cui dobbiamo imparare a dipingere l’arcobaleno che si è spento e possiamo farlo solo con i nostri colori, quelli che abbiamo nel nostro cassetto. Come mi ha scritto il signor Costantino: “dobbiamo scorgere "luci" li dove nessuno getta lo sguardo. Il nostro lavoro, da prospettive diverse, ogni giorno ci permette di vivere storie che non ci appartengono ma di cui abbiamo bisogno. Che dire cara Rosaria, questa e' Messina che pochi conoscono,che nessuno racconta. Il 23 marzo abbiamo costruito un ricordo per questi ragazzi , abbiamo loro raccontato un'altra realtà fatta d'integrazione ed occasioni. I ricordi sono come ponti che uniscono sponde lontanissime che iniziano nel passato e si perdono nell' infinito”.

Questa storia voglio dedicarla alle centinaia di volontari messinesi invisibili che ogni giorno rendono questa città migliore e ci indicano l’unica strada che abbiamo per ricostruirla. Grazie.

Rosaria Brancato

7 commenti

  1. migliaia di volontari eccellenti resi invisibili da poche decine di mediocri che starnazzano sotto i riflettori

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  2. Bravo….multa paucis..

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  3. E’ giunto il momento di prendere spunto e trarre lezione da queste storie di “volontariato invisibile” per “suggerire” a tutte le classi dirigenti politiche nostrane una discontinuità col passato … nella nuova consapevolezza che si riceve solo quello che VOLONTARIAMENTE e DISINTERESSATAMENTE si da’ agli altri…alla comunità . Impossibile immaginare un benESSERE personale se non e’ condiviso in qualche modo dai cittadini.

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  4. ART .21 COSTITUZIONE messinesi, suvvia, liberate il vostro incatenato pensiero. Carissima Rosaria BRANCATO, come sempre un pezzo di cronaca, redatto in una prosa scorrevole ed emozionante, forse è il tempo, che tu scriva un romanzo sulla MESSINA CHE C’E’. Un simpatico commentatore di TempoStretto, per mia fortuna succede di rado, mi critica di essere contro TUTTO E TUTTI, non è assolutamente vero, lo dimostrano i tanti commenti positivi verso RESET, ACCORINTI E MOVIMENTO 5 STELLE, e quelli entusiastici verso i messinesi di Palazzo Zanca, quando fanno cose egregie, come la progettazione e la direzione dei lavori della Scalinata di Santa Barbara, da parte del dipartimento Urbanizzazioni Primarie e Secondarie, Indagini Geognostiche ed Arredo Urbano, faccio per tutti il nome dell’architetto Nino PRINCIPATO, scusandomi con gli altri partecipanti alla imminente restituzione ai messinesi di una stupenda Scalinata. Questo nostro concitadino scambia TUTTO E TUTTI per i politici, che abbiano malamente governato Messina o una parte della burocrazia comunale, per MARIEDIT, TUTTO E TUTTI, sono anche gli articoli di Rosaria BRANCATO. Che magnifica Consigliere Comunale sarebbe ROSARIA.

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  5. Che dire: tempo addietro abbiamo avuto l’onore di essere invitati come associazione di famiglie adottive e di partecipare alla presentazione dell’ultimo libro del Dott. Barrilà proprio alla Comunità Villa Antonia dove siamo stati colpiti dalla personalità del Dott. Arrotta e dalla “visibilità” dei ragazzi della comunità nel loro ambiente. Ragazzi che hanno timore di parlare per paura di sbagliare ma nel contempo hanno tante cose da dire; ragazzi che stavano seduti al fianco dei nostri bambini, adottati e questo in una città come Messina li rende “diversi” come loro stessi, che li guardavano con amore e li esortavano a fare silenzio per sentire le parole del Dott. Barrilà, di Padre Francesco, del Dott. Arrotta e del Dott. Costantino per non perdere niente di quello che per un giorno veniva fatto da loro e con loro. Messina che lavora esiste, Messina che vale esiste; la differenza è che la VERA Messina non finisce sui giornali, non fa parlare di se, lavora e basta!

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  6. ilardo angelo 7 Aprile 2013 19:29

    un bravo artista è destinato ad essere infelice nella vita ogni volta che ha fame e apre il suo sacco, vi trova dentro solo perle ! (HESSE)

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  7. Il racconto di queste bellissime iniziative ci allarga il cuore, grazie carissima Rosaria. Non ho mai dubitato della grande generosità della Messina che amo e che sa lavorare incessantemente senza proclami.
    In questi lunghi e crudeli tempi di crisi numerose sono le realtà che mi rendono orgogliosa di appartenere a questa società. Tra queste una molto importante è rappresentata dalla Mensa di Sant’Antonio, che costituisce una valida risorsa per chi si trova in difficoltà. Infatti nell’ultimo anno dai 200 pasti a sera si è passati velocemente ai 320 e sempre più spesso capita ai circa 100 volontari “invisibili” di dover abbassare lo sguardo per non aumentare il disagio dei sempre più numerosi ospiti che poi incrociamo fuori e/o nelle nostre vicinanze, persone che fino a qualche tempo fa stava bene e magari girava con le vetture di grosse cilindrate ma che ora ha perso il lavoro. Un’ altra significativa realtà è anche il Centro di Ascolto che funziona anch’esso presso la Mensa , dove si alternano “invisibili” nei vari campi sanitari ed economici-legali. Questi arcobaleni riescono a proiettarsi nel tempo e nello spazio!!!!

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