"5 sì al referendum su lavoro e cittadinanza"

“5 sì al referendum su lavoro e cittadinanza”

Redazione

“5 sì al referendum su lavoro e cittadinanza”

sabato 12 Aprile 2025 - 18:09

La Cgil di Messina ha aperto oggi pomeriggio a piazza Cairoli la campagna in vista del voto 8 e 9 giugno

MESSINA – “Cinque sì per cambiare l’Italia su lavoro e cittadinanza“. Oggi, dalle 17, iniziativa pubblica di avvio della campagna per il referendum, che si terrà l’8 e il 9 giugno, promossa dalla Cgil. Dibattiti sui temi del lavoro e dei diritti, testimonianze, interventi di lavoratori e lavoratrici, giovani, esponenti del sindacato, delle associazioni e dei movimenti a sostegno dei 5 Sì. “In primo piano i cinque quesiti referendari che chiameranno al voto cittadini e cittadine, per cancellare leggi sbagliate che hanno reso il lavoro più povero e precario soprattutto nei territori economicamente più fragili, per porre fine ai licenziamenti ingiusti, per la sicurezza, per la cittadinanza”, sottolinea Pietro Patti, segretario generale della Cgil di Messina.

“Il referendum è lo strumento per un cambiamento necessario nel mondo del lavoro, per affermare diritti e tutele importanti e il voto dell’8 e 9 giugno riguarda tutti”, evidenzia la Cgil Messina. “Con i referendum si punta appunto alla stabilità del lavoro contro la dilagante precarietà, ad una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro introducendo la responsabilità del committente, al ripristino delle tutele nei casi di licenziamenti illegittimi eliminate dal Jobs Act, a ridurre i tempi per l’acquisizione della cittadinanza in presenza dei requisiti”.
Si tratta del primo appuntamento in piazza della straordinaria fase di mobilitazione e di partecipazione di questi mesi. Anche nel territorio si è costituito il comitato referendario, composto da un’ampia coesione di forze associative, sociali, aperto ad altre adesioni e alla cittadinanza.

I 5 quesiti referendari

La Corte Costituzionale ha ritenuto validi 5 quesiti referendari per i quali nel 2024 sono stati raccolti 5 milioni di firme.

Così la Cgil: “Ogni anno muoiono 1000 persone sul lavoro. Rendiamolo più sicuro. Cancelliamo le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari. Rimuoviamo l’ingiustizia che nega il diritto alla cittadinanza a 2 milioni e 500mila persone che vivono e lavorano in Italia”.

  1. Stop ai licenziamenti illegittimi
    Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.
  2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
    Nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età della lavoratrice e del lavoratore.
  3. Riduzione del lavoro precario
    In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
  4. Più sicurezza sul lavoro
    Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
  5. Più integrazione con la cittadinanza italiana
    Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.

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2 commenti

  1. 4 si e un no la cittadinanza non si regala si ottiene dopo 10 anni è regalata per questi sinistroidi di +europa ma qui d’europa ci vorrebbe meno

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  2. Un altro inutile referendum cui andrà a votare chichi’, coco’e cac…………, altri soldi pubblici buttati, da più di trenta anni che non viene raggiunto il quorum e ancora continuano.

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