“Ah!”: trascinante e folle gioco del non senso

“Ah!”: trascinante e folle gioco del non senso

Emanuela Giorgianni

“Ah!”: trascinante e folle gioco del non senso

sabato 17 Dicembre 2022 - 10:30

Per il Progetto Epic, al Teatro dei 3 Mestieri, un lavoro patafisico, tra risate e bizzarrie

Tre personaggi stravaganti, tra il mimo e il clown, tre figure marionettistiche, con i loro abiti in giallo e nero e le loro bizzarrie. Sono i protagonisti di “Ah!”, progetto e regia di Roberto Castello, produzione Aldes.

3 corpi diversi ma un unico meccanismo scenico: Erica Bravini, Mariano Nieddu e Alessandra Moretti fondano le loro gestualità e le loro mimiche stilizzate dando vita ad un lavoro futurista, imprevedibile e caleidoscopico. Nuovo appuntamento all’interno del progetto EPIC (Esperienze Performative di Impegno Civile), di Mana Chuma Teatro in partenariato con Rete Latitudini e Teatro dei 3 Mestieri, per promuovere il teatro nelle periferie.

Travolgenti parole che non dicono nulla

I 3 protagonisti raccontano “all’illustrissimo pubblico – del Teatro dei 3 Mestieri – le loro storie buffe e strampalate”; queste storie sono composte da movimenti, espressioni, gesti, versi. Anche da parole, è vero, ma rigorosamente in distici di ottonari in rima baciata privi di senso, per trascinare lo spettatore alla ricerca di un filo del discorso che non c’è.

I tre in giallo e nero sono capaci di dialogare tra loro, con enfasi e animosità, tanto pronunciando questi distici in rima che non dicono nulla, quanto avvalendosi di discorsi costruiti da parole totalmente inventate. In entrambi i casi, però, lo spettatore ne è rapito, travolto da quell’affascinante assurdità.  

L’affascinante assurdità

“Ah!” è un gigantesco elogio al senso del non senso. Lavoro patafasico di cui andrebbe fiero Alfred Jarry, particolarissimo teatro dell’assurdo dai toni beckettiani, ma anche omaggio a quel teatro musicale di Bertolt Brecht.

Anche visi, corpi e musica rappresentano uno strumento unico. Un po’ danzatori, un po’ clown, i 3 disegnano percorsi immaginari con i loro passi e la loro gestualità e lo spettatore riesce a raffigurarseli dinanzi, offrendogli la forma che preferisce. 

A sancirne i confini sono solo i rintocchi di batteria. Gli attori si lasciano essere materiale grezzo che le vibrazioni musicali ritagliano, e poi si plasmano l’un l’altro; i loro volti dalla mimica marcata, senza neanche battere le palpebre, si raccontano, ci divertono e travolgono. Percorrono un viaggio tra le sfumature della nostra espressività, a partire anche da un semplice “Ah!”, cui offrono infinite e differenti intenzioni.
È impossible distogliere da loro lo sguardo, nell’attesa della prossima irresistibile follia.

Spettacolo multiforme

È uno spettacolo multiforme, lo dimostrano le svariate tipologie di inchini e ringraziamenti rivolti al pubblico: il grande inchino da balletto classico, i saluti da red carpet, i ringraziamenti più street stile, la commozione grata da premiazione, le pose da sfilata. Il pubblico è felice di applaudire e continua a sperare che ogni suo applauso non sia l’ultimo, per poter godere ancora di quella insensatezza. 

Follia e ragione

“Ah!” è per tutti. È uno spettacolo che si fa amare da chiunque abbia il bisogno – e il coraggio – di abbandonare per un po’ il dominio assoluto della ragione e dell’ordinario, per lasciarsi andare al folle e apparentemente insensato.
D’altronde, è l’eccesso di ragione, astratto e non umano, a diventare la vera follia. La ragione, quindi, per non ritrovarsi folle, deve imparare a legarsi alla follia stessa, come “Ah!”, senza neanche volerlo, ci rivela con risate e leggerezza.

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