Alloggi universitari, "Messina non è a misura di studente ma cambiare si può"

Alloggi universitari, “Messina non è a misura di studente ma cambiare si può”

Marco Olivieri

Alloggi universitari, “Messina non è a misura di studente ma cambiare si può”

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sabato 13 Gennaio 2024 - 07:45

Intervista con Damiano Di Giovanni, coordinatore dell'Udu: "Le nostre proposte alla rettrice e alla presidente dell'Ersu"

MESSINA – Damiano Di Giovanni, coordinatore dell’Unione degli universitari (Udu) di Messina, risultano quattromila le domande di alloggio arrivate all’Ersu. Peccato che i posti disponibili siano solo 284. Come si risolve il problema di una domanda così significativa?

“Messina è forse la città della Sicilia più penalizzata in termini di disponibilità di posti alloggio pubblici. Sottolineo che si tratta di posti letto per ragazzi che non possono permettersi di studiare e hanno diritto ad avere un posto in una residenza pubblica. Abbiamo sin da subito detto che gli investimenti del Pnrr sulle residenze erano una buona notizia. Come sindacato studentesco, ne abbiamo subito però denunciato anche le criticità: sono troppi i finanziamenti a privati e troppe residenze censite come “nuove” non lo sono affatto, molte erano strutture già esistenti”.

Altri elementi critici?

“Non è stato previsto un finanziamento rivolto al mantenimento e alla manutenzione delle residenze, rendendo quindi sostenibili gli interventi e aumentando i costi di gestione che non vengono coperti dallo Stato. Chi riceve fondi pubblici per realizzare residenze per studenti deve garantire la tutela del diritto allo studio e condizioni agevolate. Tutti i nuovi posti devono avere come obiettivo primario quello di fare scorrere la graduatoria molto affollata dell’Ersu. Non serve a niente creare graduatorie parallele e ulteriore confusione. Il governo nazionale ha giocato solo in funzione degli interessi di chi speculerà sulle spalle dei tanti studenti fuorisede. La Crui, Conferenza dei rettori delle Università italiane, ha assecondato il governo e la Regione siciliana invece dorme. Bisogna monitorare anche gli immobili proposti attualmente da soggetti pubblici, che in seguito potranno dare le residenze in gestione ai privati”.

Il Piano nazionale per la ripresa e resilienza è l’unica fonte di finanziamento?

“No. Mediaticamente è passato il messaggio che il Pnrr sia l’unica fonte di finanziamento. Ma non è così. Bisogna fare investimenti strutturali sulle linee di finanziamento previste per gli alloggi. La legge 338/2000 stabilisce le regole per finanziare e realizzare alloggi per universitari. Con lo stanziamento attualmente previsto, potranno essere realizzati, a livello nazionale, solo 5.400 posti letto in quattro anni, a fronte di 830.000 studenti fuorisede. Come Udu, abbiamo lanciato un’analisi approfondita sulle residenze universitarie, spiegando che i fondi del Pnrr rischiano di essere sprecati e proponendo soluzioni concrete.
Serve un piano triennale con obiettivi specifici e vincoli chiari: occcorrono però tre miliardi di euro per realizzarlo. Una criticità evidente è stata la non partecipazione delle Regioni, che non contribuiscono quasi per nulla. Il governo siciliano sembra tutt’oggi completamente disinteressato al diritto allo studio di chi, nonostante tutte le difficoltà, sceglie di studiare qui”.

Quali sono le condizioni per un alloggio Ersu e ricordiamo quali sono le strutture a disposizione?

“A Messina le stanze dell’Ersu sono divise tra la residenza di Gravitelli, che conta circa 130 posti, quella del Papardo e quella dell’Annunziata, che ne hanno un’ottantina ciascuno. L’Ersu ha poi messo a bando una trentina di posti letto per la sede distaccata di Noto, gestita dal Consorzio Cumo. Le condizioni non sono delle migliori. Nell’ultimo anno abbiamo visto dei timidi miglioramenti ma in passato muffa, umidità, anche topi e manutenzione inesistente sono stati all’ordine del giorno. I riscaldamenti vengono accesi sempre troppo tardi e le residenze decentrate sono completamente scollegate dal trasporto pubblico.
C’è ancora tanto lavoro da fare in termine di riqualificazione e di manutenzione. Quello che vogliamo è che venga garantita una gestione ordinaria ma di qualità, per consentire agli studenti di viverci in condizioni dignitose, sentirsi accolti e al sicuro”.

Per il Liberty solo 20 domande su 102 posti letto. Rinnovate la proposta alla rettrice Spatari di una modifica delle tariffe?

“A volte bisogna ammettere i propri errori. L’amministrazione dell’Università ha sbagliato su tutta la linea. Il 26 settembre, con le tende al Rettorato, dicevamo esattamente questo. Ora è il momento di inserire i posti dell’Hotel Liberty nel prossimo bando dell’Ersu 2024-2025. Ente con cui l’Università deve parlare e confrontarsi nell’interesse dei suoi studenti. I posti devono essere riservati per gli aventi diritto, vista la situazione emergenziale in cui ci troviamo. Per noi è poi sempre stato evidente che mettere in affitto stanze doppie a prezzi salati – mentre nel mercato si trovano stanza singole e a prezzi più convenienti – fosse una scelta incomprensibile. I numeri ci hanno dato ancora una volta ragione”.

Sulla Casa dello studente prevedete una nuova mobilitazione?

“La Casa dello studente è chiusa da più di 15 anni, qualcosa di inaccettabile e insopportabile. Anche su questo la Regione ha fatto solo promesse non mantenute, prima con Musumeci, ora con Schifani.
Abbiamo già incontrato la nuova presidente dell’Ersu, Giovanna Cuttitta, e quest’anno riporteremo l’argomento all’attenzione dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario, dell’Università e della politica. Un tema su cui tutte le istituzioni competenti devono impegnarsi seriamente, non con promesse e proclami come fatto in passato. La Casa dello studente è oggi esempio concreto di come il bene degli studenti troppo spesso sia stato nominato con retorica e non con nobili intenzioni. Noi come sindacato studentesco continueremo a lottare per la riapertura di quell’immobile in pieno centro. Abbiamo una serie di proposte su come deve essere gestito e aperto alla comunità studentesca. Ci faremo sentire”.

Riguardo alle residenze degli studenti, la rettrice così si è espressa ai microfoni di Tempostretto: “È stato il primo punto all’ordine del giorno della Crui. Si sta ipotizzando, sempre in campo nazionale, di fare accordi pubblico-privato e cercare di utilizzare, con una compartecipazione del ministero, degli hotel allo stato attuale in difficoltà. Potrebbe pure esserci un finanziamento per singolo studente. E noi immaginiamo di rendere più disponibili i posti che ricadono nella legge regionale sul diritto allo studio”. Come valuta queste dichiarazioni?

“Secondo me l’Università deve smettere di improvvisarsi agenzia immobiliare e deve iniziare a fare l’Università: un ente pubblico, con possibilità economiche, che può quindi immaginare misure specifiche di supporto per gli studenti. Faccio un riepilogo e una proposta: oltre ai posti già esistenti si dovrebbero aggiungere, sulla base delle informazioni che abbiamo, Hotel Liberty: 100 posti da rendere accessibili.
Hotel Riviera: 100 posti da realizzare. Policlinico: 200 posti: solo sulla carta ad oggi. Casa dello studente: 240 posti chiusi da 15 anni. Vogliamo che questi posti letto vengano realizzati nel più breve tempo possibile. Già con questi si aumenta notevolmente la platea di assegnatari, che passerebbe da meno di 300 a più di 900. E poi serve un po’ di coraggio e di investimenti”.

Come?

“Immaginiamo un’estensione dell’iniziativa “Casa Unime”, che preveda una collaborazione di Università, Ersu e Comune di Messina. Scopriremo che è possibile aiutare anche i privati. Se si coprono, integralmente o quasi, i costi d’affitto degli studenti idonei non assegnatari, con regolare contratto d’affitto, da un lato, si incentiva la regolarizzazione degli affitti e si fanno girare risorse nella città; dall’altro, si rende effettivo un diritto negato. L’ultimo anno UniMe ha investito solo 300.000 euro su questa iniziativa lodevole nelle intenzioni, ma insufficiente nella sua applicazione. Si prevede ad oggi un contributo fino ad un massimo di 2mila euro per chi possiede un regolare contratto d’affitto per almeno 10 mesi. La graduatoria è stilata sulla base del reddito. Facendo una stima orientativa, possono usufruire dell’iniziativa tra i 150 e i 200 studenti al massimo”.

Si può cambiare rotta?

“Sì. Abbiamo chiare le nostre proposte alla rettrice e al neo prorettore al Diritto allo studio Germanà. Prima di tutto, il contributo potrebbe arrivare a coprire anche integralmente le spese d’affitto, rendendo accessibile la misura per chi possiede un contratto d’affitto di almeno 6 mesi e che risulti idoneo non assegnatario nella graduatoria dell’Ersu. E, infine, bisognerebbe aumentare le risorse. Per iniziare, nel 2024-2025 potrebbero essere raddoppiate. Come? Si abolisca l’iniziativa “onore al merito”, che finanzia con 440.000 euro premi pieni di retorica. E si dirottino i fondi su “Casa Unime” per l’anno prossimo, rendendo la misura accessibile a quasi 400 studenti. Per gli anni successivi, le istituzioni si siedano intorno a un tavolo e cerchino una compartecipazione economica, un confronto con i sindacati e una modalità di gestione possibile che consenta di aumentare il Fondo fino alla copertura totale degli idonei non assegnatari di posto letto. Idonei non assegnatari che così avranno il supporto economico a cui hanno diritto. Se lo si vuole, è possibile”.

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