CapitaleMessina: "Al piano di riequilibrio mancheranno 23 milioni di euro. Ecco perchè"

CapitaleMessina: “Al piano di riequilibrio mancheranno 23 milioni di euro. Ecco perchè”

CapitaleMessina: “Al piano di riequilibrio mancheranno 23 milioni di euro. Ecco perchè”

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sabato 22 Agosto 2015 - 22:12

In seguito all'approvazione all'Ars della legge sull'acqua pubblica, nonchè alle vicende relative all'Amam ed all'Atm alla fine nel Piano di riequilibrio, verrebbero a mancare oltre 23 milioni di euro. A segnalarlo in una nota firmata da Paolo Bitto è CapitaleMessina. "E' impensabile che si voglia risolvere il problema aumentando le tasse. L'amministrazione rischia di passare alla storia per aver soffocato la città".

Fatti i conti, al piano finanziario pluriennale di riequilibrio verranno a mancare almeno 23 milioni di euro. A segnalarlo, con una nota, è il coordinatore del tavolo tematico sulla finanza pubblica di CapitaleMessina Paolo Bitto, nella quale si sottolineano gli effetti della legge approvata dall’ARS il 10 agosto sulla “disciplina in materia di risorse idriche”, oggi in pubblicazione sulla GURS. Nella legge sull’acqua pubblica, infatti, si elimina qualsiasi possibilità di “lucro”, ovvero di utili, derivante dalla gestione del servizio idrico. “Salta”, quindi, la misura 6 di finanziamento del piano di riequilibrio finanziario pluriennale e con essa “saltano” 23.144.266,00 euro.

La legge approvata dall’Ars infatti considera l’acqua bene comune pubblico e disegna una gestione del servizio idrico integrato da realizzarsi senza finalità lucrative ma attraverso meccanismi tariffari e prevede che la disciplina dell’affidamento della gestione del servizio idrico integrato sia di prevalente interesse pubblico senza carattere lucrativo. Il soggetto gestore non può realizzare utili, ma se tali utili fossero realizzati, non potrebbero certamente essere distribuiti al socio, ma dovrebbero essere reinvestiti. La legge prevede per di più la costituzione di un fondo di solidarietà a sostegno dei soggetti meno abbienti alimentato per il primo anno attraverso le risorse derivanti dalla tariffa del servizio idrico integrato e successivamente mediante un accantonamento a carico del gestore, nella misura pari allo 0,2% del fatturato complessivo annuo. Il che, in base al volume di affari realizzato dall’AMAM S.p.A., si dovrebbe aggirare sui 600.000 euro ogni anno. La tariffa, così come delineata dalla legge, non potrà assicurare la copertura di debiti pregressi. In tale contesto, ulteriore elemento di confusione si potrà generare con il passaggio all’AMAM del servizio afferente la gestione integrata dei rifiuti che sicuramente si muove su direzioni economiche-organizzative differenti.

“Oggi più che mai- spiega Paolo Bitto- le misure in entrata che finanziano il piano di riequilibrio decennale appaiono poco attuali e per molti aspetti impossibili da raggiungere. Oltre alla questione AMAM, ricordiamo i minori trasferimenti all’ATM per 31.496.700 euro ed al risparmio per spese energetiche per 42.936.348 euro. E non risulta più attuale la previsione della misura ‘Rideterminazione entrate tributarie’, in quanto le entrate collegate alla riforma dei valori catastali degli immobili, è saltata: il governo nazionale ha scelto di non intervenire sul catasto perché nelle more dell’introduzione della local tax questa sarebbe potuta apparire un aumento delle tasse. Un rischio ulteriore è che si pensi di risolvere aumentando tariffe o tributi. Molto semplicemente, Messina non può reggere altri salassi. E non lo diciamo noi di CapitaleMessina, lo dice – molto più autorevolmente e con massima cognizione di numeri e fatti – la presidente della Sezione riunite della Corte dei conti in sede di controllo, Enrica Laterza, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2014: ‘Difficilmente il sistema economico potrebbe sopportare ulteriori aumenti della pressione fiscale’, Siamo giunti al livello di guardia, è ora necessario ‘un intervento di segno opposto’, che restituisca ‘capacità di spesa a famiglie e imprese’”.

Argomento, questo, che porta dritti ad un altro “buco nero” del piano di riequilibrio del Comune, quello previsto nella misura che riguarda maggiori entrate straordinarie tributarie, cioè “tasse che si aggiungono a quelle che ogni cittadino paga ogni anno ordinariamente e che ammontano ad euro 121.230.720, un esborso che riteniamo assolutamente insostenibile per l’economia della città di Messina”.

Ma non è tutto. Messina è – come si evince dal rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno – agli ultimi posti in termini di crescita economica e registra indici di migrazione giovanile ed invecchiamento della cittadinanza allarmanti. “In questo contesto gli artefici del piano di riequilibrio, evidentemente avulsi dalla realtà economica e sociale, hanno addirittura azzardato quale effetto del piano decennale di riequilibrio un aumento del PIL cittadino del 3%”.

“Il rischio – conclude la nota di CapitaleMessina – è che questa amministrazione possa passare alla storia di Messina come l’amministrazione che soffocherà definitivamente la città”.

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