Dai cortocircuiti di Torre Faro ai danni delle mareggiate a Marmora

Il campanile della chiesa parrocchiale quasi in fiamme. Fusi i quadri elettronici di un supermercato. In cortocircuito gli impianti di un forno di artigianato ceramico. In malora porte automatiche e motori di bar. La penna di Stephen King non avrebbe saputo fare di meglio ma l’ipotesi di una nuova “Caronia”, di un revival inaspettato di quelle ingiustificate autocombustioni a dieci anni di distanza, è senz’altro da accantonare, con buona pace degli amanti del paranormale e degli affezionati del ramo.

A Torre Faro, in via Nuova e Santa Domenica, a tenere in scacco i residenti non è il timore dell’inspiegabile. Di “inspiegabile” del resto c’è ben poco dato che i 50mila euro di danni accumulatisi nei soli ultimi tre mesi dal rovinare di impianti elettrici privati e commerciali, è frutto di potenti sbalzi di tensione che fanno schizzare le lancette dei contatori diverse volte al giorno causando un rovinio di apparecchiature e macchinari collegati alla rete elettrica.

La denuncia proviene dagli stessi abitanti della zona che dopo le ripetute segnalazioni ai numeri forniti dagli uffici di Enel Distribuzione e dopo il coinvolgimento dei Vigili Urbani, chiamati ad appurare la criticità della situazione, hanno deciso di affidarsi al potere divulgativo degli organi di stampa. Caduto nel nulla, infatti, l’appello più volte reiterato alle dirigenze Enel di porre rimedio alla problematica, la strada da percorrere sembra essere quella di rendere noti disagi e dispendiose messe di mano al portafoglio per far fronte a una situazione che minaccia di diventare sempre più pericolosa oltre che economicamente gravosa.

Mentre i tecnici dell’azienda si affannano a giustificare l’inconveniente adducendo l’impossibilità di ridurre la tensione, pena l’impossibilità di rifornire le abitazioni più lontane dalla cabina di via Rando, attività commerciali e sedi private accusano improvvise assenze di corrente, bruschi affievolimenti dell’illuminazione e persino lo sfasamento di contatori, in attesa di una solerte sostituzione.

Non va meglio agli abitanti dell’area rivierasca di Marmora e Orto Liuzzo, soggetti ad abituali erosioni di costa ad opera degli insistenti marosi, fanno i conti oggi con le straordinarie conseguenze delle mareggiate riversatesi sulle spiagge nella notte tra domenica e lunedì scorsi. Deteriorate le recinzioni private ma – rilievo ben più preoccupante – danneggiate le condutture fognarie che spargono adesso direttamente in mare i propri mefitici liquami. Sempre più incombente il rischio idrogeologico da sempre temuto nei luoghi, che minaccia sedi pubbliche e private e persino un immobile confiscato alla mafia, le cui fondamenta, reiteratamente aggredite dall’acqua salmastre, sono prossime al collasso.

La denuncia proviene dal consigliere della VI Circoscrizione, Mario Biancuzzo, che invita a più attenta riflessione l’assessore alle Politiche del Mare. Sarebbe auspicabile – sostiene Biancuzzo – l’organizzazione, in tempi brevi, di un incontro tra le competenze dirigenziali naturalmente preposte alla risoluzione del problema, seguito da un tavolo tecnico che possa individuare e pianificare gli interventi non più prorogabili e gli eventuali finanziamenti da destinare alla riqualificazione dell’area.

Atteso anche un riscontro da parte del direttore generale dell’AMAM, al quale è stato sollecitato un intervento di riparazione della rete fognaria onde prevenire ben più gravose conseguenze igienico – sanitarie.

Agli appelli di zona si unisce, infine, la terza Circoscrizione che, tramite i consiglieri Gioveni e Cacciotto, rende noto un progressivo collasso dell’attraversamento di viale Europa. L’ennesima voragine di via Gerobino Pilli a Camaro S.Paolo, che si accompagna ad analoghe anomalie della carreggiata registrate già a partire dal 2008, è solo la punta di un iceberg che potrebbe avere ricadute ben più preoccupanti oltre che esose per l’amministrazione comunale. E difatti – spiegano i consiglieri – il manto stradale insiste su un impianto fognario di età mussoliniana che rischia di non garantire oltre una buona tenuta. Di qui le richieste di monitoraggio e messa in sicurezza, solo le ultime di una pioggia di istanze e solleciti ai quali Palazzo Zanca è chiamato a fare fronte.

(Sara Faraci)