Barcellona. Etica e rispetto dell’altro: i valori di riferimento della nuova comunicazione

Barcellona. Etica e rispetto dell’altro: i valori di riferimento della nuova comunicazione

Barcellona. Etica e rispetto dell’altro: i valori di riferimento della nuova comunicazione

lunedì 30 Novembre 2009 - 17:18

Il giornalista RAI Alosi: «Nel caos dell’informazione cresce la responsabilità del giornalista. Ma anche quella dei fruitori».

Un convegno sulla comunicazione sociale, quello organizzato sabato dalla FI.DA.PA.(Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) di Barcellona. Un tema aperto e di primissima attualità, perché «parlare della società contemporanea significa parlare della comunicazione e dei suoi nuovi mezzi», come ha sottolineato la presidente della federazione, Pina Freni, nell’introdurre la conversazione. Al nuovo volto della comunicazione si associano, però, una «molteplicità di rischi – ha continuato la Freni, – rischi di falsità, di manipolazione, di emarginazione». È necessario, dunque, soffermarsi a pensare come oggi i cosiddetti mass-media siano spesso usati come “armi” e non come strumenti per informare.

Il giornalista della RAI, Nicola Alosi, ha illustrato – attraverso esempi di fatti realmente accaduti – quali e quante siano le responsabilità di chi fornisce l’informazione. Responsabilità giuridiche, ma anche etiche. «Informare significa dare ordine al caos – ha affermato Alosi – E andrebbe fatto sempre in nome della dignità degli altri e dell’interesse della comunità». Nell’attuale era della comunicazione, caratterizzata da un’infinita quantità di informazioni accessibili a tutti, il tema della responsabilità si fa sempre più importante. «Ma – ha concluso Alosi – accanto alla responsabilità dei giornalisti, c’è anche quella dei fruitori. Non esistono in assoluto mezzi pericolosi. Bisogna piuttosto capire come usarli». E molti dei problemi della nostra società, e soprattutto delle nuove generazioni, sono connessi ad un uso sbagliato, reiterato e alienante dei mezzi di comunicazione. Lo sa bene il dott. Marcello Alessandra, dirigente medico SPDC (servizio psichiatrico diagnosi e cura) presso l’ospedale Cervello di Palermo, che ogni giorno ha in cura giovani apparentemente “normali”, che hanno un’infinità di amicizie “virtuali”sullo schermo del proprio pc, ma che si sentono talmente soli e vuoti da desiderare solo di morire. «Il problema – ha affermato Alessandra – è che abbiamo permesso ai nostri figli l’uso di un mezzo senza conoscerlo. E non abbiamo spiegato loro che nella vita non si risolve tutto con un click». Durante il suo intervento, il professore Alessandra, ha anche dimostrato, con l’ausilio di immagini e suoni, come siano infiniti i modi di comunicare e come molti dei suoi pazienti, che per l’immaginario comune sono soggetti anormali e da emarginare, siano in grado di lanciare messaggi che hanno “il suono del silenzio”, ma sono forse più autentici.

L’avvocata (appellativo che lei stessa predilige), Lucrezia Zingale, ha invece posto l’accento sulla comunicazione sociale, una nuova forma di comunicazione che pian piano sta prendendo piede. Promossa in particolare da enti istituzionali, associazioni no profit, ma anche da imprese private, si caratterizza per la sua vocazione civile e sociale, e per la sua capacità di sensibilizzare la collettività rispetto agli effetti dannosi di determinati comportamenti. «Questa è una nuova forma perseguibile di comunicazione – ha affermato l’avvocata, – volta al superamento delle differenze di genere e di tutte quelle discriminazioni di cui le donne sono ancor oggi vittime».

Il dott. Claudio Passantino, sociologo, psicopatologo e presidente del Centro Studi “Sergio De Risio”, ha infine commentato dei dati raccolti sul territorio barcellonese, da cui si evince un diffuso senso di catastrofismo. « Dovremmo ripensare il territorio con tutte le sue risorse e soprattutto condurre i giovani verso gli altri, verso chi è diverso e più fragile. Non dobbiamo dimenticare che sono le relazioni sociali a fare la storia dei comuni e dei quartieri – ha concluso Passantino – Questa è la vera sfida del futuro».

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