Mini crisi per l'Acr Messina. A pagare sono Pecorelli e Solaroli

Mini crisi per l’Acr Messina. A pagare sono Pecorelli e Solaroli

Mini crisi per l’Acr Messina. A pagare sono Pecorelli e Solaroli

mercoledì 21 Ottobre 2009 - 23:05

Dopo la sconfitta con il Milazzo chiusa la collaborazione con l’ex Dg e con il consulente di mercato. Per il momento confermato Infantino. Serve stabilità per una rosa in continuo cambiamento, ma anche un impianto di gioco che non sia legato alla sola giocata del singolo e una svolta sul piano dei risultati

La sconfitta interna con il Milazzo ha lasciato il segno in casa Acr Messina. Dopo un incontro durato quasi un’ora negli spogliatoi del San Filippo tra i giocatori, la proprietà, i dirigenti e il tecnico Infantino, non è stata rilasciata alcuna dichiarazione. Non ha parlato neanche l’allenatore, inizialmente disponibile con i giornalisti ma poi bloccato dal responsabile della comunicazione che lo ha informato della decisione della società. Un silenzio stampa, quello imposto dai vertici del club, interrotto poi da un comunicato ufficiale attraverso il quale è stata annunciata l’interruzione del rapporto di collaborazione con l’ex Dg, fino a ieri vice presidente, Andrea Pecorelli e con il consulente di mercato Riccardo Solaroli.

La decisione sembra essere arrivata dopo un ulteriore summit in sede. Per il momento ancora confermato Infantino, ritenuto dunque non responsabile della sconfitta contro i cugini e del cammino poco convincente fin qui percorso dalla compagine peloritana. Ma non è detto che la fiducia possa essere rinnovata ancora per molto se non dovessero arrivare i risultati. A pagare adesso sono coloro che già da qualche settimana sembravano appartenere ormai al “passato”, Pecorelli e Solaroli, i due dirigenti che in buona parte questa rosa l’hanno costruita e che hanno chiamato Infantino ad allenarla. Una rosa che non sembra aver convinto la “nuova struttura societaria” che vede come Direttore Generale, anche se legato con un contratto privato, Angelo Fabiani, e come Ds Salvatore Avallone, uomo molto vicino all’ex Dg della Salernitana.

Una tentativo di dare una scossa che dovrà però coincidere con un cambio di rotta della squadra, apparsa ieri scarica e senza idee a cospetto di un Milazzo ben organizzato e compatto, che continua a sorprendere, meritando probabilmente il primo posto in campionato in condominio con la corazzata Vigor Lamezia. Per il Messina la stagione è ancora lunga, ma il distacco dai quartieri alti comincia a farsi rilevante e serve per questo tornare presto alla vittoria, conquistare punti e trovare anche un gioco che non sia riconducibile alla sola giocata del singolo. Viste le decisioni di “tagliare” Pecorelli e Solaroli, probabile a questo punto che nelle prossime settimane il Messina possa continuare a guardarsi intorno per rinforzare un organico che non ha ancora trovato una sua “stabilità”, portando Infantino a cercare di comporre uno schieramento base in corso d’opera, provando continuamente uomini e ruoli. Soprattutto per ciò che riguarda gli under.

Poi, alla riapertura del mercato, potrebbe essere attuata una minirivoluzione per rilanciare una squadra che punta alla promozione ma che nelle prime sei partite ha portato a casa solo sette punti e una vittoria. Attualmente in rosa ci sono calciatori che non hanno nemmeno esordito, come Piervincenzi, Nardoni e Crisafulli, altri provati, utilizzati e accantonati, come Nuccio e La Fortezza. Un cantiere aperto dove nelle ultime settimane hanno trovato spazio gli ultimi arrivati Mangiarotti e Apicella. Un cantiere che dovrà avere una sua conformazione salda al più presto, consentendo così all’allenatore di lavorare su un impianto di gioco solido e sicuro. D’altronde anche lo scorso anno, dopo un girone di andata disastroso, Gaetano Di Maria, con una squadra dal tasso tecnico inferiore ma con una quadratura del cerchio ritrovata da dicembre in poi, riuscì a compiere il miracolo di raggiungere la salvezza. (Negli articoli correlati in basso la cronaca della partita di ieri e le interviste del dopo gara. Foto DIEGO BUDA).

Emanuele Rigano

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