Torna il caos in casa Acr: Alfredo Di Lullo attacca pesantemente Arturo Di Mascio: tutta la verità sugli ultimi 15 mesi. La replica: concentrati sul ripescaggio

Torna il caos in casa Acr: Alfredo Di Lullo attacca pesantemente Arturo Di Mascio: tutta la verità sugli ultimi 15 mesi. La replica: concentrati sul ripescaggio

Torna il caos in casa Acr: Alfredo Di Lullo attacca pesantemente Arturo Di Mascio: tutta la verità sugli ultimi 15 mesi. La replica: concentrati sul ripescaggio

venerdì 16 Luglio 2010 - 17:05

Un rapporto che sembrava solido, “scoppia” all’improvviso. L’imprenditore romano si era defilato qualche settimana fa, dopo aver rivestito il ruolo di presidente dall’asta del marzo 2009 al recente passaggio di mano. I perché della “rottura” in una lettera alla città

Fin dal principio, da quell’asta del 29 marzo 2009 dalla quale nacque l’avventura ufficiale dell’Associazione Calcio Rinascita Messina, acquisendo il ramo sportivo d’azienda del fallito Acr Messina, Alfredo Di Lullo e Arturo Di Mascio sembravano essere una persona sola. L’imprenditore romano, proprietario della IlFord, batte la “concorrenza” dei Criniti e di Caminiti, sorride a Marcella Chiericella, afferra il cellulare e telefona all’amico ex presidente della Casertana: “Arturo, è fatta!”. Solo qualche giorno dopo si saprà che lo stesso Di Lullo non è solo in riva allo Stretto, ma a supportarlo c’è proprio Di Mascio. Per settimane il -tipo- di rapporto esistente tra i due resta un mistero. Si parla prima di una sponsorizzazione attraverso la Irw International. Poi, nel corso di una conferenza stampa infuocata, dopo giorni di rinvii e dubbi sulle effettive volontà del nuovo gruppo, Di Mascio fa il suo ingresso ufficiale come “consigliere del presidente”. Il tempo passa e la posizione muta: prima finanziatore esterno, poi consulente, ancora patron, infine presidente, qualche settimana fa. Di Lullo in oltre un anno e mezzo compare ad intermittenza, fino a defilarsi. Oggi la presa di posizione, in alcuni passaggi dura. Un dire e non dire che lascia molti punti interrogativi sul cosa possa essere veramente accaduto.

«Le innumerevoli vicende che hanno interessato sempre più pregnantemente la mia vita imprenditoriale e personale, mi inducono a comunicare per chiarezza trasparenza nei riguardi della città di Messina, dei suoi sportivi e tifosi, quanto accaduto nel corso degli ultimi 15 mesi – esordisce Di Lullo -. Allorquando decidevo, spinto dalla forte passione dell’avvocato Maurilio D’Angelo, di acquistare il ramo sportivo dell’azienda calcistica Fc Messina, lo facevo per rinverdire i fasti di una comunità sportiva tra le più passionali del panorama calcistico nazionale. I primi mesi, con la collaborazione dell’avvocato D’Angelo, il progetto possedeva una credibilità (ed una coesione) garantita dai rapporti che il professionista mi presentava e i cui “protagonisti” dichiaravano (per l’amicizia con quest’ultimo) la più ampia disponibilità ad una collaborazione e condivisione. Ciò con un inserimento anche nel tessuto socio economico che l’avvocato stesso aveva individuato per collegare la gestione calcistica ad un progetto imprenditoriale di crescita con la città. Purtroppo, l’ingerenza del sig. Arturo Di Mascio (presentatosi come esperto uomo d’affari, consulente calcistico e da me accettato, con colpevole ingenuità, come amico), conduceva chi mi aveva affiancato ad allontanarsi e me a ritenere valido un progetto alternativo. Le promesse (e denigrazioni) del Di Mascio, poco alla volta, si tramutavano in gestione esclusiva che lo stesso mi indicava come necessarie per realizzare importanti obiettivi (non si comprende quali)».

«Non solo – continua Di Lullo -. Le operazioni commerciali e calcistiche, quest’ultimo le affrontava e conduceva in piena autonomia e senza che io potessi né conoscerle né tantomeno condividerle. Ad ogni richiesta da parte mia di potere adeguatamente controllare il percorso ed, eventualmente, consentire la verifica a soggetti di mia fiducia, lo stesso opponeva un netto rifiuto (fermo qui ogni ulteriore disamina e considerazione). L’ovvia conseguenza è stata la forzata cessione delle quote della società il 31 maggio 2010 alla signora Chierichella. Successivamente, più accurate verifiche (ancora in corso) mi servivano per chiarire alcune circostanze (ed operazioni) compiute dal Di Mascio e dai suoi collaboratori, di natura presumibilmente depauperativa e delle quali, per le opportune indagini, si sta occupando anche l’autorità competente. Questo che definirei più propriamente uno “sfogo” (e certamente non un comunicato stampa…..) è determinato dalla mia volontà di chiarire alla città l’esatto contorno delle vicende ed a dichiararmi disponibile per qualsiasi opera “riparatoria” di ciò che per primo sto subendo e della quale Messina sportiva è vittima. Sarebbe stato (e lo è tutt’ora, in tutte le sedi e con l’aiuto di chi ha a cuore le sorti di Messina) mio interesse unire, senza profitto, le realtà cittadine per restituire dignità ad un progetto, seguendo ciò che l’avvocato D’Angelo per primo e altri miei collaboratori desideravano fare per l’intera città».

Dopo la pubblicazione della lettera da parte degli organi di informazione, la proprietà dell’Acr ha inviato un comunicato, specificando l’intenzione di non replicare alle accuse mosse da Di Lullo: «L’Acr Messina Srl non intende replicare alle gratuite affermazioni riportate all’interno di una nota stampa diffusa, questo pomeriggio, dall’ex presidente Alfredo Di Lullo, dal momento che la società è impegnata per l’istruzione della pratica per il ripescaggio in Seconda Divisione. L’Acr Messina Srl, infatti, dopo le determinazioni assunte dal Consiglio Federale di oggi, intende presentare formale richiesta di ripescaggio per tentare di riportare il calcio cittadino nelle categorie professionistiche, che competono alla piazza Messinese. Il legale Edoardo Chiacchio, con la collaborazione dell’avvocato Roberto Bonavita, sta curando l’istruttoria della documentazione che va inoltrata, com’è noto, entro il prossimo 23 luglio».

Consiglio Federale della Figc che ha definito l’esclusione dell’Ancona in B e di 12 formazioni in Lega Pro. Già altre 8 squadre non avevano presentato la domanda di iscrizione entro il termine del 30 giugno, quattro in Prima Divisione (Gallipoli, Mantova, Perugia e Rimini), altrettante in Seconda (Itala San Marco, Monopoli, Pescina Valle del Giovenco e Scafatese).

Il Consiglio ha esaminato i risultati delle verifiche e degli accertamenti svolti da Covisoc, Commissione criteri infrastrutturali e Commissione criteri sportivi ai fini della concessione della Licenza Nazionale per l’ammissione ai Campionati professionistici per la stagione 2010/2011:

Serie B

Parere contrario al ricorso dell’Ancona (Covisoc)

Parere favorevole al ricorso dell’Ascoli Calcio e del Portogruaro

I Divisione

Parere favorevole per le società:

Cavese – Cremonese – Foggia – Gubbio – Salernitana – Spal – Triestina – Esperia Viareggio.

Parere contrario per la società:

Figline (Covisoc)

II Divisione

Parere favorevole per:

Chieti – Crociati Noceto – Fondi – Gavorrano – Milazzo – Montichiari – Paganese – Prato – Rodengo – Sangiovannese – Villacidrese

Parere contrario per:

Pro Vercelli (Covisoc) – Sangiustese (Covisoc e Commissione criteri infrastrutturali)

Non è stata concessa altresì la Licenza Nazionale per l’ammissione al campionato delle società:

Potenza: per non aver allegato al ricorso alcuna documentazione idonea a sanare le

carenze contestate in prima istanza dalla Covisoc;

Legnano: la lettera-ricorso non era corredata dalla tassa di reclamo (prescritta a pena

di inammissibilità) ed era priva di qualsiasi motivazione e di qualsiasi documentazione, restando così insanate le carenze contestate in prima istanza dalla Covisoc.

Non hanno presentato ricorso le società Arezzo e Real Marcianise in I Divisione; le società Alghero, Cassino, Manfredonia, Olbia e Pro Vasto in II Divisione.

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