Caso Croce, il Consiglio dice sì alla decadenza per le assenze

Caso Croce, il Consiglio dice sì alla decadenza per le assenze

Giuseppe Fontana

Caso Croce, il Consiglio dice sì alla decadenza per le assenze

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martedì 12 Marzo 2024 - 21:45

"Presente 8 volte su 167 sedute". La palla passa al consigliere per le consuete controdeduzioni

MESSINA – “Sì” alla decadenza. Con 16 voti favorevoli e 14 contrari su 30 presenti (assenti il diretto interessato e la consigliera Vaccarino per motivi personali), la proposta di delibera è stata approvata a maggioranza dal Consiglio comunale. Una proposta di delibera sulla decadenza di Maurizio Croce dal ruolo di consigliere comunale in virtù delle numerose assenze e delle giustificazioni generiche (o assenti) che ne dimostrerebbero il disinteresse verso il cosiddetto civico consesso.

Ora la palla passerà proprio al consigliere di Forza Italia, che è anche soggetto attuatore al dissesto idrogeologico: avrà tempo dieci giorni, dal 19 marzo, per le controdeduzioni, come accaduto nel caso precedente relativo a incompatibilità e ineleggibilità, poi bocciato dal Consiglio.

Croce aveva chiesto il rinvio

Il dibattito è stato, come sempre, lungo e acceso. Ad aprirlo è stato il presidente del Consiglio Nello Pergolizzi, che ha spiegato come Croce abbia inviato una giustificazione chiedendo il rinvio della seduta, richiesta che non è stata accetta. Poi Pergolizzi ha spiegato che “Croce avrà dieci giorni di tempo per controdedurre, eventualmente, la delibera votata”. E ha passato la parola alla dottoressa Laura Strano, che ha illustrato la delibera, spiegando che la decadenza nel regolamento comunale “parla di sei assenze consecutive, se non ci sono giustificati motivi comunicati al segretario generale. La decadenza viene decisa dal Consiglio”.

Subito dopo la dottoressa Strano è entrata nel merito delle assenze di Croce: “In questo caso non si parla tanto delle sei assenze consecutive senza giustificazioni ma della validità dei motivi stessi. Il Consiglio decide, è esclusiva competenza sua stabilire se queste giustificazioni siano fondate, rilevanti, o se creano disagi”. La dirigente ha più volte sottolineato che le giustificazioni devono essere appunto fondate “per escludere che ci sia disinteresse”, ma in questo caso “le giustificazioni sono generiche. Su 153 sedute dall’elezione al 31 dicembre 2023 è stato assente a 145 sedute di Consiglio e non è stato mai in commissione. Ci sono 22 assenze non giustificate completamente, anche se non consecutive. Le assenze consecutive, ad esempio dal 21 luglio al 13 ottobre, sono in parte genericamente giustificate e in altra parte non giustificate del tutto. Se stabilite che queste giustificazioni generiche non sono valide, diventano come non giustificate validamente”.

La dottoressa Strano ha spiegato che quasi sempre si parla di “impegni improrogabili collegati all’attività lavorativa, a volte successivi o preventivi”. Poi ha ricordato: “Al consigliere va garantito il contradditorio, quindi potrà spiegare lui a dieci giorni dal voto. Non metto in dubbio quello che dice, ma si parla di assenze sistematiche e numerose”.

Il dibattito tra Carbone e la segretaria Carrubba

Dario Carbone ha poi chiesto alla segretaria generale Carrubba “se e come l’attività della presidenza nel giustificare le assenze di Cateno De Luca” sia assimilabile alla stessa attività fatta con Croce. Il consigliere ha incalzato: “Come può essere compatibile la delibera che comporta alla contestazione di queste assenze, che sono comunque state giustificate, se precedentemente non è stato fatto? Voglio capire come si bilanciano le due cose”. A rispondere è stata la segretaria generale Rossana Carrubba: “La giurisprudenza dice che il consigliere può giustificare anche in maniera postuma ma non in maniera generica. In questa proposta si ritiene che le giustificazioni del consigliere Croce siano state generiche, con una frase di stile si direbbe in gergo giuridico. E questo è supportato dal Tar per fattispecie analoghe. L’iniziativa, ricordo ai consiglieri, può venire da consiglieri stessi, da gruppi consiliari, dalla presidenza, dalla Giunta, dal sindaco: in ogni caso ci vuole sempre chi presenta una proposta. Nel caso dell’onorevole De Luca, nessuno ha presentato una proposta”.

La richiesta di Gioveni

Libero Gioveni ha attaccato: “Oggi apprendo che chi si assenta deve giustificare in maniera dettagliata. Siccome io mi sono giustificato, quando è capitato, per motivi di lavoro, familiari o personali. Chiedo: se io mi devo giustificare per motivi di lavoro cosa dovrei scrivere? Che sono assente perché devo produrre una proposta di spesa per una gara d’appalto per la manutenzione di una nave o che devo produrre un qualche documento? E se il mio capo mi fa licenziare per i dettagli? Andiamo ai motivi familiari: spesso accompagno mia madre per visite mediche. Devo essere più preciso, ma se mia mamma mi denuncia perché violo la sua privacy? O ancora i motivi personali: devo produrre un certificato medico se ho avuto un attacco di dissenteria? Sono domande banali ma a questo punto sono domande opportune. Stiamo parlando del nulla. Dico chiaro, e non me ne voglia il collega Croce: se ci fosse una delibera sulla questione etica e morale voterei subito sì, ma qui si parla di una delibera con contenuti specifici supportati da riferimenti giuridici vari, che crea però un precedente. Allora io domani potrei voler sindacare sulle assenze dei colleghi commercialisti in aula, chiedendo loro a chi fanno la dichiarazione dei redditi”.

E la risposta della segretaria: “Il punto è il disinteresse”

Ma la segretaria generale Carrubba frena: “Il fondamento non è la giustificazione generica, ma che attraverso queste ripetute giustificazioni generiche il consigliere manifesta il disinteresse rispetto alla carica. Non è che il Tar o il Consiglio di Stato chiede di dettagliare e spiegare dov’eri e cosa facevi, ma ritengono legittima la decadenza nei casi in cui le giustificazioni generiche fanno ritenere che il loro componente manifesti un sostanziale disinteresse verso lo svolgimento della carica. Il punto è questo, non è la motivazione generica. Ma questa, ripetuta così tante volte, evidenzia, se il Consiglio comunale decide così, che il consigliere ha manifestato disinteresse a svolgere il suo mandato. Ovviamente un consigliere può anche assentarsi due anni purché ci sia un motivo valido: il Tar dice che se dal motivo generico emerge questo disinteresse la pronuncia di decadenza del Consiglio è legittima”.

Il dibattito si è animato

E ancora Giandomenico La Fauci (Ora Sicilia), che ricalca quanto chiesto da Gioveni: “Vorrei chiedere quali giustificazioni dovremmo dare a questo punto, io e i colleghi. E inoltre chiedo di allegare le giustificazioni del collega Croce alla delibera, perché magari io definisco la parola generica in un modo e lei in un altro”. Ma la dottoressa Strano ha spiegato che “sono tutte elencate nella delibera”. Il dibattito si è animato e ha preso la parola Pippo Trischitta, in quota maggioranza, richiamando al caso di quando “questo provvedimento fu fatto nei confronti del consigliere Giunta nel 2003, ma si parlava di poche assenze e il Consiglio giudicò di non procedere. Il punto è chiaro: qui non si parla di una singola giustificazione o di una sola assenza. Qui parliamo di molte di più e tutto parte da sei assenze consecutive, questo è il punto. Il procedimento si apre così”.

Il Pd è poi intervenuto con Antonella Russo, che ha citato l’articolo 51 della Costituzione e spiegato che “è giustificata l’assenza dal lavoro, perché la carica pubblica è talmente tanto importante che non può essere ostacolata da alcun datore di lavoro. Scendendo a livelli nostrani, credo che a prescindere dalle valutazioni di parte e di convenienza, siamo qui come rappresentanti dei cittadini. Siamo la voce dei cittadini. Mi chiedo sempre cosa chiederebbe un messinese. Secondo me ciò che ha detto la segretaria generale non ha nessun’altra integrazione e lo dico io che spesso ho contestato le sue argomentazioni. Il problema non è la singola giustificazione, perché se lo fosse non varrebbero le giustificazioni di nessuno di noi. Dobbiamo valutare il comportamento di un consigliere comunale che ha il dovere di essere qui: bisogna guardare alla condotta generica. Nessuno di noi è mancato sei volte né 66 volte. Mi spiace parlare di un collega, è sgradevole, ma abbiamo un ruolo nel quale non siamo né di destra né di sinistra né di sopra né di sotto, ma soggetti istituzionali. La condotta generale del collega dà adito a pensare che c’è disinteresse verso lo svolgimento di quel ruolo pubblico, lo possiamo nascondere? Possiamo dire che non c’è, quando non c’è una presenza in commissione o una in Consiglio, se non nel 2 o 3 per cento dei casi? I numeri e i fatti ce lo dicono”.

La provocazione di Caruso

E poi Carbone, che ha risposto a Trischitta specificando che “in questo caso non ci sono le sei assenze non giustificate”. Giovambattista Caruso, capogruppo Dc, ha provocato: “Non è una materia semplice da maneggiare. Comprendo che le assenze reiterate del consigliere sfocino in un’assenza di interesse, può essere un ragionamento che sta in piedi. Ma chi può sindacare se il consigliere Croce condivide con i gruppi del centrodestra I lavori dell’aula dall’esterno? Lo dico perché potrebbe ritenersi una manifestazione di disinteresse anche da parte di un collega, e non mi riferisco a nessuno, che viene e riscalda la sedia senza contribuire in alcun modo. Non è anche questo un modo di non essere interessato? Magari il consigliere Croce dà un contributo maggiore pur non essendoci. Per questo la materia è molto più complicata della semplice non presenza in aula. Anche la presenza non interessata secondo me è disinteresse”.

Il lungo intervento di Calabrò

E il capogruppo del Pd Felice Calabrò ha risposto: “Chi è in aula ha comunque un udito e un dito che pigia per votare. Nemmeno io mi riferisco a nessuno di questi consiglieri, ma capisco che il collega Caruso abbia voluto lanciare una provocazione. Rispetto a questo mi sento di dire che comunque la presenza significa partecipare a delle votazioni”. Poi si è rivolto a Gioveni: “Il collega Gioveni l’8 gennaio 2024 ebbe a dire da questi banchi che se gli avessimo proposto una delibera sulle assenze avrebbe detto subito sì. Il punto vero è che su 167 Consigli fino a oggi dal 13 luglio 2022, giorno del nostro insediamento, il collega Croce ha partecipato a soltanto 8 Consigli, tra cui il primo di insediamento e quelli relativi alla querelle della nomina del presidente. Non è più una questione di assenze consecutive, di motivi, o di altro, ma il disinteresse oggettivo, non soggettivo, perché il collega Croce potrebbe essere anche interessato al destino della città ma il suo disinteresse è palese perché non c’è mai. Buona parte di voi, grazie a Dio, ha un impiego. E legittimamente beneficia, ai fini dello svolgimento del ruolo di consigliere comunale, della legge 30 e di tutte quelle norme che, grazie all’articolo 51 della Costituzione, tutelano il consigliere lavoratore che così si assenta dal lavoro per assolvere alla funzione che nessuno gli ha imposto”.

E ancora: “Vero è che, nel caso di specie, il collega Croce non si è cercato i voti come hanno fatto i consiglieri. Se lui avesse fatto la candidatura al Consiglio comunale oggi non ci sarebbe, perché ci vogliono i numeri sul territorio. Il ragionamento è che grazie a una norma particolare il miglior perdente tra i candidati sindaco diventa consigliere comunale, il vulnus della vicenda è qui. Capisco i consiglieri che difendono una posizione, ma ve lo dico francamente: ci sono posizioni che sono indifendibili, ce lo siamo detti tutti, e assistere a queste difese d’ufficio mi fa molto specie e molto male quando sono esposte da consiglieri che ogni giorno meritano quel ruolo sul campo, perché costantemente sul pezzo e pronti a difendere il territorio. Il tema vero è stabilire se un consigliere su 167 sedute, senza considerare le commissioni, mostra interesse presenziando a 8 incontri e giustificando a posteriori, tre mesi dopo, tutta una serie d’assenze. E giustificando le sue assenze per motivi di lavoro. Ma la regola è la presenza, l’assenza è l’eccezione, sennò tutta la normativa in materia non avrebbe senso”.

Milazzo: “Croce chieda scusa”

Margherita Milazzo, di Sud chiama Nord, ha poi preso la parola: “Ero assente durante la trattazione della delibera precedente ma specifico che non l’avrei votata perché non la vedevo chiara. Questa delibera, invece, non doveva avere motivo di esistere perché il consigliere Croce dovrebbe chiedere scusa alla città. Non è giusto che siano passati quasi due anni ed è vero, sono d’accordo con il consigliere Calabrò quando dice che ci potrebbe essere un’altra persona che fa politica attiva e si interessa al territorio. Abbiamo un ruolo fondamentale e siamo stati eletti dal popolo, rappresentiamo i cittadini ed è giusto partecipare attivamente alla vita politica”.

Poi tre emendamenti, le dichiarazioni di voto, lunghissime, e il voto stesso: 30 presenti, 16 sì e 14 no. La proposta passa a maggioranza e ora la palla passa di nuovo a Croce.

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Un commento

  1. Fuori…..e basta.
    Avere più incarichi e occupare più poltrone porta a questo.

    9
    7

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