Caso Croce, nulla di fatto: la decisione è stata rinviata di un mese

Caso Croce, nulla di fatto: la decisione è stata rinviata di un mese

Giuseppe Fontana

Caso Croce, nulla di fatto: la decisione è stata rinviata di un mese

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lunedì 08 Gennaio 2024 - 18:00

Lungo dibattito in aula sull'incompatibilità o ineleggibilità del consigliere di FI. La richiesta di ricevere il parere dell'avvocatura di Stato ferma tutto

MESSINA – Il caso Croce apre l’attività del Consiglio comunale per il 2024 e si prepara a tenere banco per settimane, forse mesi. Sicuramente, almeno per uno. Questo perché dopo un lunghissimo dibattito sul tema dell’incompatibilità del consigliere di Forza Italia, ex candidato sindaco, si è arrivati a un rinvio di 30 giorni. A presentare la mozione è stato il centrodestra, che ha chiesto al presidente del Consiglio comunale Nello Pergolizzi di chiedere ufficialmente che venga inoltrato ai consiglieri il parere dell’avvocatura di Stato reso a Croce mesi fa e di cui non si conosce il contenuto. Un documento che permetterà, secondo quanto emerso nel dibattito, di votare la delibera in maniera consapevole.

Il lungo Consiglio durato oltre tre ore

Si è partiti con Nello Pergolizzi a leggere la delibera insieme alla dottoressa Laura Strano. Un intervento lunghissimo, completato con l’illustrazione e con un breve intervento del presidente del Consiglio stesso: “Con questa delibera non viene sancita la decadenza ma è una procedura di garanzia del consigliere Croce. Perché lui stesso avrebbe la possibilità di controdedurre e così dopo ogni singolo consigliere potrà avere l’idea precisa di come votare. Non votando questa proposta di delibera potrebbero essere lesi diritti soggettivi di eventuali controinteressati che avrebbero interesse a fare il proprio ingresso in Consiglio comunale”.

Il capogruppo del Pd Felice Calabrò ha poi aperto il dibattito: “Più volte, anche con toni sbagliati, è stato detto che il consigliere Croce è ineleggibile. Lui si è difeso, ha dibattuto e ha detto la sua. Ma al Consiglio è necessario fornire gli elementi per decidere bene. Non è un punto politico, ma di legalità: noi dobbiamo stabilire la legalità nella costituzione di quest’organo. Se lui è eleggibile, compatibile, rimarrà con noi. Se non lo è non può rimanere in quest’aula. Noi dobbiamo ristabilire le regole. E lo facciamo adottando un atto che è garanzia per il collega Croce. Noi gli stiamo dando un’opportunità, così la smettiamo con questo vociare: è assente, è presente, è ineleggibile, eccetera. Bisogna mettere un punto di verità”.

Libero Gioveni, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha poi parlato del caso delle assenze: “Perché non si fa assolutamente riferimento alle assenze nella delibera? Parliamo di assenze reiterate e non giustificate, questo sì che ci avrebbe fatto votare subito per la decadenza. Vi ha fatto cambiare idea il numero di assenze dell’ex presidente del Consiglio Cateno De Luca?”. Poco dopo, dallo stesso partito, è Dario Carbone a chiedere se ci sia la possibilità che lo stesso Croce possa contestare l’eventuale voto, per poi chiedere anche lui delle assenze. La dottoressa Strano ha spiegato che “il report delle assenze non è stato ancora esitato completamente e per questo non vengono citate”.

In quota Pd, ha poi parlato Antonella Russo definendo quello odierno “uno step necessario, di studio, per analizzare la situazione in ogni suo elemento. E per questo mi riservo di fare domande tecniche per votare in coscienza, nel rispetto delle norme, ma solo dopo aver visionato tutti i documenti in questione. Ogni consigliere ha il diritto di leggere il parere dell’Anac e quello dell’avvocatura di Stato per poi votare in maniera asettica. L’apertura di questo procedimento non significa dichiarare la decadenza di nessuno. Ce ne vorranno due, anzi probabilmente tre. Perché? Per la tutela della legittimità di questo consesso che non può più mettere la testa sotto la sabbia: questo significherebbe non votare il provvedimento. La procedura è chiara: ci saranno i 10 giorni per i chiarimenti e le carte, poi per chiudere in un senso o nell’altro. Non parliamo delle qualità personali, professionali e istituzionali di un collega, ma solo del diritto di permanenza in quest’aula”.

Dopo è intervenuta anche la maggioranza, con i consiglieri Pippo Trischitta, capogruppo di Con De Luca per Basile, e Giuseppe Schepis. Quest’ultimo ha parlato nuovamente del parere dell’avvocatura di Stato spiegando che avere quel documento potrebbe risultare decisivo. E così, dopo una sospensione, è stato Libero Gioveni a farsi portavoce del centrodestra: “Ricevere il parere dell’avvocatura dello Stato sarebbe un elemento in più che potrebbe consentire a tutti e 31 i consiglieri comunali di valutare meglio, perché come spiegato precedentemente ognuno potrebbe decidere di votare autonomamente e non come gruppo. Riteniamo che il presidente del Consiglio possa chiedere a nome di tutti di avere notificato da parte dell’avvocatura questo parere. Chiediamo che venga messa ai voti, fermo restando che questa potrebbe essere un’opportunità anche per chi era assente di votare in maniera piena e consapevole quest’eventuale avvio del procedimento. Non è più una questione politica: così ogni consigliere potrà votare in maniera consapevole”. La mozione formalizzata da Gioveni mette d’accordo quasi tutti.

Il capogruppo di Con De Luca per Basile, Pippo Trischitta, ha chiesto così un rinvio a 15 giorni, ma i tempi potrebbero essere molto più lunghi. In ogni caso il consigliere si è dichiarato favorevole. Ma Felice Calabrò chiede: “Abbiamo titolo per chiedere all’avvocatura di rendere pubblico questo parere e di renderlo a quest’organo? Se sì, ottimo. Ma è ovvio che una richiesta del genere fa il paio a una nuova richiesta da fare al consigliere Croce, che ha il parere e potrà rendercelo. Anche in questo caso, se è sì la sua risposta, posso essere d’accordo. Ma deve essere chiaro che nessuno vuole mettere in difficoltà un altro consigliere comunale. Se noi siamo nella condizione e nella legittimità di fare questa richiesta possiamo procedere. Ma i tempi? Ribadisco che la delibera da esitare oggi avrebbe avviato un procedimento con tempistiche precise anche per esibire questo documento. I colleghi hanno però questa necessità, sono d’accordo, allora bisogna stabilire un termine: entro che termine il rinvio?”.

Pergolizzi ha quindi lanciato una controproposta: “Propongo di aggiornare a 10, massimo 15 giorni, e intanto scriverei a nome di tutto il consiglio spiegando al collega Croce che i consiglieri hanno quest’esigenza. Per quanto riguarda l’autorità nella richiesta all’avvocatura, è da verificare: presumo l’abbia il sindaco”. Gioveni non ci sta è ha ribadito l’esigenza di votare la sua mozione e si arriva allo scontro sulle tempistiche: “Se oggi votassimo il centrodestra potrebbe affossare la delibera, la nostra è invece un’apertura per avere più elementi. Se fosse qualcosa di meramente politico sarebbe già finita. Vogliamo entrare nel merito dell’incompatibilità”. Alla fine la mozione, senza votazione, è stata accolta con Pergolizzi a stabilire che entro un mese si avranno notizie.

Prima del Consiglio, l’attacco di Forza Italia

Dopo l’attacco del Pd arrivato domenica, tra l’altro, il coordinamento provinciale di Forza Italia aveva difeso il proprio consigliere a un’ora dalla seduta con al centro proprio il tema dell’ineleggibilità e della decadenza di Croce. In un nota si legge: “È davvero esilarante che il PD affronti questo tema in prossimità di una seduta di consiglio comunale così delicata. Da un lato ribadisce l’opportunità a non esercitare alcun tipo di pressione e dall’altra invita ad avviare a conclusione la vicenda. Ed è anche inverosimile che l’impegno e la passione di un rappresentante della Città sia commisurata alla presenza fisica e non alle attività che il singolo consigliere attiva nell’interesse di Messina. Lo stillicidio di ricorsi e contro ricorsi avverrà proprio subito dopo l’eventuale decadenza a causa dei proseliti di chi si sente già consigliere comunale senza che ve ne sia una certezza giuridica. Almeno per una volta il Partito democratico abbandoni i propri metodi, metta da parte i propri interessi politici e dimostri di guardare a quelli della città e non all’ipotesi di conquistare una poltrona a Palazzo Zanca”. Tra botta e risposta, tutto rinviato a febbraio.

Un commento

  1. Chi l’ha visto in Comune? Deve dimettersi anche se fra un mese.

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