La Messina che amo

La Messina che amo

Emanuele Ferrara

La Messina che amo

domenica 25 Marzo 2012 - 18:36

Riflessioni di Emanuele Ferrara da Prato, che la sua Messina fatta di odori, sapori, ricordi, la porta nel cuore sempre, nonostante i cambiamenti e le amarezze.

Gentile Redazione,
per molti viaggiatori la conoscenza della Sicilia comincia a Messina dopo aver sbarcato dal ferry boat. Per me è stato diverso, io ci sono nato. Questa è la mia città. Ne conosco i sapori, gli odori, i posti segreti, i suoi antichi difetti, le sue grandi sfortune, i suoi inconfondibili paesaggi. Ci ho trascorso l’infanzia tra ricordi incancellabili e gli odori penetranti dei mandarini ancora verdi e del gelsomino che mi arrivava in faccia a primavera. Prodigi di una terra misteriosa, senza tempo, dai colori violenti e dai sapori particolari che a volte ho odiato facendomi venire la voglia di andarmene, di partire, di allontanarmene. Ma è più forte di me. Finisce che me la porto sempre dentro la mia amata Messina. Quando mi sembra di conoscerla bene, ne scopro altre virtù. E come se mi mancasse qualcosa. Che cosa ne sanno i ricchi signori del nord della mia terra? Loro che il Paradiso se lo devono costruire e non lo hanno trovato dietro la porta come abbiamo fatto noi siciliani? Ma quel che più mi ferisce è l’incuria, la sporcizia, il disinteresse. Vedere la mia gente insensibile ai gravissimi problemi che affliggono la città, mi rattrista profondamente e mi convince sempre di più che la qualità dei cittadini messinesi è talmente bassa che è inutile farsi illusioni. Chiunque venga a governare la nostra città, non potrà mai ottenere risultati positivi, perchè il livello culturale e il senso civico della popolazione è pressocchè nullo. Cammino molto a piedi quando vengo a Messina, e così dovrebbero fare i nostri cari amministratori, Sindaco compreso, ma cosa vedo in giro? Cumuli di rifiuti mai raccolti, discariche a cielo aperto, mobili vecchi, frigoriferi e quant’altro abbandonati nei marciapiedi, panchine distrutte, cordoli di marmo staccati dalle aiule e fatti a pezzi ( vedi aiuole della Casa Pia, della Passeggiata a Mare e della Villa Mazzini), lastre di vetro frantumate anche nella centralissima via Garibaldi, tra l’indifferenza e l’apatia generale. Per non parlare dei marciapiedi invasi dagli escrementi dei cani. E pensare che hanno installato dei contenitori! Ma quanti se ne servono? E poi quelle baracche, quei luoghi malsani, quei tuguri che come magma decennio dopo decennio, occupano ancora vaste zone delle periferie .Da Maregrosso a Camaro, da Giostra a Bisconte da Volano a Mangialupi, così recita il rosario delle zone degradate. Un ghetto di oltre 3000 baracche, occultato con sipari di cemento e montagne di promesse. Eccola qui la più grandi baraccopoli d’Italia, Messina terra di nessuno in cui tutto è sopire e troncare. La speranza dei messinesi onesti di veder sparire tutte le baracche a 100 anni dal terremoto del 1908, è stata ancora una volta tradita! Cento anni non sono stati sufficienti a far rinascere questa città. Messina avrebbe bisogno d’altro per risolgere! I cittadini sono sempre più smarriti, non ottengono risposte dalle istituzioni ridotte ormai a comitati d’affari di uomini senza scrupoli che si fanno eleggere per soddisfare le loro ambizioni personali, ed è quasi certo che da noi non cambierà mai nulla! Ma perchè premiare una classe politica che ci mantiene nel sottosviluppo? Una spiegazione teorica stà nel fatto che a Messina come pure in molte zone del paese, la politica non opera indirizzando il sistema verso gli investimenti e lo sviluppo bensì esclusivamente verso la ricerca del consenso, con una pratica semplicemente distributiva. Da noi non ci sono diritti e doveri, ma favori e scambi. Quando i messinesi vanno avotare pensano sempre a chi offre loro di più, non pensano affato agli interessi generali della città. Ecco che cosa succede ormai da molti anni a Messina, ed ecco perchè a Messina e in Sicilia, rispetto alle grandi risorse che entrano non si crea occupazione. Tuttò ciò non fa che alimentare il bisogno e la precarietà, elementi indispensabili per mantenere inalterato il bacino elettorale. In questo contesto socio-economico si infiltra la criminalità, che trova il terreno fertile e adatto alle proprie capacità espansive. Ringraziando per l’attenzione, auguro alla Vs. rubrica, i migliori successi.

Emanuele Ferrara da Prato

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