L'arte del non fare

L’arte del non fare

L’arte del non fare

lunedì 10 Dicembre 2012 - 07:11

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Sono tante le cose che facciamo e viviamo ogni giorno, molte di queste sono esperienze routinarie, sempre le stesse, giorno dopo giorno. Di queste attività, quasi non ci rendiamo conto, la mente attiva una sorta di “pilota automatico” che ci consente di svolgerle senza dover impiegare la nostra attenzione cosciente in processi decisionali consapevoli. Ciò è molto utile: non decidiamo ogni mattina se fare colazione o no, se lavarci i denti o no, se vestirci e uscire di casa o no: sono decisioni che abbiamo già preso, la cui gestione affidiamo al nostro “pilota automatico”, che egregiamente ci consente di risparmiare tempo e fatica.

Facciamo pressappoco la stessa cosa con le scelte più importanti: non decidiamo ogni giorno che vogliamo essere persone oneste, che vogliamo fare il lavoro che facciamo, che vogliamo coltivare le relazioni che coltiviamo. Tutto procede senza eccessivi intoppi, facciamo ogni giorno le stesse cose, viviamo ogni giorno accanto alle stesse persone, allo stesso modo in cui percorriamo in automobile un tragitto che ripetiamo spesso: lo facciamo, ma se prestiamo attenzione, notiamo di essere giunti a destinazione senza ricordare come. Se siamo abbastanza fortunati riusciamo a ricordare che lungo il tragitto pensavamo alle preoccupazioni future, alla spesa da fare, alle bollette da pagare, oppure a questioni passate, al litigio avuto con nostro figlio, a quanto eravamo felici quando era piccolo e la preoccupazione maggiore erano i dentini che spuntavano. In un caso o nell’altro, eravamo impegnati a seguire il corso dei nostri pensieri e non a vivere il presente. Preoccupati per il litigio avuto, possiamo accompagnare nostro figlio a scuola sovrappensiero e non renderci conto che quei minuti passati in macchina insieme sono altro, non fanno parte del dissapore di prima, sono magari un buon momento per farsi una risata insieme prendendo spunto da quello che accade al di qua o al di là del finestrino e che noi, consapevolmente, osserviamo.

Coltivare la consapevolezza vuol dire provare a vivere il presente, momento per momento. Viverlo, osservare il mondo intorno, sentire ed indagare le proprie sensazioni corporee ed i propri pensieri, osservare tutto, notarlo e lasciarlo andare, senza correre dietro a nulla. Osservare per conoscere, in uno spirito di accettazione, senza voler giudicare o cambiare nulla. Senza l’ansia di fare. La consapevolezza è un’abilità che tutti noi abbiamo. Come ogni abilità va coltivata con l’esercizio. Più la pratichiamo, più siamo bravi a metterla in pratica.

Per coltivarla però è necessario l’ambiente adatto che, per fortuna, è sempre a portata di mano: non è un luogo fisico, ma un abito mentale. È il permesso che ci diamo di sospendere il nostro continuo fare e preoccuparci di ciò che facciamo. E’ un momento che ci ritagliamo all’interno della nostra giornata, durante il quale ci mettiamo seduti in un luogo tranquillo e ci permettiamo di non fare, di essere, semplicemente. E’ il permesso di essere e lasciar essere, senza intervenire sul corso delle cose. È un’isola di essere nel mare del fare. In questa isola impariamo ad osservare le nostre emozioni, i nostri pensieri, lasciandoli andare, senza esserne travolto.

Schematizziamo: ci ritagliamo un momento della giornata. Mettiamo da parte la fretta per un po’. Ci scegliamo un luogo tranquillo. Ci mettiamo seduti. Se ci sentiamo a nostro agio, chiudiamo gli occhi. La nostra mente è attenzione, consapevolezza, scegliamo un elemento semplice su cui focalizzarla: il respiro. Ci concentriamo sul respiro, lo osserviamo, notiamo l’aria che scende fredda nelle nostre vie respiratorie e risale, calda. Ne seguiamo il percorso. Ogni volta che un pensiero o una sensazione ci distrae, notiamo che è semplicemente un pensiero, una sensazione. Lo lasciamo andare e torniamo a focalizzarci sul respiro. Anche il fastidio che possiamo provare, o credere che l’esercizio sia inutile, sono pensieri, sensazioni. Li osserviamo e li lasciamo andare. Stiamo concentrati sul respiro per tre minuti e notiamo quante volte la nostra attenzione si allontana da esso e corre dietro i nostri pensieri. Gradualmente, nelle settimane, prolunghiamo la durata dell’esercizio. L’obiettivo non è allontanare i pensieri, bloccarli, modificarli, ma semplicemente imparare a lasciarli andare, così da divenire sempre più capaci di scegliere consapevolmente la direzione della nostra attenzione. Abbiamo appena fatto meditazione. Meditare vuol dire essere capaci di dirigere consapevolmente la propria attenzione su qualcosa, notando i pensieri, le sensazioni, i rumori intorno, ma lasciandoli andare in modo che la nostra attenzione possa rimanere focalizzata su quello che noi abbiamo scelto.

La meditazione è una pratica comune a tutte le filosofie e religioni, ciò che cambia è il linguaggio usato per descriverla ed i modi scelti per coltivarla. La meditazione che vi ho appena consigliato non fa riferimento ad alcuna filosofia o religione in particolare, non è un’esperienza mistica. E’ un’attività che mira a sviluppare una delle più grandi risorse di cui ogni uomo è, per natura dotato: l’attenzione.

Pratichiamo la meditazione sistematicamente ogni giorno, per qualche mese. Noteremo che gradualmente saremo sempre più capaci di prestare attenzione al momento presente e, cosa altrettanto importante, saremo sempre più capaci di dirigere noi il flusso dei nostri pensieri e di non esserne più dominati.

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana.

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

2 commenti

  1. CONSAPEVOLEZZA E LA MEDITAZIONE ….che ne e’ la premessa sono le attività più elevate che un essere umano puo coltivare. E’ la chiave per realizzare il potenziale assegnatoci da chi…. ci ha creato.
    Se avviassimo questo percorso suggerito dalla nostra encomiabile psicologa ,tutta la nostra vita di relazione interpersonale e sociale se ne avvanteggerebbe sino ad scongiurare perfino il “fallimento”verso il quale siamo inesorabilmente avviati. VE LI IMMAGGINATE I NOSTRI POLITICI CONSAPEVOLI E MEDITATIVI? Conoscendoli un pochino credo sia un utopia. Un consiglio ? Cominciamo a praticarla noi. L’ UNICA RIVOLUZIONE POSSIBILE E’ QUELLA INTERIORE.
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  2. Esattamente lo spirito che anima la rubrica!

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