"Il caso dell'ex Dg Foti. L'Atm una fabbrica di debiti. Carte in Procura"

“Il caso dell’ex Dg Foti. L’Atm una fabbrica di debiti. Carte in Procura”

Rosaria Brancato

“Il caso dell’ex Dg Foti. L’Atm una fabbrica di debiti. Carte in Procura”

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lunedì 01 Ottobre 2018 - 07:23

L'affondo del sindaco sulla gestione Foti, sulle cifre che ha incassato, sul piano industriale e sulle assunzioni senza copertura finanziaria

Il comizio l’ha fatto con l’ausilio di schede, grafici, slide. Documenti relativi a lettere, delibere, Piani finanziari, atti d’indirizzo, comunicati stampa, articoli di giornali.

Molte di queste carte sono in Procura. Altre ci arriveranno.

L’affondo più duro lo ha riservato all’Atm e la tensione è salita soprattutto quando, rivolto agli autisti interinali che stavano protestando con lo striscione “ci hai messo in mezzo a una strada, ma nessuno di noi ti ha minacciato” ha replicato “non è colpa mia, prendetevela con chi vi ha promesso cose illegali. All’Atm si entra per concorso”.

Toni che si sono inaspriti nel corso delle dichiarazioni sui conti dell’azienda, fino alla richiesta d’intervento della Digos.

Ma è il caso dell’ex DG Foti che ha interessato la fase iniziale del discorso sull’Atm.

Il 4 luglio del 2013 viene fatto fuori Conte, il direttore generale. La normativa prevede che l’amministrazione nomini un commissario con funzione provvisoria fino all’espletamento del concorso”.

L’amministrazione Accorinti nomina il dirigente Domenico Manna che effettivamente predispone il bando di concorso per ricoprire il ruolo di direttore generale Atm.

Le cose però vanno diversamente, come spiega il sindaco De Luca e nell’aprile del 2014 l’amministrazione Accorinti (attraverso due note firmate dall’ex sindaco e dall’assessore Cacciola) chiede al commissario di revocare le procedure concorsuali.

Il 3 aprile chiedono al commissario la revoca del concorso e lo invitano, con note successive, il 20 maggio, a nominare un Dg esterno per un anno, anche in virtù di una sinergia tra le Città Metropolitane di Messina e Torino nell’ambito del trasporto pubblico. E’ la stessa GTT di Torino infatti ad indicare il nome dell’architetto Giovanni Foti come possibile Direttore Generale”.

Il contratto annuale di esterno viene quindi firmato a fine maggio 2014 e poi confermato per un altro anno il 28 maggio 2015. Pochi giorni dopo però, il 1 giugno, Foti va in pensione e stando alla normativa (legge 14 del 2014) non può avere incarichi a pagamento dal momento in cui è andato in quiescenza. Potrebbe restare, ma solo a titolo gratuito. Così non avviene.

Foti è rimasto Dg fino all’estate del 2017, tramite rinnovi ed è stato lautamente pagato. Volete sapere quanto? Ecco le carte. L’indennità è di 90 mila euro lordi, ai quali devono aggiungersi altri 15 mila annui, i rimborsi di tutti i viaggi da Torino a Messina, l’auto aziendale, la casa pagata dall’azienda ed infine 400 euro in buoni pasto al mese. Insomma, non è stato trattato male a Messina. Eppure, a giugno 2017 dichiarava alla stampa: La rete del tram è il peggio del peggio. Mal costruita, mal collaudata. Per queste dichiarazioni è stato premiato ed è diventato Presidente dell’Atm. Ma non è finita qui…”

De Luca mostra una richiesta di chiarimenti, datata gennaio 2018, trasmessa da Foti come presidente, al Comune e nella quale si chiede se la cifra da corrispondere al presidente Atm sia di 3.500 euro mensili lorde e quella dei componenti del Cda di 3 mila euro lordi. La norma infatti prevede che la cifra sia rispettivamente di 3 mila euro per il presidente e 2.500 per il Cda, ma la querelle va avanti fino a luglio, con l’intervento dei revisori dei conti.

Quando mi sono insediato ho chiesto a tutti i revisori dei conti, anche delle altre partecipate e del Comune, una serie di incontri. Per quanto riguarda l’Atm sono emersi, anche dai verbali, fatti che mi hanno convinto che l’azienda era diventata una fabbrica che produceva debiti. Vi dico solo un particolare, l’ufficio economato pagava in contanti….”

Il sindaco ripete poi quanto dichiarato nei giorni scorsi sia sulla nuova massa debitoria, 33 milioni di euro in 5 anni e sull’azzeramento del capitale sociale (leggi qui), che sul Piano industriale 2018-2020. Mostra poi il carteggio tra Atm e amministrazione dal quale si evince che, nonostante la giunta avesse impegnato 37 milioni rispetto ai 50 richiesti, l’azienda continuasse a procedere con le spese ignorando la differenza.

“Il 9 aprile De Almagro manda una Pec all’amministrazione con il Piano industriale che è quello deciso dall’Atm unilateralmente, con gli importi superiori e l’azienda prosegue con le spese. Quando il 29 giugno chiedo la sospensione delle assunzioni degli interinali lo faccio per questo. Quelle assunzioni non avevano nessuna copertura finanziaria. E ribadisco, si assume per concorso pubblico e non per pubblico calcio nel sedere

Mentre parla degli interinali i toni si alzano e c’è un durissimo scambio di accuse con gli autisti che espongono lo striscione, lo accusano di averli messi in mezzo ad una strada ma spiegano di non averlo mai minacciato. Sale la tensione fin quando De Luca non chiede alle forze dell’ordine di identificarli e sbotta: “La vecchia Atm ragionava così, faccio assunzioni che non posso fare, faccio servizi senza avere coperture finanziarie, tanto prima o poi qualcuno pagherà. Io non faccio nomi e cognomi, non mi interessano, ma si assume solo per concorso. E se c’è chi vuol boicottare l’azienda con malattie improvvise o comportamenti anomali, sappia che tutte le illegalità saranno denunciate. Noi rifunzionalizzeremo l’azienda e troveremo gli autisti”.

L’ultima coda sui vertici Atm riguarda sempre le spese e mostra un verbale dei revisori dei conti che in estate non liquidano la somma di 32 euro che il Cda (presidente, dg e due componenti) avevano speso in aperitivi in occasione di un ritardo per l’incontro con il sindaco De Luca “e sappiate che si facevano rimborsare anche le trasferte e i viaggi in qualità di facenti parte dell’ASSTRA, missioni per mille euro a volta. Con i soldi dell’Atm”.

Pioveranno repliche e querele, mentre l’affondo sui sindacati, che secondo De Luca hanno finto di non vedere “non tutti, c’è stato chi ha denunciato anche in procura certi fatti”, lo riserva alla fine del comizio “non sarò mai complice di chi ha massacrato la meritocrazia e la speranza”.

La guerra è solo ai primi passi.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. filippo lo conti 1 Ottobre 2018 07:47

    Proclami e strombazzate costituiscono lo spettacolino pirotecnico, che dovrebbe distrarre dal black out amministrativo di una città consegnata al buio dell’improvvisazione. Una faccia per ogni circostanza. Forse Messina meritava qualcosa di più che diventare il teatrino piombato per un’orgia presenzialista, dove inscenare il reality show del virtuoso camerata superdodato. Al Supremonisano piace indossare i panni del sindaco-vigilante che veglia sulla città e sui suoi abitanti, esibendo la grinta interventista del ferreo risolutore secondo un copione ormai collaudato. Peccato che le improvvise ritirate e le vorticose inversioni di marcia abbiano fatto guadagnare al neo-sindaco il soprannome di Retro(Ca)teno.

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