7 giorni d'ordinaria follia tra Piano di riequilibrio, ponte, Cuffaro, casinò di Taormina
MESSINA- Sette giorni d’ordinaria follia. Care lettrici e cari lettori, non sappiamo come finirà la lunghissima partita, undici anni di corsa in salita, del Piano di riequilibrio del Comune di Messina. Suspense, colpi di scena, situazioni complicatissime, grovigli e matasse da districare come se si fosse in una foresta inespugnabile. Niente è escluso, tra promozione e bocciatura, in attesa dell’udienza finale con la Corte dei Conti siciliana. In questo ambito, in un parallelo politica/sport non così improbabile, la situazione del Messina calcio diventa la metafora di una città che cerca nuovi punti di riferimento, l’imprenditore Fabrizio Mannino o altre due possibilità, per salvarsi. Ma che deve trovare in sé stessa – nelle proprie potenzialità – una base per riattivare un percorso economico, sociale, culturale. Un progetto, una visione compatibili con una nuova idea di Città metropolitana.
Quando il Messina calcio è sparito dagli orizzonti nazionali, è come se tutta la città fosse stata risucchiata in un’ombra pure sul piano psicologico. La squadra di Scoglio e Schillaci, ancora prima dell’ultima esperienza in A con il gruppo Franza, aveva dato un segnale di speranza a una realtà da decenni condannata a una marginalità giudicata irreversibile. Una marginalità da contrastare con un progetto alternativo all’attuale rassegnazione. Qui, in questo territorio, serve una nuova consapevolezza, un’assunzione di responsabilità da parte di chi vive o spesso sopravvive.
Il fallimento del progetto calcio si è portato con sé anche l’idea di un fallimento complessivo della città. E, senza una nuova consapevolezza dei diritti e doveri di cittadini, in un contesto economico drammatico, sarà difficile risollevarsi. Soprattutto se si continuerà ad aspettare la manna dal cielo o la situazione salvifica esterna. Né i toni propagandistici del centrodestra sul ponte sullo Stretto promettono analisi realistiche e praticabili sui pro e contro della grande opera. Prevale lo stile del ministro e vicepresidente Salvini. Così l’effetto mediatico domina su tutto e i ragionamenti meno manichei vengono abbandonati.
La nuova frontiera di Cuffaro: “I have a drink”
Irtanto i politici rubano la scena ai comici, in questi consueti sette giorni d’ordinaria follia, con Totò Cuffaro (ovviamente un lapsus su Tv Europa) che rivisita Martin Luther King: “I have a drink”. Memorabile. E il ministro dell’Interno Piantedosi che rassicura: “Nessuna criminalizzazione del fenomeno migratorio”, fonte Italpress. Come se non fosse stato un elemento distintivo di chi governa prima e ora, centrodestra e centrosinistra, avere sbagliato tutto in termini di politiche d’immigrazione, in una Europa che spesso dimentica la solidarietà ma anche una visione economica strategica del futuro. Per ora i migranti ci “servono” ma li dobbiamo vessare con leggi assurde e liberticide.
Il Pd afono e i nostri parlamentari Gallo e Musolino per il casinò di Taormina
Nel frattempo, mentre la segreteria di Elly Schlein ha bisogno di tempo per rafforzarsi, il Partito democratico continua a essere afono nel territorio messinese, nell’eterna attesa del rilancio, e sul piano nazionale prosegue nel non sciogliere i nodi di fondo dell’identità. Nuovo partito di sinistra o ancora macedonia in cui trovare tutto e il contrario di tutto? Lo scopriremo solo vivendo.
Nel frattempo, la proposta di legge dei nostri parlamentari Gallo e Musolino, di Sud chiama Nord, di un casinò a Taormina ha scatenato le inevitabili ironie, data la candidatura del lidex maximo di Fiumedinisi. Non è più tempo di tram volanti, in ogni caso. Oggi ci accontentiamo di un trasporto pubblico efficiente da realizzare in tempi rapidi e di una città a misura di essere umano. E non di auto da parcheggiare dentro i negozi.
Buona settimana.
Io a questi parallelismi tra le rappresentative calcistiche e le sorti della città che rappresentano non ho mai creduto.
Una società sportiva la rifondi in poche stagioni se hai i fondi necessari, la società civile ha bisogno di decenni per cominciare a cambiare ed i meccanismi che ne determinano i cambiamenti sono molto più complessi immagino.
Le metafore piacciono tanto ma sono divenute a mio modo di vedere una semplificazione eccessiva della realtà usata dai politici e spesso anche dalla stampa.
Grazie per la sua attenzione. Ovviamente è un punto di partenza anche il parallelismo. Se ha letto altri miei articoli saprà che non credo nei processi immediati. Cordiali saluti