Coronavirus

Coronavirus in Calabria, “caos tamponi” al drive-in reggino di Pentimele

REGGIO CALABRIA – Ieri, gente in coda per ore e ore. A mezzogiorno, al cronista dicono che no, «nessuno ci ha detto niente del motivo per cui siamo qui in fila dalle 8 del mattino, né i sanitari né i Vigili urbani: al massimo, un po’ di viabilità».

Intrappolati nell’abitacolo per ore

Sì, attese di quattro ore, fino alla fatidica ora: le 12. Fatidica perché, ci confidano gli utenti “intrappolati” nell’abitacolo della loro automobile da una mattina intera e comunque pronti a sottoporsi al tampone molecolare al drive-in di Pentimele, periferia Nord di Reggio Calabria, «a mezzogiorno chiudono. E noi saremo ancora qui in fila, dopo 4 ore di stress, e neppure sappiamo se almeno riusciremo a fare questo maledetto tampone».

Delirio totale e nessun’informazione all’utenza

Tamponi al drive-in di Pentimele (RC)

Già. E bisogna dire che tutti gli operatori “su piazza” ce la mettono tutta…, per confermare alla grande la sensazione di disinformazione totale, di sbando, anche d’improvvisazione se vogliamo.

Tutti i vigili urbani presenti invece di fornire delucidazioni, dicono «Non siamo autorizzati a rilasciare dichiarazioni. Non possiamo» (su istruzioni di…?). Di converso, impegnandosi parecchio a “non agevolare” il nostro tentativo di capirci qualcosa dai diretti interessati e cioè gli automobilisti “tamponandi”, contestandoci – a fronte di quattro interminabili ore d’attesa già affrontate dagli utenti – il presunto rallentamento di qualche secondo delle auto in coda.

Non sono da meno gli operatori sanitari, che si rifiutano di parlare col cronista, indicano il responsabile della struttura che si sta allontanando in macchina. E quando Tempostretto propone di contattare i vertici del dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale per un’autorizzazione ad horas, l’incredibile risposta suona così: «Perché sta succedendo tutto questo, perché non lo chiede a loro.

Va in scena la rabbia

Inevitabile che vada in scena la rabbia di chi vorrebbe soltanto sottoporsi al tampone e fuggire via da questa sorta di parking lot che, però, non dovrebbe essere un polmone di stoccaggio di veicoli ma un modo fluido per gestire l’operazione-tampone limitando al massimo il contatto e la (!) perdita di tempo.

Il segretario calabrese del Sul, Aldo Libri

Tra gli automobilisti in fila incontriamo anche il segretario regionale del Sul, Aldo Libri, insieme alla moglie Loredana. «Abbiamo avuto un contatto lieve con un positivo, ma farsi il tampone oggi è segno di responsabilità sociale e siamo qui. Però siamo incazzatissimi. Perché accade tutto questo? D’accordo, i lavoratori sono pochi, né tantomeno si può o si deve chieder loro più del lavoro dovuto: ma dopo un turno di 6 ore potrebbero montare i colleghi per il turno successivo, perché non succede?

Stamattina – prosegue – è successo di tutto: siamo andati alla Stazione centrale, centro gestito dalla Croce rossa, ma era chiuso. E non essendo una struttura pubblica, può capitare. A questo punto, siamo andati alla Casa della salute di Scilla, l’ex ospedale territoriale “Scillesi d’America”: e però anche lì cancelli serrati. Ma quella è una struttura pubblica, perché era chiusa?».

Intanto, a poca distanza qualcuno, “per disperazione”, durante le assurde ore d’attesa lavora, impegnato in videoconferenza col suo Ordine professionale.

Scene incredibili

Davvero, ma davvero scene incredibili. Che in alcuni casi rasentavano l’isteria. «Vergogna, è una vergogna! – urla una signora biondissima -, com’è possibile che in una città da quasi 200mila abitanti sia attiva una sola struttura di questo tipo e soltanto per quattro ore al giorno?».

L’interminabile fila d’auto al drive-in di Pentimele

Non sapeva, la nostra interlocutrice – come non potevamo saperlo noi – che la vergogna “vera” era ancóra alle porte.
Alle 17, molti di quegli utenti in fila saranno incredibilmente, inaccettabilmente ancora lì.

Sì, perché da un lato il termine di mezzogiorno evidentemente non valeva per chi era già in coda.
Solo che, dettaglio non da poco che viene riferito al cronista quando non è più fisicamente presente da diverse ore, «a decine di persone in fila dalle 8 o dalle 9 di questa mattina è stato detto di tornarsene a casa. Sì, sì, è così: la risposta degli operatori – ci fanno sapere alcuni utenti – è che la struttura è aperta solo a quanti sono stati chiamati dagli addetti dell’Azienda sanitaria provinciale per sottoporsi al tampone in un certo giorno e a un certo orario».