coronavirus

Coronavirus, i medici di base “battono cassa”

I provvedimenti di inizio e fine quarantena e isolamento per i positivi al coronavirus non competono a noi. Anzi sì, ma comportano parecchio lavoro in più, quindi dobbiamo essere pagati di più. Potrebbe essere riassunta così l’ultima evoluzione del “braccio di ferro” tra i medici di base e i pediatri di libera scelta, senza dubbio in difficoltà come tutte le categorie sanitarie, in tempo di pandemia, e l’Asp.

In questi giorni, infatti, i medici hanno cominciato ad inondare l’azienda sanitaria messinese di lettere firmate dai propri legali, vere e proprie messe in mora perché venga riconosciuto loro una maggiorazione delle spettanze.
Le attestazioni di quarantena e isolamento, lamentano, comportano un lavoro in più non indifferente al medico di famiglia. Lavoro che a sentire i medici esula da quello che gli viene richiesto nel contratto collettivo di lavoro, e che quindi va retribuito in più.

Mesi fa la prima presa di posizione dei sanitari di famiglia, quando il tracciamento era andato nel caos per via della quarta ondata e il boom di screening nelle scuole, era stato un secco no alle attività, che pure erano affidate a loro già da tempo, su precisa disposizione regionale.