Previsto ennesimo aumento IRPEF per il 2013. La denuncia dell'Or.S.A.

Previsto ennesimo aumento IRPEF per il 2013. La denuncia dell’Or.S.A.

Sara Faraci

Previsto ennesimo aumento IRPEF per il 2013. La denuncia dell’Or.S.A.

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mercoledì 25 Settembre 2013 - 09:52

Mentre gli stipendi dei lavori a reddito fisso continuano ad essere ancorati a contratti ormai datati, i Comuni decidono di aumentare le aliquote d'imposta IRPEF. Messina e Biella registreranno gli incrementi maggiori

Il taglio dell’Imu produce i suoi effetti. Il buco di bilancio che le gestioni comunali si sono ritrovate a dover affrontare, le obbliga a far gravare le spese sui lavoratori a reddito fisso. In programma, dunque, l’aumento dell’Irpef.

La temuta imposta sul reddito delle persone fisiche è destinata a lievitare sensibilmente, mettendo ulteriormente sotto pressione i cittadini già costretti a fare i conti con l’asfittico sistema economico globale che barcolla per mantenersi in piedi e soprattutto con il mancato rinnovo dei contratti che inchioda al muro del 2006/09 il calcolo delle retribuzioni – quanto meno per i lavoratori della scuola.

Dati allarmanti snocciolati dall’Organizzazione Sindacati Autonomi, Or.S.A. Scuola Sicilia, assieme ad altri. Così – si legge in una sorta di sintetico rapporto dell’ente – saranno Messina e Biella ad accusare l’impennata della pressione fiscale, andando ad agguantare lo sgradito primato delle aliquote più alte del paese imposte dai rispettivi sindaci.

Non se la cavano meglio le altre città d’Italia dove, a fronte di rimodulazioni dell’Irpef in un senso favorevole alla popolazione, se ne svelano altre meno benevole ma necessarie. E’ il caso di Milano, dove il sindaco Pisapia ha si imposto di regolare il calcolo dell’aliquota sulla base dei diversi redditi, diversificandolo così a seconda delle personali entrate di cittadini e famiglie ma ha – d’altro lato – dimezzato la soglia di esenzione dagli originari 33mila euro previsti a soli 15mila. La logica dell’economia che impone di inghiottire amari bocconi.

Così mentre i Comuni arrancano per allontanarsi dal baratro del default e l’economia nazionale sfiora il tracollo, i cittadini che pagano il prezzo di lacrime e sangue vedono sempre più lontane le speranze di risollevamento e registrano una nuova regressione delle loro condizioni.

Il reddito fisso ancora una volta si dimostra il primo ad essere colpito e delegato all’arduo compito di colmare – anche per altre categorie – i deficit di bilancio che vanno allargandosi presso le amministrazioni locali. Un carico pesante al quale da troppo tempo ci si piega e al quale non corrisponde un incremento ma anzi un progressivo deperimento di servizi e prestazioni pubbliche.

Pertinente la domanda di Aldo Reitano dell’Or.S.A. Scuola Sicilia, che si chiede: “Come andrà a finire”? (Sara Faraci)

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