Arbitrato Torno - Comune: l'ennesimo paradosso della vicenda Svincoli

Arbitrato Torno – Comune: l’ennesimo paradosso della vicenda Svincoli

Redazione

Arbitrato Torno – Comune: l’ennesimo paradosso della vicenda Svincoli

lunedì 20 Ottobre 2008 - 15:30

La richiesta di 52 milioni di euro, secondo Palazzo Zanca, è infondata. Il motivo sta nel procedimento penale che ha coinvolto il raggruppamento Torno-Gitto-Vinci. Pizzino: «Entro l'anno si riparte col I e II lotto»

E’ una commedia dell’assurdo, solo che qui c’è poco da ridere. La vicenda degli svincoli Giostra e Annunziata si arricchisce continuamente di nuovi paradossi, tra i quali quello principe è che sono passati più di dieci anni è siamo ancora al 30 per cento di un’opera che richiedeva 28 mesi per il suo completamento. Venerdì scorso si è consumato un ulteriore, importante atto, che però non chiude definitivamente una querelle che fa -tremare- le casse di Palazzo Zanca: la giunta Buzzanca ha deciso, infatti, di rescindere in maniera definitiva il contratto con il raggruppamento Torno-Gitto, ma l’arbitrato tra la società Torno Internazionale e il Comune (per riserve accumulate negli anni) è ancora in corso e, qualora dovesse andare a buon fine per la società milanese, provocherebbe una voragine di circa 52 milioni di euro.

Un’ipotesi, quest’ultima, che a Palazzo Zanca tendono ad escludere, in virtù di carte ed elementi che hanno costituito l’asse portante di un procedimento penale che ha visto coinvolti, con l’accusa di turbativa d’asta, proprio i rappresentanti del raggruppamento (del quale faceva parte anche la ditta Vinci). Ma ad ogni modo l’amministrazione ha deciso di tagliare in maniera definitiva i rapporti con la Torno, dando mandato al dirigente di avviare «il procedimento di riesame e di eliminazione di tutti gli atti, i provvedimenti e i contratti dai quali è scaturito il rapporto di appalto relativo ai -lavori di costruzione ello Svincolo autostradale Giostra, collettore autostradale nord da svincolo Giostra ad Annunziata, svincolo autostradale Annunziata: 3° lotto collettore nord – svincolo Annunziata-».

Il provvedimento della giunta si basa essenzialmente sulle relazioni del prefetto Francesco Alecci, secondo il quale è «inficiata la validità del contratto a suo tempo stipulato», e del responsabile unico del procedimento ing. Mario Pizzino, il quale a sua volta cita una ricerca effettuata dai due avvocati che stanno difendendo il Comune nell’arbitrato, Aldo Tigano e Gregorio Falzea. Questi ultimi, facendo riferimento al procedimento penale che ha coinvolto il raggruppamento Torno-Gitto-Vinci, sottolineano che «il Torno Felice ha partecipato all’appalto solo fittiziamente in cambio del 2 per cento sull’ammontare complessivo dell’appalto, senza che la società da lui capeggiata apportasse alcun impegno sia finanziario che in termini di partecipazione ai lavori (con uomini e mezzi). E’ emerso, inoltre, che l’impresa Gitto non aveva i requisiti per potere partecipare alla gara d’appalto».

La vicenda del procedimento penale merita di essere accennata, non foss’altro perché il giudice non ha mai assolto gli indagati, decidendo di non procedere solo per prescrizione dovuta alla decorrenza dei termini (erano trascorsi più di sette anni dal fatto), e affermando anzi che «non ritiene di poter pervenire alla assoluzione degli imputati in relazione al reato loro ascritto». Nessuna assoluzione dunque. Il raggruppamento Torno-Gitto-Vinci si formò il 1 settembre del ’97, e alla fine di quell’anno (il 29 dicembre), attraverso un documento, certificava che la Gitto sollevava la Torno da qualsiasi onere, divenendo la -domina- dell’appalto al posto della reale ditta capogruppo, la Torno appunto. Un anno dopo, nel novembre del ’98, la Vinci si tirava fuori, cedendo il proprio ramo d’azienda alla Sistema s.r.l., ditta facente capo sempre alla Gitto (che nel frattempo aveva cambiato denominazione in C.E.C.). Nel luglio del ’99 il cerchio si chiudeva, con la Sistema che cedeva il ramo alla C.E.C.. Il tutto senza che il Comune battesse ciglio. Con un’aggravante: nell’ottobre del ’99 la Digos riscontrava «la sottrazione ad opera di ignoti di larghissima parte della documentazione contenuta nella busta offerta di gara presentata da Gitto s.r.l.», stesso discorso per la Vinci. Una successiva perquisizione avrebbe accertato che le dichiarazioni sostitutive presentate per partecipare alla gare erano false, oltre che prive di note positive di informazione antimafia. E il Comune? Non vedo, non sento, non parlo. Tanto che nell’accusa si parlava di -buon rapporto- tra la Gitto e il Comune.

Tutti elementi, questi, che non possono passare sottotraccia, e che oggi consentono al Comune di dichiarare infondate le richieste della Torno. Abbiamo chiesto proprio a Pizzino se secondo lui le rivendicazioni della società milanese abbiano ragione d’esistere. «Credo di no – risponde il Rup degli Svincoli – e l’amministrazione ha tutti gli elementi per potersi difendere. Insieme al prefetto si cercherà di concertare una linea comune per capire come agire». Oggi Tigano e Falzea hanno approfondito la vicenda a Roma, ma si tratta soltanto di un passaggio interlocutorio di una vicenda che si prolungherà ancora.

Non può invece prolungarsi ulteriormente l’iter per il completamento dei lavori agli svincoli. «Per quanto riguarda il I e II lotto – spiega Pizzino – siamo pronti per riprendere, stiamo forzando i tempi per accelerare le procedure del passaggio dalla vecchia ditta alla Ricciardello. Entro l’anno si ripartirà senz’altro. Spererei, fatta chiarezza sull’intera vicenda, di poter sbloccare anche il III lotto (quello, appunto, a cui ha lavorato il raggruppamento Torno-Gitto-Vinci, che ha abbandonato i lavori quando mancava il 6 per cento alla conclusione, ndr), ma comunque l’intento del prefetto – conclude – è di procedere in tempi molto ridotti».

(foto Dino Sturiale)

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