In una relazione inviata al sindaco Buzzanca i tre tecnici analizzano la drammatica situazione aziendale ed i invitano il Comune ed i vertici dell’Atm a porre fine all’«atteggiamento di inerzia e di indifferenza», spiegando concretamente quali mosse intendono mettere in campo per salvare l’azienda speciale
Passano i giorni, le settimane, i mesi e l’Atm assomiglia sempre più ad un malato terminale, la cui unica speranza di vita sembra essere una cura miracolosa. Esattamente come per quella di una persona ormai in fin di vita, anche la ‘cartella clinica’ dell’Azienda trasporti locale lascia davvero poche speranze. L’ultima atroce diagnosi è firmata da un’equipe specializzata sul controllo della regolarità contabile e sulla vigilanza della gestione economico/finanziaria, alias il collegio dei revisori dei conti dell’azienda speciale, composto dal presidente Italo Abbratozzato e dai revisori Giuseppe Frisone e Felice Genovese.
In una relazione inviata lo scorso 9 marzo al sindaco Giuseppe Buzzanca i tre tecnici osservano, rilevano e richiedono notizie precise e dettagliate in merito all’attività gestionale aziendale. Innanzitutto, i revisori rimarcano l’immobilismo di tutti i soggetti istituzionali interessati e degli stessi vertici aziendali a seguito del primo, grave, monito lanciato dallo stesso Collegio a conclusione dell’analisi complessiva allegata al bilancio consuntivo chiuso al 31/12/2009, con cui erano stati espressamente sollevati «seri dubbi sulla possibilità di continuità aziendale» a causa delle condizioni di crisi economica e di squilibrio finanziario.
«A tutt’oggi – si legge testualmente nella relazione – non risulta essere stata programmata l’adozione di quei provvedimenti…. in grado di invertire quel trend negativo… costringendo l’azienda ad operare in costante affanno ed all’inseguimento della necessaria liquidità per soddisfare quegli impegni di spesa che possano garantire almeno la continuità…».
Il collegio dei revisori dei conti punta, poi, il dito contro la perpetrata mancanza di chiarezza nei rapporti tra il Comune e l’Atm, «in quanto tale circostanza ha contribuito non poco a ridurre le capacità aziendali di mantenersi in funzionamento contraendo le attività operative e di sviluppo». Il rapporto ‘ibrido’ tra l’Ente proprietario e l’azienda speciale – mai regolato, seppur tante volte invocato, da quello strumento giuridico che è il contratto di servizio, il quale avrebbe potuto definire ruoli e competenze spettanti all’uno e all’altro soggetto – ha infatti contribuito ad aggravare l’attuale situazione debitoria dell’azienda di trasporto pubblico locale, non consentendo di recuperare i crediti che l’Atm dice di vantare dal Comune e conseguentemente costringendo l’azienda ad indebitarsi all’esterno, soprattutto nei confronti dei fornitori.
Nella loro relazione i revisori dei conti dedicano a quest’argomento alcune importanti osservazioni.
«Non si riesce ad intercettare – scrivono – la erogazione di finanziamenti destinati al rinnovo ed al potenziamento della flotta autobus, passata dai 177 mezzi del 2005 ai 117 del 200, a causa della continua rottamazione dei mezzi(circa 85) alla cui riparazione l’Azienda è costretta a rinunciare per la notevole situazione debitoria nei confronti dei fornitori dei pezzi di ricambio che non riesce a tacitare per la nota carenza di liquidità». In assenza di liquidità è infatti impossibile provvedere a riparare i pochi e malandati autobus, con inevitabile ripercussione sul servizio di trasporto pubblico, sempre più incapace di rispondere alle esigenze degli utenti. «L’80% dei mezzi – scrivono ancora i revisori – ha più di 10 anni di attività, di cui 7 in circolazione da 26 anni: Solo nel 2007 l’Atm ha ottenuto con un contratto leasing, 25 mezzi nuovi. La vetustà dei predetti mezzi comporta notevoli oneri di manutenzione a causa delle continue avarie a cui sono sottoposti e che incidono pesantemente sul risultato d’esercizio».
La situazione illustrata dal Collegio dei revisori dei conti presenta «significativi dubbi sulla continuità aziendale»: i tre tecnici hanno quindi deciso di raccogliere «10 elementi di prova» per dimostrare «la capacità dell’azienda di permanere in funzionamento nel prevedibile futuro». La prima delle dieci richieste indirizzate sia ai vertici aziendali è «la redazione di un serio piano industriale allo scopo di esaminare e valutare la programmazione dell’attività aziendale nel breve e nel medio termine». I revisori chiedono inoltre a Comune ed di: analizzare i flussi di cassa, la redditività e la produttività dei singoli settori aziendali; di recuperare dai legali aziendali le informazioni sulle cause in corso; di conoscere eventuali modiche legislative e/o politiche governative in materia di Trasporto pubblico locale; di conoscere se esiste la possibilità di ottenere finanziamenti per operare investimenti per il rinnovo ed il potenziamento del parco mezzi e messa in sicurezza della linea tranviaria, e, più in generale , quali azione concrete intenda metter in atto per uscire dalla crisi.
A conclusione del documento, il Collegio dei revisori invita l’Atm ed il Comune «a dare riposta ai dieci quesiti al fine di poter valutare se esistono i presupposti e le condizioni di una continuità aziendale in grado di soddisfare le esigenze sempre più crescenti all’interno della mobilità urbana». Nel caso dovesse persistere un «atteggiamento di inerzia e di indifferenza» da parte dei vertici Atm e del Comune, i tre revisori avvisano che non esiteranno «a denunciare lo stato di colpevole inoperosità alle Autorità competenti».
Danila La Torre
