Cantieri navali Palumbo: risorsa produttiva della città, ma «la cattiva gestione rischia di cancellarla»

Cantieri navali Palumbo: risorsa produttiva della città, ma «la cattiva gestione rischia di cancellarla»

Cantieri navali Palumbo: risorsa produttiva della città, ma «la cattiva gestione rischia di cancellarla»

giovedì 24 Marzo 2011 - 06:36

Bertuccelli della Flmu Cub e Massaro dell’Orsa: « Serve una gestione del cantiere “in house” da parte degli stessi Enti affidatari»

Ancora zona falcata, ancora cantieri navali Palumbo. Enzo Bertuccelli della Flmu Cub e Mariano Massaro dell’Orsa tornano a denunciare la ‘mala gestio’ di una delle poche realtà imprenditoriali rimaste in città nella generale moria di imprese ed aziende, ritenendo che «il Cantiere, così come organizzato dall’impresa Palumbo, non corrisponde alle aspettative di sviluppo e rilancio occupazionale che il capitolato d’appalto lasciava auspicare».

Dopo aver incassato l’ok per un incontro dall’Ente Autonomo Portuale di Messina, che si terrà sabato prossimo, i due sindacalisti sollecitano un confronto anche l’Autorità Portuale di Messina ed il governatore siciliano, Raffaele Lombardo in quanto « anch’essi direttamente competenti nella gestione propedeutica al rilancio del Cantiere Navale in oggetto».

Nella lettera, i rappresentanti delle due sigle sindacali tornano a ribadire quanto avevano già scritto in un comunicato di soli due giorni fa (vedi articolo correlato), vale a dire che «secondo i dettami del bando di gara per la concessione dello storico cantiere, dovevano essere assunti circa 160 lavoratori e investiti 15 milioni di euro, oggi la Palumbo occupa poco più di 40 dipendenti a tempo indeterminato di cui 20 inviati in cassa integrazione con un accordo sindacale firmato d’imperio, senza il previsto mandato dei lavoratori».

«Il Cantiere Navale della zona falcata – continua il documento – è una delle ultime risorse produttive della città e la gestione Palumbo rischia di cancellarlo: occupare una ventina di lavoratori in un’area tanto vasta, che fu simbolo di produzione industriale, significa aver fallito l’obiettivo di sviluppo per manifesta incapacità imprenditoriale».

Bertuccelli e Mariano sono più che mai convinti che «la coltre di silenzio che tutela la conclamata mala gestione di una importante risorsa pubblica deve essere abbattuta da incisivi interventi istituzionali volti a tutelare il cantiere e le maestranze e nel contempo riorganizzare l’attività per rilanciare la produzione».

Il sollecitato incontro con Lombardo e Lo Bosco dell’autorità Autorità Portuale dovrebbe, infatti, servire a «valutare le inadempienze imputabili alla ditta aggiudicatrice, individuare gli strumenti legali per la revoca dell’appalto e contestualmente pianificare una gestione del cantiere “in house” da parte degli stessi Enti affidatari che hanno il dovere di restituire l’irrinunciabile bene pubblico ai lavoratori e all’intera città».

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