Su richiesta del procuratore capo Guido Lo Forte e del sostituto della Dda, Giuseppe Verzera, la sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, presidente Alfredo Sicuro ha siglato il decreto di sequestro patrimoniale per Tindaro Calabrese, boss dei mazzaroti.
I Carabinieri hanno messo i sigilli a 2 aziende di allevamento e casearie, oltre 600 capi di bestiame, la casa coniugale, 3 auto, una jeep e tutti i conti correnti, intestati a lui e la moglie Viviana Cammisa.
Calabrese, 36 anni, ristretto nel carcere dell’Aquila al regime del carcere duro, è considerato uno dei due reggenti mafiosi di Mazzarà Sant’Andrea.
Sequestrata dai militari l’abitazione di via Mulino, a Mazzarà Sant’Andrea, dove il boss abitava con la moglie. Sigili sono stati poi apposti all’impresa di allevamento e trasformazione casearia intestata a Calabrese e un’analoga ditta con sede a Novara di Sicilia con 310 capi ovini e 380 caprini, una Mercedes 210, una Fiat Punto, una Smart ed una Mitsubishi Pajero. Sotto chiave sono finiti inoltre le liquidità presenti nei conti correnti, e i coniugi Calabrese sono stati inoltre interedetti dall’amministrazione di tutti i depositi bancari in denaro o titoli. Il Tribunale ha fissato al prossimo gennaio l’udienza camerale per la discussione.
Tindaro Calabrese è imputato nel processo scaturito dall’operazione -Vivaio- come capo della frangia emergente dei mazzaroti e per l’omicidio di Antonino Rottino.
