Le confessioni di Totò Riina sulla morte di Paolo Borsellino: -L'ammazzarono loro-

Le confessioni di Totò Riina sulla morte di Paolo Borsellino: -L’ammazzarono loro-

Le confessioni di Totò Riina sulla morte di Paolo Borsellino: -L’ammazzarono loro-

lunedì 20 Luglio 2009 - 08:12

Dichiarazioni pesanti come macigni quelle rilasciate dal padrino di Corleone

Dopo 17 anni Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, rompe il silenzio ed afferma che non c’entrerebbe con la morte del magistrato Borsellino. La forte dichiarazione arriva dal carcere di Opera, per la prima volta in occasione dell’anniversario dell’eccidio del giudice Paolo Borsellino.

-L’ammazzarono loro – dice al suo legale, l’avvocato Luca Cianferoni – Lo può dire tranquillamente a tutti, anche ai giornalisti. Io sono stanco di fare il parafulmine d’Italia-. Così Salvatore Riina ha incaricato il suo avvocato di far sapere all’esterno quale è il suo pensiero sugli attentati avvenuti in Sicilia nel 1992, su quelli avvenuti in Italia nel 1993.

Una mossa a sorpresa del vecchio Padrino di Corleone che non aveva mai aperto bocca su niente e nessuno fin dal giorno della sua cattura, il 15 gennaio del 1993. E sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, intrapresa per porre fine alla stagione stragista, che avrebbe visto proprio in Riina il principale protagonista, il boss replica: «Io trattative non ne ho mai fatte con nessuno; ma qualcuno ha trattato su di me. La mia cattura è stata conseguenza di una trattativa».

Il boss confermerebbe in tal modo una tesi che aveva già avanzato da dietro le sbarre al processo di Firenze, in quella sede, infatti, aveva ironicamente chiesto ai giudici come mai l’allora ministro dell’Interno, Nicola Mancino, sapesse in anticipo del suo arresto, facendo intendere che lo Stato, magari attraverso i Servizi segreti, stesse trattando per catturare il boss. La procura di Caltanissetta sta indagando proprio sul presunto coinvolgimento di apparati dello Stato nell’uccisione del giudice, ed il procuratore che sta seguendo l’indagine, Sergio Lari, ha commentato: «Quello di Riina è un messaggio mirato alla procura di Caltanissetta. Comunque, se sentirà l’esigenza di parlare, noi lo ascolteremo senza problemi».

Le dichiarazioni di Riina arrivano il giorno in cui a Palermo si celebra la manifestazione organizzata in via D’Amelio dal comitato antimafia -19 luglio 2009-; solo un centinaio di persone hanno partecipato; pochissimi i palermitani presenti. La scarsa adesione ha suscitato la reazione dei manifestanti che hanno gridato: -Vergogna, vergogna-. Gli organizzatori avevano invitato gli abitanti dei palazzi di via D’Amelio a esporre lenzuoli bianchi alle finestre, ma l’appello non è stato accolto e le serrande di molti appartamenti sono rimaste abbassate.

Gli animi sono stati placati con l’intervento della sorella del giudice, l’europarlamentare, Rita Borsellino che dal palco, allestito nella via in cui fu piazzata l’autobomba che assassinò il magistrato, ha dichiarato: «Ci vuole più coraggio a restare qui ogni giorno, che scendere in piazza solo per le commemorazioni. Basta col dire che i palermitani sono assenti alle commemorazioni per Paolo, in questi giorni ci sono state diverse manifestazioni e i palermitani hanno risposto bene, facendo delle scelte. Come bene hanno risposto le tante persone provenienti da tutta Italia.

Chi non ha risposto è lo Stato che avrebbe dovuto essere presente nonostante le possibili contestazioni , raccogliendole e confrontandosi con la città che ricorda e che non vuole dimenticare. Le istituzioni – ha proseguito – hanno il dovere della memoria, noi il diritto. Non bastano le corone di fiori, che poi rimangono a marcire per mesi, per dare omaggio alle vittime di mafia. Serve ben altro, la ricerca della verità, che sembra farsi strada adesso con la riapertura delle inchieste. E’ un fatto importante, peccato che sono passati 17 anni, di stanchezza e disinganno, e che non sarà facile ricostruire prove e indizi a distanza di così tanto tempo».

La commemorazione è poi proseguita vedendo sul palco anche Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, oltre a cittadini che hanno voluto ricordare la figura del giudice.

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