La riunione di ieri ha dato il via libera all’assegnazione di 330 milioni di euro ad Anas e Rfi. Sette milioni stanziati sul Fondo alla variante di Cannitello, sulla quale pende il ricorso della Regione Calabria. Per sabato previste 30 mila persone. Adesione compatta delle Cgil di Messina e Reggio
Aspettando prime pietre che prime pietre non sono e soprattutto che l’iter della progettazione faccia il suo corso, il Ponte si “arricchisce” ogni giorno di più. Oggi il Cipe dovrebbe ratificare quanto stabilito ieri nel corso della riunione del cosiddetto “Pre-Cipe”, che ha dato l’ok all’aumento di capitale della società Stretto di Messina. In particolare sono stati assegnati 213 milioni ad Anas e 117 milioni a Rfi quali quote partecipative all’incremento di capitale della società del Ponte. Per il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, con delega al Sud e al Ponte sullo Stretto, Giuseppe Maria Reina, si tratta di «una conquista importante per la Sicilia e un evento straordinario che determinerà nuovi processi di sviluppo per l’intera comunità isolana».
Stanziati anche 7 milioni di euro sul Fondo infrastrutture perla variante di Cannitello, cantiere sul quale si gioca da mesi il “rebus” della prima pietra. E’ considerata opera propedeutica al Ponte e su questo si basa chi sostiene che iniziando i lavori alla variante Cannitello si inizia, in pratica, il percorso che porterà al Ponte. E’ proprio su questo punto, però, che la Regione Calabria non ci sta. Ricordiamo, infatti, che dopo la decisione della giunta Loiero di uscire dalla Stretto di Messina, l’Avvocatura della Regione ha presentato ricorso al Tar del Lazio ed alla Corte Costituzionale contro il Governo, ciascuno per le proprie competenze, proprio sulla realizzazione della variante Cannitello. La Regione Calabria, infatti, nel 2006 aveva espresso parere favorevole all’opera a patto che la stessa «non fosse condizione essenziale alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ma servisse soltanto a migliorare ed implementare il sistema della rete ferroviaria». Il quadro è cambiato: soggetto aggiudicatore dell’opera non è più Rfi, come stabilito nel 2006, ma la Stretto di Messina, sul presupposto che «l’intervento è connesso e complementare il progetto del Ponte sullo Stretto». Insomma, vengono a cadere le condizioni poste dalla Regione tre anni fa.
Intanto il fronte del “no” si prepara alla grande mobilitazione di sabato 19. Gli organizzatori si augurano un grande afflusso di manifestanti al corteo di Villa S. Giovanni: si parla di circa 30 mila persone, col sostegno di persone che potrebbero venire anche da fuori i confini di Calabria e Sicilia. Adesione compatta annunciata questa mattina dalla Cgil di Messina e Reggio Calabria: «Distrarre le poche risorse esistenti dalle opere veramente indispensabili – affermano i segretari Lillo Oceano e Francesco Alì – oggi più che mai appare un’offesa ai nostri territori». In particolare i rappresentanti sindacali evidenziano le misure davvero indispensabili alla mobilità e allo sviluppo dei due territori. «Mentre le Ferrovie stanno pubblicizzando a gran voce la recente conquista della Freccia rossa che collega in meno di tre ore Roma con Milano, qui da noi tre ore non bastano nemmeno per andare da Messina a Palermo – spiega Oceano. Mentre si intensificano gli annunci circa la soppressione dei treni a lunga percorrenza e mentre il nuovo orario invernale ha soppresso corse e treni indispensabili ai pendolari si continua ad inseguire l’avvio dei lavori di un’opera evidentemente non prioritaria».
Le Cgil di Messina e di Reggio hanno da tempo avviato una stretta collaborazione nata dalla condivisione di un obiettivo, la realizzazione dell’area metropolitana dello Stretto, e delle tante problematiche che accomunano i due territori. «La Calabria e in particolare la zona di Reggio condivide sia dal punto di vista geomorfologico che da quello socio-economico problemi e difficoltà con l’area di Messina – osserva Alì -. E non sarà certo il Ponte sullo Stretto a risolverli. Occorre piuttosto garantire la conclusione al più presto dei lavori dell’A3, rendere sicura la SS 106, potenziare i servizi di collegamento pubblici dal centro verso le periferie e viceversa. E occorre infine far partire la Metropolitana dello Stretto per dare risposte ai pendolari che quotidianamente vivono le difficoltà di un servizio approssimativo. Mentre i accavallano i dati negativi sull’occupazione e sulle imprese – conclude Alì – e mentre le colline si sgretolano per i mancati interventi di decenni, il Governo si presenta come un occupatore con i suoi personalissimi fini ed obiettivi che nulla o quasi hanno a che vedere con i nostri bisogni».
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