Le intimidazioni corrono sul web e vengono punite. I carabinieri di Gazzi sono riusciti a incastrare un trentenne che si trovava ristretto presso la sua abitazione per estorsione. Era finito in manette il 15 ottobre. Correlato in basso l'articolo
Aveva il divieto di comunicare con l’esterno. Ma forse non pensava che il divieto si estendesse anche all’utilizzo del pc. Roberto Parisi, 30 anni, era stato arrestato dai Carabinieri il 15 ottobre scorso per estorsione, per aver preteso la somma di 500 euro da un automobilista come risarcimento per un presunto incidente subito mentre si trovava in sella alla sua Vespa Piaggio. La vittima si era subito presentata dai Carabinieri di Gazzi e aveva sporto denuncia. I militari concordarono con l’automobilista una trappola per incastrare Parisi.
L’uomo arrestato in flagranza insieme ad un presunto complice fu ristretto ai domiciliari e leggendo l’articolo sul nostro sito e i commenti lasciati, il 19 ottobre ha scritto un messaggio, professando la sua innocenza, accusando il denunciante, facendone nome e cognome e minacciandolo. I Carabinieri di Gazzi dopo aver letto il commento hanno avviato un’indagine. Durante un sopralluogo presso l’abitazione del trentenne hanno accertato la presenza di un computer collegato in rete. Tramite l’indirizzo di posta elettronica lasciato nel commento e l’indirizzo Ip, i Carabinieri sono risaliti ai dati anagrafici del commenatatore. Roberto Parisi stato quindi arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per inosservanza dei domiciliari e atti indimidatori ed è stato accompagnato a Gazzi.
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