Un’inaspettata decisione maturata, secondo quanto dichiarato dai dipendenti da gennaio senza retribuzione, per il vergognoso stato di incuria di spiagge e aree di verde pubblico
Carmelo Lombardo, Tommaso Celona, Antonino Buonasera, Placido Fumia, Antonio Giacobbe, Giuseppe Raffa, Nunziato Presti, Francesco Licandro,Roberto Polito, Giuseppe Cantale, Paolo Fiore, Riseppe Girone, Adelfio Perticari, Enrico Catania, Carmelo Emovi, Piero Centorrino. Così solo un lungo elenco di nomi, per la precisione sedici. Dietro ciascuno di essi si nascondono però storie di vita che, l’una accanto all’altra, compongono solo una minima porzione del desolante quadro delle emergenze lavorative cittadine.
A presentarsi uno per uno, dopo essere stati conosciuti per mesi solo con appellativi di gruppo, sono i lavoratori delle ex-cooperative sociali Ato3, da gennaio senza lavoro, che forse qualcuno ha imparato a conoscere negli ultimi giorni al banchetto di Piazza Cairoli dove, attraverso una raccolta firme, hanno provato ad ottenere solidarietà anche da parte della cittadinanza. Oggi prendono nuovamente la parola con dichiarazioni che, almeno fino a qualche giorno fa, non ci si sarebbe di certo aspettati: gli addetti ai servizi di cura e pulizie del verde urbano hanno infatti deciso di assicurare alla città il loro lavoro pur senza alcuna certezza sul loro futuro economico da parte dell’amministrazione.
Una decisione scaturita dall’osservazione dello stato d’incuria in cui versano le strade e le spiagge della città (a breve inizierà ufficialmente la stagione estiva ndr) e che ha reso consapevoli i lavoratori di quanto necessario sia il loro apporto alla vita della comunità messinese. Un servizio che dichiarano di volere rendere gratuitamente solo ed esclusivamente per migliorare la qualità di vita dei cittadini. “Girando per le vie cittadine – affermano i lavoratori – notiamo lo stato di abbandono in cui versano quei pochi esempi di verde che abbiamo curato per anni, la stagione estiva è alle porte e le spiagge del litorale sono simili a discariche a cielo aperto. Ci rendiamo conto – concludono – del momento di difficoltà economica che attraversa la macchina pubblica e capiamo che inopportune forzature o proteste eccessive produrrebbero solo un infruttuoso muro contro muro senza, peraltro, favorire il raggiungimento dell’obiettivo”.