La lottizzazione al Comune di Terme Vigliatore denunciata da Parmaliana: trentacinque indagati dalla Procura di Barcellona

La lottizzazione al Comune di Terme Vigliatore denunciata da Parmaliana: trentacinque indagati dalla Procura di Barcellona

Redazione

La lottizzazione al Comune di Terme Vigliatore denunciata da Parmaliana: trentacinque indagati dalla Procura di Barcellona

mercoledì 06 Maggio 2009 - 23:16

L'inchiesta avviata grazie alle denunce del docente poi morto suicida dopo un rinvio a giudizio per diffamazione

Un altro importante passo avanti compiuto dall’inchiesta risalente al 2004 e riguardante una lottizzazione abusiva nel Comune di Terme Vigliatore

Abuso d’ufficio e falso, sono le accuse avanzate dai sostituti procuratori della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Michele Martorelli e Francesco Massara e dal procuratore capo, Salvatore De Luca nei confronti di trentacinque persone, tra ex consiglieri comunali, tecnici, progettisti, ex componenti della commissione edilizia e proprietari terrieri, raggiunte da avviso di conclusione delle indagini.

La storia, porta la data del luglio 2004, quando il consiglio comunale di Terme Vigliatore approvò una lottizzazione in zona residenziale turistica, in contrada Pizzicarri. La vicenda però subì subito i primi intoppi. I proprietari dei terreni confinanti chiesero di poter godere di questo progetto ma ne scaturì un conflitto con il Comune che rifiutò la proposta. Il caso finì in Procura s partirono le indagini. Di lì a poco il consiglio comunale di Terme Vigliatore fu sciolto per infiltrazione mafiosa e nel dicembre 2005 si insediò una commissione prefettizia che annullò la lottizzazione. Dopo un lungo iter fatto di ricorsi e controricorsi lo scorso anno il Tar rigettò il ricorso, dando ragione al Comune.

A questa vicenda può essere ricondotto il suicidio del docente universitario Adolfo Parmaliana. L’ esponente del centrosinistra con un manifesto affisso sui muri della cittadina tirrenica, aveva avanzato forti dubbi sulla lottizzazione effettuata dal Comune e per questo fu querelato per diffamazione dal capogruppo di minoranza Bartolo Cipriano, e quindi rinviato a giudizio. Il provvedimento della magistratura gettò nello sconforto il professor Parmaliana i cui esposti erano stati, invece, puntualmente ignorati. Da qui la decisione di farla finita gettandosi da un viadotto dell’autostrada Messina-Palermo all’altezza dell’abitato di Patti. E nel memoriale lasciato al fratello, Parmaliana indicò chiaramente nel rinvio a giudizio e nella frustrazione derivante dalle sue tante denunce cadute nel vuoto, la causa del suo tragico gesto.

L’avviso di conclusione delle indagini ha raggiunto Bartolo Cipriano, oggi sindaco del centro tirrenico, l’allora primo cittadino Nicolò Gennaro, Vincenzo e Giovanni Torre, all’epoca dei fatti rispettivamente responsabile dell’ufficio tecnico e presidente del consiglio comunale. Indagati anche Giovanni Accetta, Vito Aliquò, Francesco Bonomo, Milena Buemi, Francesco, Santo e Rosalia Buglisi, Antonina ed Elena Cinzia Calabrò, Carmelo Cicero, Carmine Costantino, Salvatore Crisafulli, Santo Fugazzotto, Giuseppe Furnari, Francesco e Salvatore Ilaqua, Angela Maria Mancuso, Sebastiano Mazzeo, Angelino Milici, Domenico Mirabile, Giuseppe Molino, Domenico Munafò, Angelo Ofria, Salvatore Emilio Papa, Giuseppe Recupero, Salvatora Russo, Santa Scuderi, Salvatore Settineri, Angela Spinella, Filippo Neri Squadrito e Giuseppe Torre.

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