Nove rinviati a giudizio per il fallimento dei cantieri navali Smeb

Nove rinviati a giudizio per il fallimento dei cantieri navali Smeb

Redazione

Nove rinviati a giudizio per il fallimento dei cantieri navali Smeb

venerdì 20 Febbraio 2009 - 17:39

Saranno processati il 4 giugno. Fra gli imputati l'assessore comunale Pippo Isgrò

Uno strano fallimento sospetto sul quale la magistratura ha cercato d

i far luce grazie alle indagini della Guardia di Finanza ed alle consulenze dei periti. E’ quello della Smeb, preceduto da alcune operazioni sospette fra le società Sirio e Fenice che avrebbero consentito di distrarre circa 15 milioni di euro.

Ieri il gup Massimiliano Micali, nell’udienza preliminare sul fallimento del cantiere navale ha rinviato a giudizio i vertici dell’azienda messinese , Lorenzo Lo Verde, Lorenzo Bissoli, Sebastiano Costanzo, Antonio De Simone, Pippo Isgrò, attualmente assessore comunale alle politiche del mare, Carmelo Russo, i sindaci Giuseppe Galeano e Luciano Visintini ed il dipendente Giuseppe Tonnarello. Saranno tutti processati il prossimo quattro giugno davanti ai giudici della prima sezione penale.

Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Vito Di Giorgio aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati per bancarotta fraudolenta in concorso, preferenziale e per distrazione a seconda delle singole posizioni. Secondo l’accusa, poco prima del fallimento della Smeb, sarebbero state distratte somme di denaro a favore della Fenice. Un’operazione,in particolare, è stata attenzionata dalla magistratura, quella che portò al trasferimento di partecipazioni per 8 milioni di euro dalla Smeb alla Fenice. Qualche mese dopo l’azienda di San Rainieri dichiarò fallimento.

Per l’assessore Pippo Isgrò l’ipotesi di reato è di bancarotta per distrazione. Isgrò è stato consigliere di amministrazione della Smeb fino all’11 luglio 2003. La sezione di pg della Guardia di Finanza avrebbe accertato che Isgrò, dal febbraio al luglio 2003, avrebbe dissipato beni della società utilizzando Carte SI della Smeb. Attraverso sportelli bancomat avrebbe prelevato 9800 euro per fini non societari. Della stessa ipotesi di reato devono rispondere De Simone e Russo.

Ma non è tutto perché per i vertici della Smeb c’è anche un’ipotesi di reato di appropriazione indebita nei confronti di 15 dipendenti che avevano stipulato contratti con delle finanziarie per la cessione del quinto della stipendio. Secondo l’accusa però l’azienda, dopo aver trattenuto il quinto dello stipendio dei lavoratori, poi non lo versava alle finanziarie.

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