In una nota , il presidente della Federazione nazionale antiracket esprime soddisfazione per le condanne inflitte nel processo “Addio pizzo” e invita imprenditori e istituzioni a costituirsi parte civile in tutti processi , per lanciare un segnale forte di compattezza contro la mafia
Collaborazione e partecipazione. Potrebbero essere queste le parole chiave nella lotta contro la mafia, su cui da tempo è impegnata la Federazione nazionale antimafia, guidata da Giusppe Scandurra.
La stessa collaborazione e partecipazione che la Fai ha messo in campo nel Processo “Addio Pizzo”, conclusosi ieri Palermo e nel quale la Federazione si era costituita parte civile, fornendo il proprio importantissimo contributo.
”Dopo il processo di ieri a Palermo denominato ‘Addio Pizzo’ che ha visto alla sbarra boss e gregari del clan di San Lorenzo e per il quale sono state inflitte pene per complessivi 141 anni di carcere, la F.A.I. vuole sottolineare ancora una volta come sia importante la costituzione parte civile delle associazioni antiracket e di tutte le altre istituzioni che possono con la loro presenza dare forza a tutto l’impianto accusatorio”. Lo ha detto in una nota il presidente nazionale della F.A.I., Scandurra.
‘Nel processo ‘Addio Pizzo’ – continua Scandurra – infatti si sono costituite parti civili associazioni antiracket, enti istituzionali e i commercianti che avevano denunciato il pizzo e per la prima volta anche il ministero degli Interni con il commissario antiracket nazionale’.
‘Ormai da tempo – prosegue Scandurra – stiamo convincedo gli imprenditori che si rivolgono a noi affinche’ oltre a denunciare si costituiscano parte civile nei processi, dando a questi un’incisivita’ maggiore e un significato sociale. E’ poi fondamentale che tutte le istituzioni che operano nel territorio si costituiscano parte civile insieme agli imprenditori per far sentire loro la vicinanza e la solidarieta’ di tutto il contesto politico economico e sociale. In questo modo si puo’ dare alla mafia una risposta forte lasciando intendere che non si tratta di poche persone che si ribellano ad un sistema, ma di un’intera comunita”che reagisce insieme ai soprusi e alle angherie dei mafiosi’.
