Un progetto per il recupero dei villaggi della zona sud: la proposta dell'associazione l' “Altra Città”. Providenti: «Basta piangersi addosso»

Un progetto per il recupero dei villaggi della zona sud: la proposta dell’associazione l’ “Altra Città”. Providenti: «Basta piangersi addosso»

Un progetto per il recupero dei villaggi della zona sud: la proposta dell’associazione l’ “Altra Città”. Providenti: «Basta piangersi addosso»

mercoledì 18 Novembre 2009 - 12:07

Il documento presentato questa mattina a Palazzo dei Leoni. Per l'ex-sindaco, componente dell'associazione, è tempo di reagire e presentare validi progetti di intervento sul territorio

«Non serve più la “demoagogia dell’amico”, è necessario presentarsi agli enti finanziatori con progetti esecutivi seri che possano permettere di ottenere tutti i finanziamenti e le somme utili alla ricostruzione». Queste le parole spese dall’ex-sindaco Franco Providenti, oggi a Palazzo dei Leoni in qualità di membro del comitato l’ “Altra città”, per presentare il progetto redatto dall’ “Istituto Mediterraneo Bioarchitettura Biopaesaggio Ecodesign”, in collaborazione con la suddetta associazione, per le zone interessate dall’alluvione del primo ottobre.

Un ampio e dettagliato dossier, correlato da numerose immagini dei sopralluoghi effettuati dal tecnici dell’Istituto, in cui sono spiegate modalità e criteri di intervento che renderebbero possibile il ritorno nei villaggi abbandonati in attesa della messa in sicurezza della montagna, senza che dunque quelle zone vengano abbandonate, così come sembre volere buona parte dei residenti di Giampilieri, Scaletta, Briga, Molino, Altolia ed Itala. Prima però di dare spazio alla presentazione “tecnica” della relazione, hanno preso la parola Providenti, appunto, e Rosario Ansaldo Patti della Lega autonomia Locali, una delle venticinque associazioni che fanno parte dell’Altra Città.

«Il sindaco Buzzanca – ha esordito Ansaldo Patti – non può permettersi di continuare a fare battute o di sperare che arrivi qualcosa, deve pretendere, deve battere i pugni e ottenere i fondi da quei governi cosìdetti amici. Al più presto, sopratutto per dare risposte e certezze agli sfollati che in più occasioni hanno dichiarato di essersi sentiti abbandonati»: Il presidente della Lega Autonomie Locali chiede anche in che direzione si stiano nuovendo le indagini della Procura della Repubblica a seguito delle denunce presentate, in tempi non sospetti, dall’ing. Capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca.

L’amministrazione comunale, rappresentata in sala dall’assessore alle politiche sociali Pinella Aliberti, viene chiamata in causa anche da Providenti: «Nel 2000 è stato approvato Piano Regolatore che prevedeva ben 11 Piani Particolareggiati per le zone collinari della provincia di Messina dove è evidente l’elevato rischio di dissesto idrogeologico: tra queste fasce erano compresi anche i villaggi della zona sud. Ebbene – continua l’ex-sindaco – da allora nessuno di questi piani e i relativi uffici di competenza sono stati attivati». L’esponente dell’Altra Città che definisce inutile continuare a seguire la politica del piangersi addosso, spinge piuttosto ad andare avanti organizzandosi per la presentazione di validi progetti esecutivi che possano ottenere il benestare da parte del governo nazionale: «È vero la tragedia di Messina è stata trattata diversamente da altre, è stata sottovalutata, ma ora basta, bisogna pensare a lavora in modo costruttivo altrimenti questi soldi non arriveranno mai». Providenti non manca di fare riferimento alla bocciatura dell’emendamento, senza però entrare in dettagli politici: «Quei 100 milioni di euro non sarebbero di certo arrivati cash ma solo a condizione che i progetti presentati fossero stati validi e fattibili».

Providenti lascia dunque la parola all’archittetto Caterina Sartori, presidente dell’Istituto Biomediterraneo, che ha redatto il Documento con la collaborazione del prof. Giuseppe Mandaglio, ordinario di Geologia presso l’Università di Reggio Calecniche di intervento Calabria, e tutti i rappresentanti dell’associazione. Come illustrato dalla Sartori nel corso dell’intervento di presentazione, il progetto, frutto di indagini, analisi e sopralluoghi interessati dal disastro, prevede la possibilità, con le dovute cautele, di poter tornare a ripristinare la vita di quelle comunità. La Commissione di esperti recatisi sui luoghi del disastro, sugerisce “alcune modalità tecniche di intervento in favore delle quali è possibile limitare sia l’impatto paesaggisitico che i costi tenendo però ben presente l’obiettivo di contenere i dissesti e di conseguire condizioni di equilibrio geostatico durevoli”.

Tre le principali fasi di intervento proposte nel documento che punta, nel medio e lungo termine, all’inserimento dei villaggi medievali in parte distrutti dall’alluvione in un circuito di beni culturali ed ambientali:

Fase1. Mantenere la eprimietrazione delle aree a rischio individuata dalla Protezione Civile Nazionale, programmando la totalità degli interventi con riferimento esclusivo a tali aree. Avviare dunque porgettazioni preliminari da parte dei rispettivi Comuni di Itala e Messina, dopo che le rispettive richieste di finanziamento avranno trovato risposta

Fase2. Una volta ndividuate sicure risorse finanziarie procedere alla riperimetrazione delle aeree a rischio, e avviare interventi di messa in sicurezza per permettere il rientro, anche parziale, della popolazione

Fase3.. Proposta di una “rete dei paesaggi culturali e delle città ecologiche siciliane e meridionali e di attuazione delle prescrizioni” del Prg vigente.

(foto Dino Sturiale)

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