Reportage da Millau, la cittadina del Ponte più alto del mondo

Reportage da Millau, la cittadina del Ponte più alto del mondo

Redazione

Reportage da Millau, la cittadina del Ponte più alto del mondo

sabato 28 Marzo 2009 - 15:49

Le esperienze degli altri

Quello che segue è un estratto, tradotto in italiano, dell’articolo pubblicato il 26 giugno 2002 dal quotidiano francese L’Expansion, mentre fervevano i lavori di costruzione del ponte che i Francesi considerano il più alto del mondo: il Viaduc de Millau.

Con grande pragmatismo, liberi da preconcetti, favorevoli o contrari, i cittadini del paese nel quale è stato aperto il grande cantiere, ne colgono i vantaggi immediati e temporanei pur consapevoli che il futuro è denso di incognite.

Giovanni Mollica

Impossibile sfuggire al cantiere.

Alla periferia di Millau, nella regione dell’Aveyron, sulla strada provinciale affollata di camion per il trasporto di terra e di detriti, alcuni cartelli lo indicano ad ogni incrocio.

Da qualche settimana, sulle colline della cittadina, gigantesche gru formano un allineamento perfetto, quasi a far immaginare il percorso del viadotto più alto del mondo.

Più alta della Torre Eiffel, la pila più grande arriverà a 343 metri.

Ma la condizione di attrazione locale del cantiere non deriva soltanto dalle sue gigantesche dimensioni.

Dall’alto delle torri venate di ferro, un operaio, pioniere ingaggiato per quest’epica impresa che dovrebbe concludersi all’inizio del 2005, punta al cuore del problema. “In basso, nella vallata, si attendono molto da noi”.

La gente «in basso » sono i 22 mila cittadini di Millau, costantemente sotto i colpi della crisi del cuoio. “Negli anni 70, l’industria dei guanti occupava 6.000 persone. Oggi ne occupa appena 250” riassume Jean-Marc Zagli, direttore dell’Agenzia per lo Sviluppo Economico della cittadina.

Il turismo e nulla più di un pugno di nuove industrie non sarebbero sufficienti a riparare il tessuto economico.

Appollaiato sui contrafforti aridi del Massiccio Centrale, il ponte di Millau oggi rappresenta l’avvenire, e illustra splendidamente la teoria dell’economista britannico John Maynard Keynes: i grandi investimenti rilanciano la macchina economica. E i pionieri dell’“in alto” iniziano in effetti a ridare alla vecchia cittadina il gusto della prosperità di un tempo. Generosamente, il denaro del cantiere (un budget di 320 milioni di euro) irriga la cittadina sulle rive del Tarn.

Ogni settimana, una cinquantina di nuovi operai e ingegneri depositano i loro bagagli a Millau, per qualche mese o per 3 anni.

Da ora al 2005, saranno stati un migliaio a venire nella regione dell’Aveyron, alcuni anche accompagnati dai loro congiunti.

Primo impegno: trovare un alloggio. E’ iniziata la corsa al metro quadro libero.

Un’impresa, la Cocitrà Mobilité, requisisce tutto il parco immobiliare disponibile per procurare un tetto a tutti; i proprietari d’immobili in affitto si fregano le mani.

Sotto l’egida dell’ufficio dell’HLM (Habitations a Loyée Moderée, Abitazioni ad Affitto Modico) sono state costruite, a ritmo accelerato, una sessantina di villette per accogliere i prossimi arrivi.

Alcuni impiegati dell’Eiffage si sono stabiliti negli chalet di vacanza, con grande soddisfazione del proprietario, Alain Couly. “Questi nuovi inquilini resteranno 2 anni, e raddoppieranno il mio tasso di occupazione”.

I 1.000 immigrati che depositano i loro bagagli a Millau rappresentano il 12% della popolazione occupata, e il loro premio di trasferimento – circa 1.000 euro al mese -, non passa certo inosservato ai commercianti della cittadina. “Con le mie spese d’approvvigionamento, tutti sanno che io lavoro sul viadotto”, afferma Dorothée Morel, giovane ingegnere della pianificazione.

Il viadotto cerca pure braccia locali.

Su raccomandazione del precedente Ministro dei Trasporti Jean-Claude Gayssot, che viene da una provincia vicina, l’Eiffage si è impegnata a ad assumere nel cantiere la manodopera locale.

L’ANPE (Agence Nazionale Pour l’Emploi, Agenzia Nazionale per l’Occupazione) teme di non avere abbastanza candidati da proporre. “Il gruppo deve reclutare 180 persone, con precedenza al sud della regione dell’Aveyron. Circa 50 e 60 lavorano già sul cantiere. Ma mancano all’appello operai”, spiega Alain Terrier, consigliere capo per l’occupazione.

La politica dei grandi lavori nella regione dell’Aveyron incrementa anche gli affari di alcune imprese locali poco considerate.

In prima fila la piccola società di sorveglianza 4S: “Il cantiere permette approssimativamente di raddoppiare il mio volume di affari e di aumentare di un terzo il personale”, calcola soddisfatto Daniel Rodier.

Il suo quasi-dirimpettaio Marc Sévigné, fornisce i materiali per la fabbricazione del cemento e incasserà 2 milioni di euro di fatturato supplementare.

Come tanti altri, Thierry Fersing, membro dell’Associazione Insieme al Ponte, deve oltre il 15% del suo fatturato annuale al cantiere.

Fornitori locali, immobiliaristi, impieghi, consumi : ai piedi dei piloni, il famoso «circolo virtuoso» descritto da Keynes – così difficile da avviare sul piano nazionale – quindi funziona.

Ma i cittadini di Millau, gente previdente e che bada al futuro, già pensano al termine dei lavori. Come prolungare lo slancio quando i missionari economici del viadotto avranno fatto i bagagli?

Lo stesso Jacques Godfrain, sindaco di Millau, sa che la questione è delicata. “Con quest’ultima maglia di 2,7 km posata sull’autostrada A75, Millau si apre fisicamente e simbolicamente al mondo. La città si trova al punto di svolta. Può migliorare ma anche peggiorare”.

Alcuni iniziano già a rimpiangere i celebri ingorghi estivi nel cuore della cittadina, e hanno un solo incubo: vedere le vetture passare lontano e, con esse, le prospettive di crescita.

Questi piloni rappresentano le forche alle quali si può impiccare il mondo delle botteghe e delle boutique”, si adira un abitante di Millau.

L’ex sindaco verde di un comune vicino, compagno di strada del focoso José Bové, Alain Desjardin vede nero: “Un’autostrada invita all’alta velocità. L’esperienza dimostra che essa giova solo ai bacini urbani che si trovano ai suoi estremi”.

Unica soluzione per tacitare questi timori: invogliare l’automobilista a fermarsi a Millau. Afferrandolo per la manica o, piuttosto, per lo sportello, ognuno propone le sue astute soluzioni.

Ideato dalle autorità locali sostenute dai servizi dello Stato, un Museo delle grandi opere e della regione del Grands Causses, posto ai piedi del viadotto, spingerebbe i vacanzieri a prolungare il loro soggiorno.

L’Associazione Viadotto Vallata Vivente sostiene a spada tratta la vendita, ai caselli di pedaggio, di un biglietto valido 24 ore, che permetta di visitare Millau. Un’area di sosta alla periferia della cittadina offrirebbe una veduta impedibile del viadotto.

Con il suo ponte a pagamento, l’Eiffage non persegue obiettivi d’interesse generale. “Lo Stato avrebbe garantito la gratuità del passaggio e permesso la negoziazione di un’imposta supplementare sulle infrastrutture a favore degli abitanti del circondario”, spiega Jean Puech, presidente del Consiglio Generale dell’Aveyron.

Il concessionario intende mantenere buoni rapporti con la collettività locale, ma si preoccupa legittimamente del suo conto economico.

Per ora bisogna prendere atto della situazione.

Per il loro benessere economico, i cittadini di Millau, d’ora in avanti, dovranno a loro volta ritrovare lo spirito dei pionieri.

Franck Dedieu (L’Expansion 26 giugno 2002)

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