Interrogazione scritta dei consiglieri del Pd che invitano l’amministrazione comunale ad un intervento risolutivo. Intanto per la ristrutturazione dell’immobile di proprietà dell’Università bando pubblicato a maggio. Oteri: «Ci siamo dovuti attenere alla nuova normativa antisismica»
I rom sgomberati dalle baracche di via Adrano a seguito degli interventi di bonifica e pulizia del litorale di Maregrosso disposti dall’amministrazione comunale d’intesa con la Capitaneria di Porto, continuano a vagare senza meta alla ricerca di un edificio abbandonato o da un locale in disuso dove potersi accampare per trascorrere la nottata o perché no qualche giorno in più, nella speranza di non essere “avvistati”.
Oltre 22 le persone che hanno passato le festività pasquali nei locali dell’ex-Istituto di Anatomia a Gravitelli, di proprietà dell’Università: «Tra loro 16 bambini, di cui uno di sue sole settimane» sottolinea il consigliere comunale del Pd Emilia Barril, che su segnalazione di alcuni residenti ha sollecitato l’intervento delle forze di polizia. «Nonostante la presenza dei più piccoli – sottolinea l’esponente del Partito Democratico – nessun rappresentante dell’amministrazione nè tantomeno dei servizi sociali è intervenuto per valutare la situazione e decidere il da farsi. Queste persone sono state fatte sgomberare “alla cieca”, alla ricerca del prossimo rifugio sicuro». Rifugio che, così come evidenziato dalla Barrile, dopo lo sgombero dell’edificio univesitario, è stato individuato (pur se solo per qualche ora), in un’abitazione privata, anch’essa abbandonata, sempre in zona Gravitelli. «La situazione così non viene risolta, perché ora bisognerà capire in quale altra parte della città queste famiglie si siano -sistemate-».
Un problema che si spera abbia immediata soluzione ma rispetto al quale l’amministrazione comunale ha più volte fatto sapere di essere poco “interessata” perché, a differenza della comunità dei rom di San Raineri (nel pomeriggio un nuovo incontro a Palazzo Zanca ndr), le famiglie in questione non possiedono i “requisiti” necessari per poter contare su un sostegno del Comune (vedi articolo correlato). La questione viene ripresa oggi anche in un’interrogazione presentata da tutti i componenti del Pd in consiglio comunale (Barrile, Calabrò, Contestabile, Zuccarello, Cucinotta) in cui si chiede la presentazione di un piano di intervento sociale al fine di evitare nuove occupazioni abusive.
Un rischio quest’ultimo, che nel caso dell’ex-aula di anatomia ha tra l’altro fornito un interessante spunto di riflessione sul futuro dell’immboile di proprietà dell’università, definitivamente lasciato dall’anziana coppia dei coniugi D’Andrea lo scorso anno. Un “caso” su cui è più volte ritornato il direttore amministrativo Giuseppe Cardile nell’ottica della politica di recupero e risparmio adottata dall’Ateneo. E tuttavia a distanza di oltre un anno, (il progetto era già finanziato e cantierabile ndr), il plesso è tornato ad essere “preda” dei senza tetto. E ciò sebbene i propositi dell’ing. Oteri, componente della commissione edilizia dell’Ateneo, fossero ben diversi e soprattutto puntassero su tempi ben più celeri.
Per cercare dunque di capire cosa sia successo, o meglio non sia successo nel corso di quest’anno (era lo scorso febbraio), ci siamo rivolti proprio ad Oteri. A “paralizzare” la pubblicazione del bando e dunque l’avvio dei cantieri, un evento che pur non avendo riguardato direttamente Messina ha comunque avuto ripercussioni sui criteri di edificazione: «Il terremoto dell’Aquila – spiega l’ingegnere – ha determinato la necessità di rivedere l’intero progetto al fine di adeguarlo alla nuova normativa antisismica entrata i vigore il 1. luglio del 2009. Ciò ha chiaramente creato un rallentamento al nostro progetto che tuttavia adesso è pronto. Entro maggio riteniamo di poter procedere alla pubblicazione del bando di gara».
Un adeguamento non solo in termini di edilizia ma anche in termini monetari: il costo inziale della ristrutturazione, che prevede la realizzazione di un polo didattico interfacoltà, superava di poco i due milioni di euro, ora invece il costo complessivo è di 2 milioni 700 mila euro. Ciò, così come spiegato da Oteri, per la necessità della revisione sulla base della nuova normativa, per l’adeguamento al nuovo prezzario regionale del 2009 e, aggiungiamo noi, forse anche a causa del passare dei mesi e dunque dell’usura dello stesso immobile. Il plesso, costituito da un piano interrato, un piano rialzato più altri due, verrà realizzato per la maggior parte (oltre i due milioni) grazie ad finanziamenti Miur per l’edilizia, mentre per la restante parte con un’autofinanziamento dell’Ateneo che farà dunque fondo al proprio bilancio.
