Gli abitanti della piccola frazione di Scaletta, appoggiati da Consumatori Associati, ricorrono alle vie legali contro l’ordinanza di rientro firmata dal sindaco Briguglio. Il legale Sammartano: «Entro marzo speriamo di ottenere la sospensione del provvedimento». L’ing. Santoro: «La vulnerabilità idrogeologica è la stessa del mese di ottobre»
Sono trenta i nuclei familiari residenti nella frazione di Scaletta Guidomandri che hanno già presentato ricorso al Tar per chiedere la sospensione dell’ordinanza di rientro nelle zone verdi firmata dal sindaco Mario Briguglio, con cui è stata sospeso il precedente provvedimento di sgombero delle aree interessate dalla frane del primo ottobre. Lo hanno ribadito ancora una volta questa mattina nel corso della conferenza tenutasi al Salone degli Specchi della Provincia e convocata dall’associazione Consumatori Associati, di Ernesto Fiorillo, scesa in campo a fianco del Comitato “Tornare a Guidomandri”.
I residenti della frazione del Comune di Scaletta, così come i “cugini” di Giampilieri e delle altre zone coinvolte dalla tragedia, sono compatti e convinti nel dire no al rientro se prima non si proceda con gli interventi di messa in sicurezza. Spiega a questo proposito l’avvocato Fulvio Sammartano che sta curando la presentazione dei ricorsi da parte del comitato: «La nostra intenzione è quella di ottenere la sospensione dell’ordinanza di rientro firmata dal sindaco Briguglio, e questo perché le motivazioni alla base del provvedimento non sono attendibili. Nel documento si legge che grazie ai lavori effettuati nelle zone investite dal fango è possibile che i cittadini facciano ritorno a casa in piena tranquillità, ma la relazione stilata dal nostro perito, l’ing. Leonardo Santoro, svela un quadro ben diverso che certo non permette di stare sereni, perché quella montagna è tutto fuorché sicura. Da qui le ragioni del ricorso. Il primo obiettivo che ci proponiamo di raggiungere, almeno entro marzo, è la sospensione dell’ordinanza sindacale in modo che i cittadini non siano più “costretti” a far ritorno a Guidomandri. Successivamente si entrerà nel merito della questione».
Dati inconfutabili, sostiene l’avvocato Sammartano, quelli contenuti nella relazione dell’ing. Santoro, che attestano il medesimo livello di vulnerabilità idrogeologica del mese di ottobre. Spiega Santoro: «Ho presentato una relazione ben precisa e dettagliata in cui attesto, a seguito di studi e sopralluoghi effettuati proprio nel punto della montagna da cui si è distaccato l’ammasso di fango e terra, che la situazione del pendio è ancora estremamente precaria. Se per interventi effettuati si intende la pulizia delle strade dal fango, siamo ben lontani dai lavori di messa in scurezza che invece sarebbe necessario effettuare e che complessivamente ammontano ad una decina di milioni di euro». Secondo l’ingegnere sono tre le principali linee di intervento: «La risagomatura della montagna, la risistemazione idraulica dei canaloni, la creazione, finora assente, di una rete di acque bianche sia nelle strade provinciali che in quelle comunali, opere di protezione attiva e passivo, ovvero la creazione di barriere rigide in acciaio di contenimento. Operazioni che, secondo il cronoprogramma, potrebbero essere terminate nel giro di 12 mesi». Nell’ultma parte della perizia di Santoro, si presenta infine un bilancio di costi e benefici tra l’ipotesi di delocalizzare definitivamente l’abitato di Guidomandri e quella di intervenire per la messa in sicurezza: «La strada anche economicamente più conveniente sarebbe proprio la seconda».
Il presidente di Consumatori Associati Ernesto Fiorillo afferma inoltre: «Nelle settimane scorse inoltre, un nostro consulente ha messo a punto una perizia dove si evince che i danni delle alluvioni del 2007 e del 2009 sono stati provocati dalla poca attenzione verso il territorio da parte delle istituzioni che, con lavori poco costosi, avrebbero potuto e dovuto mettere in sicurezza la montagna. Come annunciato in precedenza, porteremo quindi presto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, quale attuale rappresentante del Governo, davanti il Tribunale di Messina. Siamo pronti, infatti, ad un’azione legale collettiva per chiedere i contributi previsti dopo l’alluvione del 2007 che ha colpito i centri ionici del messinese e dei quali, dopo due anni, non e’ arrivato ancora un euro».
Questa mattina intanto al via i primi lavori di pulizia in via Puntale a Giampilieri Superiore, luogo simbolo dell’alluvione del primo ottobre. Operazione non semplice, coordinata proprio per questo da squadre specializzate di vigili del Fuoco con la collaborazione di Protezione Civile e tecnici del Comune, di cui non è al momento possibile definire i tempi. A muoversi tra gli stretti vicoli sono bobcat di piccole dimensioni che tirano via pupazzi, giocattoli, fotografi, vestiti. Nella strada che ha letteralmente diviso in due il paese e dove hanno perso la vita il maggior numero di persone si lavoro per liberare definitivamente dal fango pezzi di una vita che per molti ormai non esiste più.
(foto Sturiale)
