La tragedia di Fiumedinisi riapre la ferita prodotta dalla morte di Rosario Leonardi

La tragedia di Fiumedinisi riapre la ferita prodotta dalla morte di Rosario Leonardi

Redazione

La tragedia di Fiumedinisi riapre la ferita prodotta dalla morte di Rosario Leonardi

mercoledì 19 Novembre 2008 - 12:14

Troppi incidenti sul lavoro - Facciamo qualcosa per fermare la mattanza

“E’ stato un lunedì nero per il mondo del lavoro- titolava il Corriere della Sera nella edizione trasmessa on line nella serata del 10 Novembre, specificando: “Quattro persone sono morte e una quinta è in gravissime condizioni a seguito di alcuni incidenti che si sono verificati in diverse zone del Paese-. Il primo della lista è il messinese Rosario Leonardi, Saro per gli amici, Saro anche per me che lo conoscevo da trent’anni e che avevo avuto modo di apprezzare le sue qualità umane e professionali e di essere stato prima stupito e poi ammirato della sua straordinaria religiosità. E mi chiedo ancora oggi se era un uomo buono perché era religioso o se era religioso perché era un uomo buono, nel senso che la sua bontà d’animo lo spingeva verso quell’area della fede in cui i sentimenti buoni e autentici trovano un riscontro ed una sublimazione. Saro, lavoratore instancabile e puntuale, Saro animatore e organizzatore del Sindacato degli artigiani, sempre pronto a dare una mano ai colleghi in difficoltà e a trovare il modo di far lavorare i giovani.

Anni fa era sopravvissuto ad un brutto incidente automobilistico, di cui conservava qualche traccia e qualche acciacco, che tuttavia non aveva per nulla intaccato il suo spirito e il suo umore. Forse aveva rafforzato la sua fede, perché non si stancava di rendere grazie a Dio e, ai miei occhi, appariva quasi come un essere immortale, perché se aveva superato quella terribile prova, cos’altro gli poteva mai accadere? Quando nel serpentone di Sky tg 24 ho letto “morto operaio a Messina- sono andato a cercare sulle agenzie qualche particolare sull’incidente e quando ho letto il nome e l’età mi sono rifugiato nell’idea che potesse trattarsi di un’omonimia. Ho telefonato ad un comune amico e l’ho trovato in lacrime. Caduta l’ultima speranza uno stano pensiero mi occupò la mente: quanti secondi occorrono per percorrere quindici metri in caduta libera? Cosa ha pensato Saro in quegli ultimi istanti? Ha gridato, è svenuto, ha sofferto, è morto all’istante? Quando una persona cara è vittima di un così tragico evento scatta in noi questo desiderio di immaginare i suoi ultimi istanti e di augurarci che non abbia sofferto. Gli altri, quelli che sono morti nello stesso giorno e nei giorni precedenti sono solo dei casi, tristi, ma che non scuotono dal profondo la nostra sfera emotiva e la nostra voglia di reagire. La morte di Rosario Leonardi dovrebbe invece suscitare nell’animo dei suoi amici e di coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato, la voglia di fare qualcosa per impedire che simili incidenti possano ripetersi.

Detta così sembra una frase di circostanza, ma sono certo che Saro apprezzerebbe anche un semplice tentativo fatto in tal senso e se dalla sua tragedia potesse scaturire una iniziativa positiva, la sua morte non sarebbe avvenuta invano.

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