Il rappresentante sindacale ribadisce la necessità della protesta e l’inadeguatezza del piano di risanamento presentato
Posizioni sempre più nette, strada di confronto sempre più difficile da percorrere, una sorta di tutti contro tutti in cui non si riesce a trovare un punto di incontro. Mentre infatti sul futuro dell’Atm non c’è ancora nessuna certezza, l’unico dato certo rimane lo sciopero di 24 ore del settore del pubblico trasporto, programmato per giorno 9 luglio. La protesta, organizzata nell’ambito di un’iniziativa nazionale (inizialmente prevista per il 24 giugno ndr), non sarà più dunque solo di 4 ore. Nel caso invece in cui la manifestazione nazionale dovesse essere annullata, in riva allo Stretto verrà comunque confermato il blocco mattutino.
La decisione dello sciopero per il segretario della Fit Cisl Enzo Testa, rimane l’unica alternativa da prendere anche perché, ribadisce Testa, “le procedure di raffreddamento si sono concluse negativamente. E’ impensabile – sottolinea – credere di poter risolvere un problema che si trascina da anni con un incontro di mezz’ora a Palazzo Zanca e promesse di finanziamento ottenute dalla Bei (Banca europea di investimenti). Non c’è stato nessun segnale di discontinuità rispetto al passato, il piano di risanamento che è stato presentato, non può essere considerato un piano di salvataggio. Il non volere affrontare in maniera seria tutte le complesse problematiche di un’azienda oberata dai debiti senza una seria organizzazione del lavoro e quindi con altissimi costi di gestione, vuol dire metterla in liquidazione”.
Il rappresentante sindacale punta poi l’attenzione sui “numeri” della società, numeri che non possono che confermare l’inadeguatezza della società: “Un’azienda con 650 addetti, rispetto alle media nazionali delle altre aziende di trasporto municipalizzato urbano, dev’essere in grado di mettere in linea almeno 120 autobus giornalieri, che non possono dunque in alcun modo essere i 50 che mediamente circolano in città. Sono stanchi i cittadini che pagano per servizio scadente, ma lo sono anche i lavoratori senza stipendio che vedono sempre più in forse il loro posto di lavoro. A partire dai circa 80 ex Lsu che a fine luglio, che a queste condizioni operative, non sanno più se continueranno a lavorare”.
Per testa la ricetta rimane dunque sempre la stessa: eliminare gli sprechi, consulenze ed appalti esterni per aumentare le produttività, abbassare i costi di gestione. “Tutte condizioni normalmente richieste dalle aziende – conclude Testa – ma che inspiegabilmente l’Atm non solo non richiede ma paradossalmente per far ciò obbliga i lavoratori a scioperare”.
Considerazione quest’ultima, che pur non facendo esplicito riferimento alla posizione espressa ieri dall’Ugl (vedi correlato), contraria allo sciopero e favorevole invece al piano di risanamento presentato da Conte, prospetta una più che mai ufficiale spaccatura all’interno del fronte sindacale
