Tremedia, la replica della “biondina- Frisone

Tremedia, la replica della “biondina- Frisone

Redazione

Tremedia, la replica della “biondina- Frisone

lunedì 27 Ottobre 2008 - 10:02

La giovane giornalista risponde alla lettera di Emilio Pintaldi

Così Francesca Frisone, definita “biondina- dall’ex giornalista di Tremedia Emilio Pintaldi, replica a quanto sostenuto dal collega in una lettera di alcuni giorni fa:

«Leggo con divertito stupore l’accorato appello che il dott. Emilio Pintaldi ha rivolto a tutti i colleghi giornalisti, affinché difendano la propria professione e professionalità dall’orda di non ben specificati “biondini- in agguato dietro ogni angolo per usurpare posti di lavoro.

Brutta razza questa biondini.

Mi presento: secondo la nuova identità coniata su misura per me ed altri come me dal dott. Pintaldi, sono una delle tante biondine che si annidano in trepidante attesa negli anfratti polverosi delle redazioni locali. Sono la biondina, per lui senza nome (anche se ci conosciamo bene), “liquidata- a maggio dall’azienda Tremedia per “esuberi-. Sono sempre la biondina che, alla stregua del grande Houdini, è riapparsa “d’incanto- nelle edizioni del Tg di TREMEDIA del 15 e 16 Ottobre, rimpiazzando indebitamente titolati titolari.

Dal basso della mia inesistente esperienza, mi permetto di aprire al dott. Pintaldi una finestra sul mondo in cui mi ha collocata: mondo di cui non può aver contezza, essendo nato giornalista professionista. Mondo che peraltro non può aver avuto modo di conoscere – scoprendolo solo ora – stante i suoi ridotti tempi di permanenza in redazione: diviso com’era tra i molteplici impegni professionali, non poteva accorgersi della variegata popolazione di individui che incrociava nella redazione di TREMEDIA, per lui più evanescente di un ectoplasma.

Ignorando questa realtà, e colpito forse da qualche acconciatura sui generis, il dott. Pintaldi ha tramutato come d’incanto in biondini, quelli che per il resto del mondo sono solo ragazzi e ragazze che fanno il loro meglio per garantire una buona informazione. Ragazzi e ragazze di talento, che imparando da errori, critiche e consigli, hanno sempre guardato con rispetto all’esperienza degli “anziani-, da cui però, a quanto pare, sono stati guardati solo con sufficienza e scarsa considerazione.

Per magia sono diventati biondini i ragazzi e le ragazze con cui il dott. Pintaldi ha lavorato ed è andato a pranzo quasi ogni giorno. Niente nomi, nessuna umanità, solo uno sprezzante ed offensivo appellativo dal sapore un po’ retrò.

Il professionista Pintaldi, che orbita intorno alle sfere più alte dei media locali e regionali, ha svilito in poche righe una bella realtà di collaboratori, rendendoli anonimi e inconsistenti. Giovani che accettano di lavorare talvolta anche senza essere retribuiti ( altrove si parlerebbe di zelo, di amore per la professione, di voglia di scommettersi, perfino di “far la gavetta-…) sono stati tramutati in un’incombente minaccia alla professionalità di chi, come lui, è da tempo affermato giornalista. Mi sembra davvero un’esagerazione. O forse, l’incubo diventa realtà. Perché in un settore come il nostro (me ne approprio indebitamente, lo ammetto) dove sono in tanti ad inseguire esclusivamente la visibilità, senza i buoni uffici del politico di turno e Dio solo sa cos’altro, scommettere solo sul proprio talento è una scelta risibile, appannaggio esclusivo di giovanotti troppo ingenui ed idealisti, novelli biondini. Mi rendo conto che possa rivelarsi sconvolgente, anche per un navigato comunicatore come Pintaldi, scoprire oggi questa umanità, nemmeno tanto sommersa, che popola le nostre redazioni.

Non entro nel merito delle critiche al sistema sollevate dal dott. Pintaldi, sistema di cui, c’è da dire, conosce molto bene i meccanismi; entro però, e con forza, nel merito della vergognosa mancanza di rispetto che la sua lettera sbatte in faccia a quelli che, senza alcun titolo, definisce biondini.

Non mi sarei mai aspettata dal professionista Pintaldi una così clamorosa caduta di stile. O forse, trattasi semplicemente di un tentativo di palese strumentalizzazione di fatti e persone, posto maldestramente in essere per perseguire un tornaconto personale. Dott. Pintaldi, se ha adito le vie legali per vedere tutelati i suoi diritti, allora attenda serenamente che la giustizia faccia il suo corso. Lasci perdere i biondini, le vendette personali ed i falsi moralismi. Un professionista di così grande levatura, lontano anni luce dalle sabbie mobili dell’anonimato e della disoccupazione, non ha motivo di temere che qualche esordiente gli rubi il posto in Paradiso.

O forse si?

Perdonate l’irriverenza di questa insolente biondina,

grazie per l’attenzione

Francesca Frisone

P.S. Mi permetto di aggiungere che, se fossi in Lei (quale ardire!) mi scuserei con il numero piuttosto consistente di biondini che lavorano nelle redazioni locali, e con i biondini in genere, che da domani ci toccherà aggiungere al novero delle classi discriminate, come neri, ebrei, ed omosessuali.

Saluti».

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