Convegni, mostre e recupero dei beni culturali: a Monforte la Katabba è un successo

Convegni, mostre e recupero dei beni culturali: a Monforte la Katabba è un successo

Redazione Tirreno

Convegni, mostre e recupero dei beni culturali: a Monforte la Katabba è un successo

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sabato 04 Febbraio 2017 - 11:15

La millenaria manifestazione monfortese è diventata un'occasione per riscoprire e valorizzare il grande patrimonio culturale del piccolo centro nebroideo. A rendere tutto questo possibile è l'impegno diretto di cittadini e associazioni

Continuano a riscuotere un ottimo sccesso gli eventi legati alla Katabba. Nelle due giornate del 28 e 29 gennaio, dedicate alle rievocazioni medievali correlate alla millenaria tradizione di Monforte San Giorgio, evento organizzato dall’omonima associazione. Di particolare interesse è stato il convegno “Da Ruggero a Federico II – La tradizione storica della Katabba”, in cui sono stati affrontati temi culturali inerenti il periodo storico dei due regnanti e l’importanza strategica e militare assunta da Monforte in quel periodo con le evoluzioni della sua fortificazione e il controllo sul territorio Tirrenico e Peloritano. Hanno partecipato al convegno il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, lo storico Giuseppe Ardizzone Gullo, il presidente dell’ARS-ME Mauro Pirrone e il sindaco Giuseppe Cannistrà.

Subito dopo la fine del convegno, si è tenuta nella chiesa del SS. Sacramento l’esposizione dei rinvenimenti della “Caccia al Tesoro” organizzata dall’ARS-ME il giorno dell’Epifania nel territorio monfortese. “Si è soliti dipingere la tradizione come ciò che viene trasmesso dal passato al presente” – ha commentato Ardizzone – “gli oggetti materiali, le credenze, le immagini e le abitudini, le pratiche possono essere tramandate, e questo stesso gesto della loro consegna alle generazioni future costituisce una tradizione. Per essere tale, però, è fondamentale una certa persistenza o la reiterazione attraverso la trasmissione. Tutto ciò a Monforte San Giorgio avviene con la Katabba”.

La giornata è proseguita con il premio “PRO MONFORTE”, donato ad Ardizzone dall’Associazione Maria Immacolata e dal gruppo di preghiera San Pio presso i locali del Convento delle Ancelle Riparatrici. Successivamente in Piazza IV Novembre ha avuto svolgimento il corteo storico e le rievocazioni medievali a cura dell’Associazione Katabba, mentre alle ore 19 è stato il suono di campane e tamburo, riecheggiante per circa trenta minuti dal campanile della Chiesa di Sant’Agata, a riportare indietro nel tempo i visitatori e i cittadini monfortesi, custodi della rimembranza dalla liberazione del dominio saraceno grazie alla conquista normanna avvenuta nel 1061.

Durante la giornata di sabato 28 gennaio è stata invece recuperata un’antica vara, con finiture a decoro floreale, insieme a un pulpito ligneo; entrambi erano abbandonati all’interno del Convento di San Francesco di Paola, sommersi da detriti e sottoposti all’azione continua delle intemperie. I due manufatti risultano in discreto stato di conservazione, con alcune mancanze e leggere lesioni; dopo il recupero sono state trasportate in via temporanea in altri locali comunali, nell’attesa di un restauro e una nuova collocazione.

Importante anche il rinvenimento dell’originaria acquasantiera in pietra di Mirto della Chiesa di S. Francesco di Paola, trovata nei depositi dello stesso Convento. Detta opera, dopo i lavori di restauro della Chiesa nel 2005, era stata divelta al fine di poter eseguire il restauro e di conseguenza essere ricollocata nell’originaria posizione, invece la stessa giaceva nei depositi del Convento come materiale di scarto; Il corpo lapideo è stato immediatamente consegnato alla Parrocchia di San Giorgio Martire al fine di essere custodito in condizioni migliori, ed adesso è visibile al pubblico all’interno della stessa Chiesa.

Il Comune ha voluto ringraziare per l’impegno l’associazione ARS-ME, la quale sta portando avanti il percorso di tutela e salvaguardia dei Beni Culturali, la parrocchia di San Giorgio Martire e la gentile collaborazione di Clemente Bitto e Antonino Midili.

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