Da Messina all'Ucraina per combattere da mercenario, arrestato dai CC

Da Messina all’Ucraina per combattere da mercenario, arrestato dai CC

Redazione

Da Messina all’Ucraina per combattere da mercenario, arrestato dai CC

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giovedì 06 Maggio 2021 - 08:13

Il giovane ha 28 anni. Indagine “Ivan” dei carabinieri del Ros, avviate le procedure per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere

I carabinieri del Reparto operativo speciale di Messina, con il supporto dei comandi provinciali territorialmente competenti, all’alba di oggi ha nno avviato le procedure per arrestare un messinese di 28 anni, indiziato della violazione della Convenzione internazionale di New York del 4 dicembre 1989 sul contrasto al fenomeno dei “mercenari”.

Le ricerche si sono svolte a Messina e Lodi, ultimi domicili del nucleo familiare del ricercato, e contestualmente sono state attivati i canali di cooperazione internazionale per l’esecuzione del provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari di Messina all’estero, dove Giuseppe Russo si è trasferito dal 2016 per svolgere quella che la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949 definisce attività di “combattente illegittimo”.

Il giovane, dopo essere stato reclutato in Italia, avrebbe combattuto – in cambio di un corrispettivo economico – al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che, a partire dal 2014, si è sviluppato nel Donbass (Ucraina orientale), tra l’esercito ucraino e truppe filorusse, senza essere cittadino di quello Stato, né stabilmente residente. Gli viene, pertanto, contestata anche l’aggravante della transnazionalità, poiché le condotte si inquadrano in un gruppo organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato.

I militari dell’Arma hanno eseguito anche perquisizioni finalizzate alla ricerca di materiale probatorio che potrebbe definire il ruolo di eventuali facilitatori che avrebbero agevolato e sostenuto, anche finanziariamente, le attività dei mercenari nel Donbass.

Le indagini, avviate nel 2019 e coordinate dalla Dda di Messina, diretta dal Procuratore, Maurizio De Lucia, si sono avvalse anche dell’analisi dei flussi finanziari internazionali e dei dati forniti da Facebook sulla base di una commissione rogatoria con gli Stati Uniti avviata dalla Procura peloritana. È stato, in tal modo, possibile documentare che il ventottenne ha operato come combattente mercenario nella regione del Donbass, dove si era stabilito dal 2016, condividendo mediante i social network le proprie attività militari con congiunti e amici, alcuni dei quali gli chiedevano consigli e indicazioni per intraprendere la medesima attività.

Ha trovato, inoltre, conferma l’esistenza e l’operatività di una struttura organizzata attiva nell’area Italia – Ucraina e dedita al reclutamento e al finanziamento di mercenari destinati ad integrare le fila delle milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass, già emersa da un’analoga attività condotta dal Ros nel 2018.

Il circuito coinvolgerebbe soggetti provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno intrapreso l’attività di “combattenti”, schierati al fianco delle milizie filorusse e contro l’esercito regolare ucraino nei territori contesi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. In tale contesto, particolarmente allarmanti sono risultati i rapporti dell’indagato messinese con altri mercenari e, in particolare, con Andrea Palmeri, livornese, detto “il generalissimo”, già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento-reclutamento di mercenari a scopo terroristico-eversivo ed associazione per delinquere.

Il fenomeno dei mercenari nella regione del Donbass è stato ripreso anche da alcune trasmissioni televisive nazionali e si inserisce nella complessa vicenda diplomatica e geopolitica che recentemente ha fatto registrare una presa di posizione del Parlamento europeo.

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