Corsi d'oro: il sistema delle locazioni di immobili tra soggetti della stessa "galassia"

Corsi d’oro: il sistema delle locazioni di immobili tra soggetti della stessa “galassia”

Rosaria Brancato

Corsi d’oro: il sistema delle locazioni di immobili tra soggetti della stessa “galassia”

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giovedì 03 Aprile 2014 - 05:00

Parte dell'ordinanza del gip e dell'indagine è dedicata alle locazioni di immobili e al noleggio di apparecchiature. In particolare i magistrati si soffermano su due punti: i costi eccessivi rispetto al mercato e il fatto che le società cedenti da un lato e gli Enti che locavano gli immobili dall'altro, facevano tutti riferimento, attraverso familiari o fedelissimi, alla galassia di Genovese. E le risorse usate erano tutte pubbliche. La difesa contesta i criteri usati dal consulente del Pm per le stime di mercato.

Una serie di capitoli dell’operazione Corsi d’oro riguardano la gestione degli affitti di immobili e apparecchiature, un complesso sistema attraverso il quale le diverse società, tutte riconducibili a Genovese, fornivano locali e macchinari agli Enti di formazione, anche questi riconducibili al deputato Pd. Al di là del fatto che l’inchiesta mira ad accertare canoni di locazione moltiplicati rispetto alle cifre di mercato, le risorse utilizzate sono tutte di provenienza pubblica, Unione Europea e Regione. In un caso, ad esempio, l’inchiesta mira a verificare se nell’acquisto della Lumen dal precedente proprietario, le rate siano state pagate attraverso i soldi della Regione, mettendo a rendiconto, come consulenza, quella che in realtà era la quota da dover saldare al cedente. Quanto ai capitoli relativi alle locazioni, le società di riferimento sono sempre le stesse: Caleservice (quella che gli inquirenti definiscono la “cartiera” di Genovese) e, Centro servizi 2000, da un lato, e dall’altra parte Aram, Lumen, Training service, Nt Soft, Apindustria tutte sempre orbitanti, nella galassia del parlamentare. Se della vicenda dell’ immobile di Cristo Re, se ne è già parlato la scorsa estate dopo l’operazione Corsi d’oro (vedi articolo allegato), il gip De Marco si sofferma nell’ultima ordinanza sugli aspetti relativi alle locazioni, e non quindi all’acquisto, di immobili e apparecchiature, sia a Messina che in provincia.

Nel caso dell’Aram, come attestato dalla Guardia di finanza, è emerso che il consulente dell’Aram e della Lumen, Giovanni Moscato, “dalle ricerche effettuate nell’ambito della documentazione consultata, per quasi tutti i contratti di locazione, non è stato in grado di esibire le fatture ricevute a fronte delle locazioni e/o sublocazioni degli immobili”.

Iniziamo dagli affitti di Aram e Lumen, prima di passare alle altre locazioni.

Come ricostruito dal consulente del pm Barreca, l’Aram avrebbe pagato per fitto locali e noleggi 771.740, 87 alla Centro Servizi 2000, altri 810.852, 56 alla Elfi Immobiliare, oltre 1 milione alla Sicilia Service, tra il 2006 e il 2012, tenendo conto dei corsi che si svolgevano anche in altre città. La Lumen ha pagato tra fitti e noleggi 474.359, 35 euro alla Centro servizi 2000.

L’immobile di Cristo Re è di proprietà della Centro Servizi 2000, (società riconducibile a Francantonio Genovese) “la Centro servizi- si legge nell’ordinanza- è una delle società usate per operare la distrazione delle risorse pubbliche da Aram e Lumen, tramite un sistema di sovrafatturazione. Parte delle risorse illecite poi sono state trasferite dalla Centro servizi al patrimonio personale di Genovese”.

La società è stata amministrata, negli anni, da Chiara Schirò e Graziella Feliciotto (mogli rispettivamente di Genovese e Sauta), poi da Roberto Giunta, e da settembre 2013 da Paolo Bitto. Stando alle carte la società ha emesso fatture per locazione per la Lumen dal 2006 al 2012 per quasi 400 mila euro e per l’Aram di oltre 640 mila. Per l’affitto di Cristo Re, nel 2006 fu firmato un contratto da Graziella Feliciotto e Chiara Schirò, per conto della Centro Servizi ed Elio Sauta (marito della Feliciotto), per l’Aram, per un canone annuo di 130 mila euro. Nel dicembre 2012 il contratto fu rinnovato fino al 2018, portando la cifra a 157 mila euro, ma per la Centro servizi firmò Roberto Giunta. Anche la Lumen firmava un contratto con la Centro Servizi per le aule di Cristo Re. Nel 2006 per un minor numero di aule, il canone annuo era di 50 mila euro, aumentato a 70 mila dal 2009. Il primo contratto fu siglato da Graziella Feliciotto e Chiara Schirò per la Centro Servizi e da Cettina Cannavò per la Lumen. Per quel che riguarda lo stabile di Cristo Re l’inchiesta si sofferma su una serie di aspetti, dall’inagibilità, al canone eccessivo. Quel che emerge è che sia le società che i protagonisti sono tutti riconducibili a Genovese, o familiari o suoi strettissimi collaboratori.

Ma le indagini hanno accertato una lunga serie di altre locazioni, sia per immobili che per macchinari, tutte tra società ed Enti facenti parte della stessa “galassia” e tutti pagati con le risorse provenienti dalla Formazione.

La Caleservice, ad esempio, (vedi articolo allegato) che al 99% è di Genovese e per l’1% di Rinaldi, amministrata da Giovanna Schirò, ha posto in essere una serie di contratti di locazione con Lumen, Apindustria, Anfes, Solco, Enaip, Universo e Ambiente, Training service, Reti società coop, Nt soft, Cesim, Job & service, Associazione Pd.

Gli immobili affittati sono a Messina, Milazzo, Barcellona, Patti e variano da canoni mensili a canoni annui e persino “a canoni giornalieri”. L’affitto dei locali per un giorno, ad esempio, per svolgere i corsi era di 200 euro. Le cifre dei fitti e dei noleggi variavano, così si va dagli 11 mila e 800 euro pagati dall’Apindustria in un anno a Milazzo, ai 1100 euro al mese pagati dalla Training service a Barcellona, o, ai 1.540 euro al mese per cinque mesi sempre dalla Training service a Patti. Anche il noleggio varia, e la Nt Soft ha pagato la Caleservice 3.640 euro per l’affitto di un anno di una copiatrice e due notebook. In alcuni casi si sono registrati sub affitti con tariffe giornaliere. In tutti questi casi la difesa da tempo sta contestando i criteri applicati da parte della procura per ritenere le cifre fuori mercato.

In alcuni casi, rileva l’inchiesta, sarebbero stati affittati gli stessi locali a due Enti diversi. E’ il caso dell’immobile di via Tommaso Cannizzaro n° 9, che viene affittato alla Caleservice dalla Lumen (per 67 mila euro l’anno) e dalla Job & service (854 euro al mese). Stando agli accertamenti i locali coincidono con quelli della sede della Lumen. Simile situazione con i fitti di Lumen e Reti società coop (in questo caso dal 2012 al 2013 per 1.400 euro al mese), o Anfes (650 al mese). Sempre i locali di via Tommaso Cannizzaro sono costati per 40 giorni 5 mila euro alla Nt Soft e 5 mila all’Apindustria per 42 giorni. L’Enaip sborsa alla Caleservice per locali nel viale San Martino, con contratto fino al 2017, oltre 120 mila euro l’anno. La Solco e l’Universo e Ambiente hanno affittato i locali in via Nicola Fabrizi n° 31, rispettivamente per 700 e per 500 euro al mese (ma non sono gli stessi locali). In via Brescia invece, al 47/C, quarto piano, interno 19, part.22 sub. 19, si sono ritrovati l’Associazione Pd di Messina (per la quale ha firmato il contratto Cettina Cannavò) per 1.600 euro al mese (fino al 2017), e la Cesim consulting ( 800 euro al mese fin al 2019).

La Centro servizi 2000, oltre ai contratti di locazione con Aram e Lumen per lo stabile di Cristo Re, ha dato in affitto i locali (sempre di Cristo Re) alla Cesam, 2 mila euro al mese,ed una porzione di immobile in via La Farina all’Issvir (3 mila euro mensili) ed all’Iraps (3 mila al mese).

La battaglia tra periti, quelli del Pm e quelli delle difese, è sulle cifre, e sui criteri di stima adottati, che secondo gli avvocati difensori non reggono più il confronto con il mercato attuale. Al di là di questo aspetto un altro elemento che viene sottolineato dall’ordinanza è la rete di collegamento tra le società operanti da un lato e gli Enti che pagavano dall’altro, tutte, sia da un lato che dall’altro facenti riferimento alla galassia del parlamentare, sia attraverso i fedelissimi che attraverso i familiari o i parenti dei più stretti collaboratori.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Ma possibile che questi conti alla Regione non li controllasse nessuno ? O nullafacenti , o incompetenti, o conniventi.

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  2. Il nostro voto dovrebbe attuare la selezione naturale degli eletti.
    Facciamo come la natura che, attraverso la morte degli individui più deboli, ha individuato gli organismi più resistenti ed adatti alla vita.

    Facciamo che da ora in poi il nostro voto sarà per chi riterremo più onesto e sincero (politicamente), non corriamo dietro alle illusioni ed alle facili promesse, tanto fin’ora i politici hanno accontentato solo se stessi, concedendo di tanto in tanto e solo a qualcuno un po’ di “pastura” (come fanno i pescatori per attirare i pesci).
    Non facciamoli sentire sicuri qualunque cosa facciano, solo sentendo la poltrona scricchiolare si dedicheranno a chi li ha eletti.
    Modificare la nostra idea di voto (in qualunque direzione) potrebbe rivelarsi utile.

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  3. Ma che male c’è?
    L’on. Genovese non si occupava anche di gestioni immobiliari?
    Quanta è brutta l’invidia.
    Perchè non viene lasciato in pace chi si occupava con tanto interesse di elargire sussidi agli abitanti di una cittadina che per capire cosa vuol dire la parola “lavoro” hanno bisogno del dizionario e di qualcuno che glielo spieghi?

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  4. molto furbo francantonio……..

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